Giunsero le undici e mezza ed io non riuscivo ancora a prendere sonno. I dolori nel frattempo erano diventati fastidiosi. Scelsi allora di svegliare il mio compagno e di dirgli che non mi sentivo bene.
Così gli chiesi di portarmi a fare una visita al pronto soccorso. Avevo deciso di partorire a Borgomanero, a 40 minuti più o meno di distanza dalla mia abitazione. Ma preferii andare ad un pronto soccorso più vicino, pensando che, in caso di travaglio, sarei andata poi a Borgomanero immediatamente.
Giunti al pronto soccorso, i dottori mi visitarono e mi dissero subito: "Signorina, lei è di 5 centimetri in travaglio". Io risposi che non me ne ero assolutamente accorta. Fui quasi contenta, perché mi resi conto di sopportare bene la dilatazione.
Così io e mio marito salimmo in macchina e andammo in ospedale (l'unico della zona che disponeva della vasca d'acqua). E dopo ci fu un scena da film. La strada scorreva, così come i chilometri, mentre in macchina cantavo assieme al mio compagno.
Ad ogni contrazione mi bloccavo, ma subito dopo respiravo e poi tornavo a sorridere e a cantare. Appena arrivati in ospedale, i medici mi fecero controlli e monitoraggi. Verso le 4 mi riempirono la vasca e poco dopo entrai in acqua.
L'acqua era calda, ma non troppo. Era un tepore rilassante che ti avvolgeva come in un abbraccio e che sapevo che avrebbe anche accolto mio figlio. Nel frattempo mi raggiunse Fabrizio, mentre i nostri genitori erano fuori ad aspettare. La stanza era accogliente, le luci erano spente, eccetto una, piccola e soffusa. C'era musica in sottofondo.
Le contrazioni diventavano sempre più forti ed io cercavo di respirare molto. Ogni tanto sgranocchiavo una barretta al cioccolato. Vedemmo anche l'alba dalla finestra, mentre filtrava la luce del primo sole. C'era solo un ostetrica che andava e veniva dalla stanza per i controlli: fu lei a dirmi ad un certo punto che potevo provare a spingere un po'.
Dopo qualche spinta si ruppe il sacco. Ovviamente quando si ruppero le acque, io non provai la sensazione di bagnato, considerando che ero immersa già nell'acqua. Cinque minuti dopo, vidi la testa del piccolo. Le ultime spinte furono tremende.
L'ostetrica mi aiutò a far uscire il bimbo e subito dopo, alle ore 7:03, avevo Diego tra le braccia. Scoppiai in lacrime. Fu il pianto più bello della mia vita. Ero in overdose di amore!
Per il secondamento mi fecero uscire e poi mettere sul lettino, mentre il mio compagno aiutò l'ostetrica a lavare e a vestire Diego. Quando finalmente fui medicata, mi lasciarono da sola per alcune ore con lui tra le braccia, che crollò in un sonno profondo.
Quando arrivò l'ora di tornare in stanza, mi accolsero tutti in lacrime, soprattutto il mio papà, che purtroppo esattamente tre mesi dopo venne a mancare. Ho provato e tuttora provo un infinito dolore, ma purtroppo questo è il ciclo della vita. La nascita di mio figlio e la perdita di mio padre. Però, la cosa più bella è che mio figlio somiglia tantissimo a mio padre.
E se mai avrò un'altra gravidanza, vorrò riprovare le stesse emozioni del parto in acqua!
di mamma Giulia
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