di Viviana
Sabato 12 settembre pranzo a buffet con amici. Io ero una palla rotolante, mi mancavano otto giorni alla data presunta del parto. Oramai addizionata di 16 chili ho deciso che potevo anche smettere di stare attenta ai chili di troppo tanto c’erano ed ho ingurgitato tutto quello di cui mi ero privata in quei nove mesi per non ingrassare (ed ero ingrassata comunque).
Sabato 12 - domenica 13 notte. Mal di pancia! Certo,con tutto quello che avevo buttato giù mica potevo pensare di star bene, in più in pancia spazio ormai ce n’era pochino…
Sembravano dolori da ciclo, ma no, forse avevo solo bisogno di andare un po’ in bagno.
La mattina dopo stavo bene, era solo l’abbuffata.
Quel giorno avevo proprio voglia di fare un salto all’Ikea con mio marito per vedere le ultime cose da comprare per la cameretta. Mi sono fatta una bella doccia e depilata.
Prima di uscire ho detto a mio marito: "Da oggi usciamo con la valigia, và, che inizia l’ultima settimana e non si sa mai.
L’Ikea dista da casa nostra circa mezz’ora d’auto.
Siamo saliti in auto che avevo di nuovo quella sensazione come se mi stesse arrivando il ciclo. Ho deciso di chiamare la ginecologa per sentire cosa ne pensava. Era domenica, ma lei è una persona molto disponibile. Quando le ho detto come stavo mi ha detto che secondo lei mi stavo preparando al parto, ma che non era il caso di andare in ospedale visto che non avevo contrazioni continue.
Abbiamo preso l’autostrada. Dopo qualche chilometro una fitta, poi un’altra. Ho guardato l’orologio. Dopo 10 minuti ne era arrivata un’altra ed era durata 30 secondi. Dopo 10 minuti un’altra da 35 secondi.
Mi giro verso mio marito nei pressi dell’uscita autostradale per l’Ikea e gli dico: "Non uscire, continua per l’ospedale.
"
L’ho visto vacillare un attimo. Mi ha chiesto perché. Gli ho detto frequenza e durata delle contrazioni. Ha accelerato.
Siamo arrivati in ospedale che le mie contrazioni duravano 45 secondi ogni 10/9 minuti ed erano sempre più forti come picco.
Abbiamo chiamato il nostro amico ginecologo che lavorava in quell’ospedale. Meno male che c’era lui! Ha preso subito servizio anche se non era di turno, perché gli altri medici erano impegnati con altre pazienti….luna piena in quei giorni!
Mi ha visitata: ero dilatata di due centimetri ma le contrazioni erano molto irregolari. Da quando mi avevano messa sotto monitoraggio erano addirittura diminuite di frequenza e durata. Mi hanno comunque ricoverata perché abitavo distante, ma secondo loro avrei partorito il pomeriggio seguente. Erano le 17.
Mi sono sistemata in camera ed ho iniziato a tremare. Tremavo sempre più forte e non riuscivo a stare ferma sul lettino. Saltavo e più non riuscivo a controllarmi, più mi spaventavo. Abbiamo chiamato l’ostetrica che mi ha spiegato che era una delle possibili reazioni al dolore delle contrazioni, ma era fastidiosissimo! Stavo peggio per quel tremore che per il dolore. Ho impugnato il mio foglio firmato per avere l’analgesia: la volevo, eccome se la volevo!!!!
L’ostetrica mi ha spiegato che essendo poco dilatata non potevano già farmi l’analgesia vera e propria, ma mi avrebbero dato una pre-analgesia via endovena.
Mi sono fatta fare quella puntura con tutta la gioia del mondo e poco dopo il mio corpo ha smesso di tremare e le contrazioni le sentivo, ma sopportabili e leggere.
Ho chiacchierato del più e del meno con mio marito, l’ho mandato a mangiarsi una pizza e mi sono rilassata al telefono con le amiche.
Quando lui è tornato erano le 22 passate: tremavo di nuovo, l’effetto del medicinale stava finendo.
Le ostetriche mi hanno chiamata per visitarmi: ero dilatata di 6 centimetri! Improvvisamente le ho viste cambiare e mi hanno detto: "Hai avuto un’accelerazione, tu non partorirai domani pomeriggio, ma stanotte!"
Mi hanno fatto raccogliere il sacchettino coi primi vestitini per la bimba e le mie cose e ci hanno fatti andare al piano superiore dove c’era la sala travaglio/parto.
Mi hanno fatto fare le scale a piedi seguendomi per facilitare la discesa della bambina: sono state le scale più lunghe che io abbia mai fatto con tutti quei tremori.
Arrivata su mi hanno portata dentro, invece mio marito lo hanno fatto vestire col camice e i soprascarpe. Poi è potuto entrare pure lui.
Io chiedevo solo l’epidurale, volevo solo lei. Il resto non mi interessava, volevo smettere di tremare, non capivo più niente!
A mezzanotte è arrivato l’anestesista che mi ha spiegato cosa dovevo fare per la puntura: stare ferma.
Una parola… come facevo dato che non riuscivo a controllare il mio corpo?
L’ostetrica è venuta davanti a me e mi ha immobilizzata e mi hanno messo il tubicino...dopo poco, il piacere! Il mio corpo si rilassava ed io smettevo di tremare.
Mi sono sistemata sul lettino con la mia fascia per il monitoraggio, sentivo le contrazioni e non mi davano fastidio, sentivo bene le mie gambe e le potevo muovere tranquillamente. Erano tutte baggianate quando dicevano che con l’analgesia non sei più padrona del tuo corpo e non senti più niente! Senti, ma è tutto sopportabile e mi son chiesta perché mai avrei dovuto soffrire inutilmente dato che avevo la possibilità di non soffrire e godermi pienamente ed in totale lucidità quel momento irripetibile, lucidità che fra dolore e tremito non avevo assolutamente.
Chiacchieravo ridevo e scherzavo con mio marito e con l’ostetrica.
Durante le contrazioni più forti scendevo dal lettino e roteavo il busto come mi avevano insegnato al corso pre-parto, perché le sentivo lo stesso le contrazioni forti, ma non mi facevano urlare e tremare.
Nella stanza accanto sentivo urla disumane. Fra un aaaahhhhh!!!! ed un uhhhhh!!!! Sentivo blaterare “epidurale”.
L’ostetrica avendomi vista preoccupata da quelle urla mi ha spiegato che la signora della stanza accanto non aveva voluto firmare il consenso per l’analgesia, stava spingendo da mezz’ora e chiedeva l’epidurale, ma non potevano fargliela visto che non aveva firmato.
Continuavo a non pentirmi di aver firmato e di essermela fatta fare!
Alle due di notte ero dilatata di 8 centimetri e mi hanno rotto le acque: ho sentito un grande senso di liberazione, come mi sentivo leggera!
Poi ha iniziato a tuonare e a piovere forte. Io e mio marito ascoltavamo le canzoni trasmesse in sala parto: c’era la musica e ce la stavamo gustando. La signora della stanza accanto urlava ancora.
Alle 4 di notte mi hanno rivisitata e mi hanno detto: sei dilatata di 10 centimetri,ora puoi iniziare a spingere.
Le contrazioni erano più forti, ma sempre sopportabili ed io riuscivo bene ad accompagnarle con le spinte date al momento giusto e con la respirazione ero lucida e controllata.
Alla terzultima spinta ho sentito male, molto male. Alla penultima ho urlato: "Mi si spacca il sedere!!!!!!!!" Tutto il personale in sala è scoppiato a ridere, nel frattempo telefonavano alla neonatologa per dirle di affrettarsi perché il tutto era precipitato: la mia bimba stava uscendo. Lei era nella stanza accanto dall’altra signora senza analgesia che spingeva ancora inutilmente. Allora è arrivata proprio mentre io davo l’ultima spinta e la mia bambina nasceva.
L’altra signora urlava ancora,in 26 minuti mia figlia era nata senza grandi dolori ed io non mi ero persa assolutamente nulla di quel momento perché non dovevo stare a pensare al dolore.
Non era vero che non si sentiva nulla: si sentiva tutto, si controllavano le spinte, si controllavano i muscoli, ma il dolore era poco intenso.
Mia figlia era sul mio petto, mi guardava coi suoi piccoli occhietti e muoveva piano la sua testolina. Ci guardavamo in silenzio...finalmente la vedevo, la toccavo, era viva, era sana, aveva tutte le dita, aveva una voce forte. L’hanno presa per le prime cure intanto mi hanno rifatto una nuova dose di analgesia per cucire la lacerazione che mi ero procurata: era stato quando avevo urlato che mi stavo spaccando... era vero, ahahahah!!!! Se non avessi avuto l’analgesia quanto più forte lo avrei sentito quel dolore?
Quando stavano finendo di ricucirmi la signora nella stanza accanto stava partorendo… ci aveva messo tre ore di spinte…
Sempre di più ero stracontenta di avere scelto l’analgesia!
Ero in pace, serena e ancora non sentivo tutti i dolori che avrei sentito dopo laggiù, quindi potevo godermi la prima poppata di mia figlia con mio marito accanto che le teneva la manina.
Non cento ma duecento volte, se tornassi indietro rifarei l’analgesia!
Tutti i vari discorsi di chi partorisce in modo totalmente naturale senza analgesia e che si professa eroica per questa scelta non mi toccano: io sono contentissima di questa mia scelta e non per questo mi sento meno mamma solo perché ho scelto di alleviarmi i dolori del parto.
In genere è il messaggio che ti fanno passare le eroine di quel tipo: io partorisco in modo naturale, le nostre nonne partorivano così, erano forti loro…. e io sarei molliccia? Pazienza!
Le nostre nonne partorivano così perché non avevano alternative, io ce l’ho avuta e l’ho sfruttata! Se qualcuno pensa che chi fa l’analgesia è meno mamma e che non si gode il parto sbaglia di grosso.
Il parto secondo me se lo gode maggiormente una persona non ottenebrata dal dolore, l’analgesia non intorbidisce minimamente il cervello e non dimezza la maternità, dimezza solo la parte brutta: il dolore. Ed esalta la parte bella: il primo abbraccio con il proprio figlio!
Soprattutto il parto non è una gara a chi ha saputo resistere al dolore più forte, non è che dopo chi ha sentito più male vince qualcosa, siamo tutte mamme allo stesso modo! Chi partorisce naturalmente, chi fa l’analgesia, chi fa il cesareo, chi allatta al seno, chi non ha latte tutte usciamo dall’ospedale col nostro bimbo. Tutte usciamo mamme!