Tutto ricominciò nel mese di novembre 2015. Parlo di "ricominciare" purtroppo poiché avevo già affrontato due gravidanze andate male e un intervento all'utero. Per non farmi mancare nulla, mi era accaduto anche di fare un test di gravidanza digitale che mi aveva dato, come risultato, un 'falso positivo'.
Il mio percorso da mamma non iniziò nel migliore dei modi. Avevo quasi deciso di lasciar perdere e di rassegnarmi all'idea di dovere chiudere questo sogno nel cassetto... quando due giorni prima del ciclo, ebbi delle strane sensazioni.
Non avevo test di gravidanza in casa, ma solo stick per l'ovulazione. Decisi, nonostante tutto, di acquistarne uno e di farlo: risultarono immediatamente due linee ben marcate. Non contenta, comprai 4 test di gravidanza di 4 marche diverse. Anche il farmacista mi guardò perplesso.
Tutti e 4 i test mi diedero un risultato positivo. PANICO! Dati i precedenti, la paura era tanta, troppa... ma per fortuna, superati i mesi critici, tutto sembrò andare bene. Avevo solo nausee e il vomito, che mi tormentarono fino al momento del parto.
Il mio piccolo ometto cresceva bene ed in salute. Arrivata a 35 settimane, un giorno cominciai ad avere contrazioni fortissime e molto ravvicinate tra loro. Corremmo in ospedale e mi dissero che ero dilatata di 4 centimetri, perciò decisero di ricoverarmi, ma ad un certo punto tutto si bloccò e mi tennero in ospedale qualche giorno, per poi decidere di rimandarmi a casa.
Passarono due giorni e a mezzanotte del 22 giugno ricominciarono le contrazioni. Attesi fino alle 4 del mattino e svegliai mio marito, credevo fosse un altro falso allarme. In ospedale mi dissero che era troppo presto per far nascere il piccolo. Mi ricoverarono di nuovo e ricominciarono con i monitoraggi. Ebbi picchi altissimi, ma sul lettino non feci una piega.
L'ostetrica non poteva crederci: la dilatazione passò da sette centimetri a dieci centimetri in pochissimo tempo, ma le acque non volevano rompersi.
Si riunì il consiglio dei medici nella mia camera: c'era chi era a favore dell'induzione e chi diceva che era meglio aspettare nonostante la dilatazione. Alla fine alle 18 mi si ruppero le acque e cominciarono i veri dolori. Mio marito, poverino, era più in ansia di me.
Cominciai a spingere e alle 20:04, senza troppa fatica e con l'aiuto di un'ostetrica bravissima, che fece di tutto per non 'tagliarmi' (ho solo 2-3 punti), nacque Cosimo. Fu un parto veloce e quasi indolore, sentivo le altre poverine gridare... io neanche un rantolo.
Non vedevo l'ora di abbracciarlo, ma immediatamente mio marito si rese conto che non respirava bene. Il neonatologo lo portò subito in terapia intensiva, dicendomi che aveva problemi respiratori.
Mi crollò il mondo addosso, la felicità appena provata si trasformò in un attimo in un incubo. Era svanito il sogno di vederlo stretto a me appena nato e di essere felice da subito. Aveva avuto un 'distress respiratorio': aveva ingerito il liquido amniotico. Non sapevano se ce l'avrebbe fatta: era piccolo e lo dovevano intubare.
Piansi tanto quella notte, ma per fortuna il mio guerriero iniziò a respirare autonomamente e non ci fu bisogno di intubarlo. Trascorse un paio di settimane in 'patologia neonatale', ma adesso, per fortuna, è tra le mie braccia e tra pochi giorni festeggeremo il suo primo anno. Non è stato semplice, per niente. Eppure lo rifarei altre mille volte.
di mamma Lucy
(storia arrivata all'email della redazione)
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