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Mamma bis tra depressione e ansia: darei la vita per i miei figli

di mammenellarete - 04.10.2017 - Scrivici

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Fonte: pexels
Ho due figli, entrambi voluti tantissimo. Ma ho anche sofferto di una grave depressione post part e la seconda gravidanza è stata davvero difficile. Li amo, darei la vita per i miei figli!

Sono una mamma giovane, ho 24 anni e già due bambini. La prima figlia è arrivata che non avevo ancora compiuto 19 anni, desiderata e attesa con trepidazione.

Fu una gravidanza fantastica senza nessun tipo di fastidio, giusto un paio di volte una voglia insaziabile di mele rosse e di passata di pomodoro fatta in casa (così andavamo a trovare mia suocera e mentre loro bevevano il caffè io mi affondavo nel barattolo, me ne bastavano un paio di cucchiaini e la voglia passava abbandonandomi anche per giorni ).

Sono riuscita a fare shopping per la mia principessa e prepararle la cameretta, ho sistemato tutti i suoi vestitini e i pannolini nei cassettoni del fasciatoio tra un controllo e un monitoraggio, ho sempre adorato camminare e riuscivo perfino a portare a spasso i nostri due cagnolini (cosa che non avrei creduto vedendo le altre donne che, col pancione, faticavano anche a respirare ).

Ma niente, lei non voleva nascere! Arrivata a 41 settimane ho partecipato col mio compagno agli ultimi mercatini di Natale e andando a fare pipì ho perso il tappo mucoso. Da lì qualche contrazione ogni 6/7minuti. Così, emozionati, siamo tornati a casa dove ho fatto una doccia veloce e preso la valigia.

Ma ahimè, la fame era terribile! Così, tra mia suocera che aveva paura partorissi a casa e il futuro papà che dall'emozione non aveva toccato cibo ho anche cenato.

Serena e in tutta calma sono andata all'ospedale dove hanno riscontrato attività contrattile regolare, ma la bambina non era scesa e le acque erano abbondanti e non ancora rotte. Hanno deciso così di aspettare la nottata, ricoverandomi e monitorando la situazione, ma dopo 12 ore la situazione non era cambiata.

L'ostetrica ha deciso di rompere le acque e farmi una flebo per regolarizzare la situazione. Tra i dolori regolarissimi aggiornavo alcune amiche virtuali sulla situazione e ridere col futuro emozionato papà.

Dopo 24 ore dalla prima contrazione regolare la mia piccolina è nata, a 42 settimane e con un peso di 3600 gr. Passati i fatidici 3 giorni di ricovero siamo tornati a casa, finalmente un trio completo con quel fagottino vestito di rosa nella carrozzina.

Passano i mesi e io arrivo al 4 mese di vita della piccola. Sento di non riuscire più a sopportare quelle continue urla, quasi mi infastidisce e mi sento una madre schifosa dopo averla desiderata e attesa.

Arriva il verdetto: depressione post parto, molto grave a detta del medico. Talmente grave da arrivare a tentare il suicidio perché quella vita mi inizia a stare stretta, senza nessuno che mi dia quei 5 minuti per poter staccare e farmi una doccia. Il mio compagno ha sempre lavorato molto per non far mancare nulla alla bambina, ma è stato il primo ad accorgersi di questa brutta situazione così ha ridotto gli orari e mi ha aiutato moltissimo con la bambina arrivando anche a passarsi la notte sveglio a cantarle qualcosa purché dormisse.

Mi sono curata. E' stato un percorso molto difficile, ma ce l'ho fatta. Sono però passati due anni, e io ho perso 2 anni di vita di mia figlia, non ne ho nemmeno i ricordi nei cassetti della memoria.

Per i problemi che ho avuto, ho preferito lasciare il lavoro trovandomi con piccoli lavoretti a nero, arrivando a fare la mamma e la casalinga a tempo pieno. Ma la mia bambina cresceva e iniziava a volere anche lei una compagnia per giocare, una spalla per le marachelle. Posso dire che ero terrorizzata solo al pensiero?

Non riuscivo neanche a vedermici con due bambini, per lo più con 3 anni di differenza ed esigenze completamente diverse. Poi non so perché, ma vedendomi circondata da donne incinte, bambini che giocavano spensierati coi fratellini avevo sempre un senso di angoscia, un vuoto incolmabile nel cuore.

Mi immagino i miei bambini a rotolarsi nell'erba, ridere complici di una marachella. Il mio istinto materno si sarà forse svegliato? Piango ad ogni test di gravidanza negativo e ad ogni ciclo che arriva come a sbeffeggiarmi con un: "Toh, pigliati un assorbente che neanche sto mese ti è andata bene", nessun esserini urlante in vista. Muoio al solo pensiero.

Acquisto una quantità industriale di test di ovulazione, con un ciclo irregolare e ovulazione inesistente a causa cisti ovariche sono come dei migliori amici. E niente, il 13/02 finalmente quelle due linee. "Sei incinta bella mia" mi urla madre natura.

Le ansie e le preoccupazioni svaniscono in un attimo, ho un compagno molto presente e amorevole, una figlia dolcissima e due suoceri vicino casa che malgrado passate incomprensioni farebbero carte false per la felicità dei figli e dei nipotini.

A fine marzo, 13 settimane e qualcosa, inizio a sanguinare. Non c'era cosa peggiore per una persona che soffre di attacchi di panico, non voglio un angioletto, voglio un bambino. E prego, prego molto con gli occhi della mia bambina davanti che alla vista delle due linee ha pianto con me per la felicità.

All'ospedale mi dicono che il bimbo sta bene, il battito c'è ma ho un ematoma alla placenta: riposo assoluto, ovuli di progesterone e finalmente le perdite si attenuano.

Vado a tutti i controlli successivi e iniziano a trovarmi la pressione alta, continuo a vomitare e non riesco a mettere su 1 kg alla soglia delle 15 settimane. Mi danno le pastiglie per la pressione, 1. 2. Arriviamo a 3 ma col minimo sforzo la pressione sale.

Vengo ricoverata, riposo assoluto forzato perché il battito del piccolo tende a calare con la pressione alta. In ospedale scopro di aspettare un maschietto, la coppietta è fatta!

A 30 settimane vado a casa, finalmente ! Vado a comprare qualche vestitino per il bimbo, non vedo l'ora di immaginare come sarà quel maschietto tra le braccia.

Siamo via e mia figlia, 4 anni appena compiuti, sta guardando delle sedie sdraio. "Che belle - mi dice - starebbero bene in giardino", finisce appena la frase è una delle sdraio le si chiude sulla mano aprendole completamente il mignolo. Presa dal panico mi si indurisce la pancia, fatico a respirare. Andiamo all'ospedale, lei rimane col papà a mettersi i punti e io vengo accompagnata dal personale medico in ginecologia. Ecografia, battito del bambino calato, contrazioni presenti e pressione alle stelle. Ricoverata di nuovo.

Non ne posso più, inizio a chiudermi in me stessa, non riesco a capire cos'ho fatto di male per meritarmi tutto questo, la famiglia perfetta sembra così lontana! Mia figlia viene affidata ai nonni provvisoriamente in quanto suo padre lavora tutto il giorno e io sono ricoverata, quando arrivano a trovarmi alla sera lei non mi vuole neanche vedere perché crede che l'abbia abbandonata, in fondo ha solo 4 anni!

Dopo 1 mese di ospedale continuativo, a 36 settimane, inizio a trovare liquido sugli slip e lo faccio presente. Sono acque, evidentemente qualcosa non va. Ho appena passato il periodo di riposo assoluto per le contrazioni e ci torno. Continuo ad essere monitorata 24/24 ore, la nausea non si placa e ho preso solo 2 kg ma dicono che il bambino è grande e risulta di quasi 2 sett più grande come misure.

Arriviamo tra alti e bassi alle 37 sett, decidono di indurmi il parto perché secondo loro ci sono poche speranze di poter andare avanti senza conseguenze. Dopo 2 ore dell'induzione le contrazioni sono regolarissime ma il battito del bambino è basso per cui mi negano anche l'epidurale.

Soffro temendo che qualcosa vada male, ma ho il tempo di ridere con la mia vicina di box che avevo conosciuto al secondo ricovero.

Entra di turno un ostetrico, un angelo sceso in terra di cui nessuna si era mai lamentata, uno di quelli che è portato per fare questi lavori, sempre col sorriso sulle labbra, che si scusa se non può capire il tuo dolore.

Dopo 19 ore riconosco le contrazioni giuste, sento la testa del mio piccolino che spinge. Ci spostiamo in sala parto, il travaglio vero dura appena 25 minuti. 2 spinte e ho il mio bambino tra le braccia le paure sono passate, lui sta bene ed è vivo nonostante i 46 battiti alla nascita. Viene visitato e si adatta benissimo alla vita fuori dal pancione. Me lo appoggiano sulla pancia e invece di cercare il seno si addormenta, si rilassa talmente tanto che fa pipì. Mi metto a ridere, lui c'è e sta bene.

Ringrazio tutti in sala parto sono stati cosi gentili e finalmente siamo una famiglia. Gli occhi di mia figlia pieni di lacrime e di emozione ad avere questo bimbo minuscolo in braccio mi ripaga di tutto. "Benvenuto amore mio, benvenuto nella tua pazza famiglia" gli sussurro all'orecchio.

Bacio la più grande con un gesto così naturale, ma che lei non accettava da mesi. E mi sento scoppiare il cuore, darei la vita per loro!

Mamma M.

(storia arrivata alla pagina Facebook della redazione)

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