Sono una ragazza di 25 anni ormai (manca poco al mio 25 compleanno). Dal 2002 viaggio con un bagaglio fatto per lo più di dolore, di perdite e di solitudine. Fino al 2012, anno in cui la mia vita finalmente giunse ad una svolta positiva. Era il 2001 quando, svegliatami nel cuore della notte, salii su un treno con mio padre, mia madre e mio fratello.
Quel treno mi stava portando via da quella che era la mia bellissima vita, dal punto di vista della bambina che ero. Arrivammo in una nuova città dove non avevamo nessuno. Cercammo di ambientarci. Ma nel 2002 mia mamma si ammalò e morì.
Da quel giorno mio padre fece in modo che ci sentissimo sempre orfani di madre ed etichettati come tali. Ci mandava a fare l'elemosina dai genitori dei nostri compagni di casa. E altre cose assurde. Fino al 2008, anno in cui io e mio fratello finimmo in comunità diverse. Addirittura in due regioni diverse.
Fatto sta che, contro i pronostici di mio padre e delle educatrici stesse, riuscii a diplomarmi! Eh sì, perché per i primi 3 anni mio padre mi mandò in un Cfp (Centro formazione Professionale), mentre io invece volevo fare le magistrali. Senza nemmeno perdere un anno, mi diplomai e mi iscrissi all'Università, che per 2 anni riuscii a pagarmi.
Questo perché a 18 anni ero diventata maggiorenne e non potevo più restare in comunità. Iniziai a lavorare, affittai un appartamento e iniziai a frequentare dei corsi universitari alla faccia di chi mi aveva sempre deriso perché non avevo niente. Tutti avevano sempre fatto in modo di farmelo pesare. Sempre!
Nel 2012 però non riuscii a pagare la retta universitaria perché avevo perso il lavoro, dato che il ristorante aveva chiuso. Beh, non ero poi così dispiaciuta. Merito forse del fatto che frequentavo quello che oggi è mio marito. Era destino che lo incontrassi.
Che non finissi gli studi perché da sola in quel momento non potevo provvedere a me e lui mi disse: "Andiamo a convivere".
Avevamo 20 anni e da quel giorno viviamo insieme, ci siamo appena sposati, abbiamo un bimbo di due anni e mezzo e un'altra in arrivo. Abbiamo costruito una famiglia. Stiamo bene. Lavoriamo entrambi e facciamo ciò che è possibile per i nostri figli.
Ecco cosa dovevo essere. Una mamma. Sento che questa è la mia vita. Mi sono ripresa quel senso di famiglia che avevo improvvisamente perso. Nonostante mi avessero detto che non potevo avere figli per problemi alle ovaie. Ci è voluto solo tempo. Ma poi ecco l'arcobaleno che porta al tesoro... mio marito e i miei figli!
di Mariarosa
(storia arrivata alla pagina Facebook di Nostrofiglio.it, editata dalla redazione)
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