La mamma perfetta
Definisce la gravidanza “uno stato di grazia” e il parto “l’esperienza più grandiosa della vita di una donna”. E infatti ha partorito naturalmente, e di epidurale neanche a parlarne, perché lei ha voluto “vivere in fondo questo momento”. Non lavora, perché si dedica interamente al suo cucciolo, che ha bisogno di essere seguito da lei e da nessun altro. Ovviamente lo ha allattato lei, fino a tre anni. Poi il dentista le ha detto che il tesorino si stava rovinando la bocca e, nonostante il trauma, ha smesso. Ha un’intensa attività sociale: frequente le mamme del consultorio, poi le mamme del parco, poi le mamme del nido, poi le mamme della scuola, così via fino all’università. Ha un consiglio per tutte e osservazioni su quasi tutto. Ma per fortuna, se si accorge che una mamma sta deviando dalla retta via, ad esempio non facendo il bagnetto al bambino tutti i giorni o lasciandolo troppo spesso con la baby sitter, lei è pronta a snocciolare consigli. Anche non richiesti.
La mamma senza figli
All’estremo opposto, c’è la mamma in perenne negazione della maternità. Anche lei inizia subito in questa pratica, e infatti lavora fino a che non le si rompono le acque in taxi – e allora prima di avvisare il papà chiama il cliente da cui stava andando dicendogli che ha avuto un contrattempo -, va in moto fino a quando la pancia non diventa troppo grande per essere trasportata dal mezzo, prende una tata per 24 ore al giorno e se la porta anche in vacanza. Pianifica viaggi in luoghi esotici ma “troooppo belli!”, e porta il bimbo in Argentina a dicembre, perché “così prende un po’ di sole”. Non si lascia intralciare neanche per un attimo nella sua carriera dalla presenza di un bambino: del resto rimane anche giorni senza vederlo, il bambino, perché lei è fuori per lavoro. E quando qualcuno le chiede come faccia a conciliare la famiglia con il lavoro, lei dichiara candida: “Basta un po’ di organizzazione!”.
La mamma imperfetta
Non è perfetta e lo sa. A volte vorrebbe essere senza figli, e ammette anche questo. Fa quello che può, meglio che può. Affrontando le cose volta per volta. Ha seguito i corsi di preparazione al parto, ma ha eliminato con cura tutto quello che le sembrava troppo dottrinario, e dopo il parto ha ammesso che “sì, è stato bello, ma col cavolo che ti dimentichi del dolore!”. Cerca di fare anche la moglie e non ha allontanato gli amici – le è riuscito anche perché non parla solo del bambino -, e ogni tanto esce la sera lasciando il piccolo a casa senza sentirsi troppo in colpa. Lavora, e anche se col suo stipendio paga la baby sitter e fa poco altro, non vuole rinunciare alla sua vita. La mamma perfetta la critica aspramente perché usa gli omogeneizzati, la mamma senza figli la guarda con compatimento perché la sua carriera è stata del tutto stroncata. Lei si arrabatta come può tra sensi di colpa e frustrazione, ma va avanti così, tra alti e bassi.
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di Giuliana