Salgo in macchina e prima di inserire la chiave e partire, guardo i miei figli e con la mano sistemo il cuscino che hanno appoggiato al finestrino. Non so come riescano a dormire in quel modo. Eppure, una volta anche io ero come loro.
La mamma mi svegliava nel mezzo della notte e, ancora con il pigiama addosso, mi portava in auto e io non dovevo fare altro che richiudere gli occhi e lasciarmi andare a mille sogni. Sapevo benissimo dove mi stava portando e il rumore delle ruote sull'asfalto era la mia ninna nanna.
La storia si ripete e ora sono io che prendo l'autostrada con i miei bambini verso quel posto magico che mi ha abbracciata fin da piccola. La notte piano piano passa, la luce della luna mi saluta e il sole fa timidamente capolino.
Lascio le montagne alle mie spalle, affianco le campagne. Mille auto sfrecciano al mio fianco, ognuna verso il proprio destino. I bambini riposano ancora. Settecento km non sono pochi da fare.
Eppure, la destinazione è una calamita che mi attrae e non mi abbandona. In realtà, non è così semplice, ho sempre un po' di timore prima di avventurarmi in un viaggio così lungo con due creature al seguito e con una macchina così piccola.
C'è chi mi prende per pazza, e forse ha ragione, quando racconto che viaggio da sola "fino laggiù" in una Panda. Ma quella ho e quella posso permettermi. In ogni caso, io non mi fermo davanti a nulla. E poi, non sono sola. Ho due figli con me.
Anche quando arrivo a destinazione non sono sola. Mi sento molto più sola dove vivo ora.
Una volta partita, passate le pale eoliche, quando inizio a sentire il classico odore di letame caratteristico della pianura, tiro un sospiro, lascio l'ansia alle spalle e con un brivido che scende lungo la schiena corro verso il mio amato Abruzzo.
Lì mi aspettano giornate di sole, di chiacchiere con le amiche, serate meravigliose, incontri speciali, mangiate di arrosticini sulla sabbia, pizza con nutella e spaghetti alle vongole.
Salita la strada vecchia, un po' asfaltata, un po' no, arrivo all'Antico Borgo Marinaro di Silvi che mi avvolge con la sua magia.
Un angolo di paradiso dove il cielo è così vicino che ti sembra di poterlo toccare con un dito. Dove la notte puoi accarezzare le stelle di tutto il firmamento. Un cielo così nero e pulito che ti fa vedere anche la via lattea per intero.
Il piccolo paese, che dall'alto del suo Belvedere domina la costa adriatica. Mi basta essere lì, spalancare la finestra, respirare il profumo del mare per sentire la mia anima piena di una bellezza senza uguali. Vedere il mare dall'alto ridimensiona le cose. Ti fa capire quanto siamo piccoli e quanto grande è la natura.
Di notte si vedono le luci dei pescatori che ben allineati lanciano le reti in mare per poi arrivare la mattina presto a riva a rivendere il pesce pescato. Vorrei provare ad andare con un pescatore nel mare. Uno di quelli veri, con la pelle segnata dal sole e dal vento.
Forse amo il mare così tanto perchè nella mia vita passata sono stata innamorata di un marinaio. Che sicuramente sarà partito con la nave per non tornare mai più. Mica sono sfortunata in amore solo in questa vita.
Mentre cammino per le vie del borgo, in un silenzio di pace e serenità, mi piace sfiorare con la mano le antiche mura immaginando che nel Medioevo, proprio lì dove sto camminando io, sono passati corsari Turchi e Saraceni che, sbarcati di notte sulla costa, presidiata dalla Torre del Cerrano, risalivano la collina depredando e catturando i poveri abitanti rendendoli loro schiavi.
Immagino i loro passi e il gran casino, eppure ora è tutto così silenzioso. Un paese che l'anno scorso, più di tutti gli altri, ha cambiato il percorso della mia vita e quella di mio figlio più piccolo. Perchè non è solo la storia a renderlo speciale, ma anche chi ci abita ora. Chi vive lì. Chi è nato lì.
Presa da mille impegni tra pannolini dei figli e formine per la spiaggia, non mi ero mai fermata a leggere tra le righe. Non avevo mai fatto la passeggiata sopra le mura che si colorano risplendendo nella notte. Ho sempre guardato solo le cose in superficie. Scendevo tardi in spiaggia, meravigliosa spiaggia e meravigliosa acqua, degne del bollino verde e blu che possiedono, e risalivo dopo l'ora di cena, quel momento in cui il sole se ne va e arriva la luna.
Così stanca da avere la forza solo di sedermi sul balcone ad osservare la vita che mi passa davanti: ragazzini che si rincorrono per la stradina, amanti e fidanzati che si tengono per mano e si baciano sotto al lampione, osservando il panorama, turisti curiosi che leggono il menu proposto dal ristorante Vecchia Silvi, invogliati dalla bellissima scalinata che li porta a mangiare davanti all'immensità del mare e le luci della costa ascoltando musica da piano bar e il canto delle cicale. Non esiste un posto più romantico di Silvi.
La vacanza a Silvi, in Abruzzo, con i miei figli
L'anno scorso mi è capitato di conoscere una civetta, rapace notturno non raro in Abruzzo. Nidifica in genere all'interno delle vecchie costruzioni, in special modo in quelle abbandonate. Come il vecchio palazzo con la piscina sotto casa mia che con l'intervento giusto potrebbe riprendere vita.
Vederla da vicino è stato un momento speciale davvero. Dicono non succeda spesso. Che sia un po' timida.
Abituata alla vita frenetica di città, preferivo nascondermi nella mia solita routine. Preferivo restare sola. Ma la vita ha mille sorprese e Silvi è magica e l'unione delle due cose mi ha cambiata per sempre.
L'anno scorso ho avuto il coraggio di vivere la realtà del paese che amo. Mi sono spinta a conoscere chi lavora al bar, nel panificio, nel negozio di generi alimentari. Ormai mi ero abituata al grande supermercato, a fare la spesa del mese nel grande centro commerciale. Ma l'anno scorso, ho cambiato rotta.
Mi sono lasciata stupire e ho rallentato. Ho lasciato che la bellezza di Silvi penetrasse nel mio cuore in maniera molto più profonda. Ho scoperto la bellezza del fare due chiacchiere mentre aspetto il panino con il salame. Seduta sul bordo della fontana, con il rumore dell'acqua, ho percepito per la prima volta il sapore dolce dell'uva.
Per la prima volta ho guardato da vicino la maestosità della chiesa di San Salvatore che con il suo stile barocco e la sua grande navata è protagonista di tanti matrimoni. Il sogno di ogni principessa che vuole sposare il suo amato principe. Anche io non sceglierei un altro posto.
E se devo raccontarla tutta, ho anche fatto finta di farlo. Quando la chiesa era vuota, quando nessuno guardava, ho percorso la navata più volte fingendo di indossare un bellissimo abito bianco con un lungo strascico e ho immaginato di vedere la persona che amo vicino all'altare che mi aspetta con gli occhi lucidi e pieni di amore, stima, rispetto.
Dev'essere un'emozione pazzesca quel momento. Quell'attimo in cui gli innamorati si guardano negli occhi e giurano un sì per sempre. Chissà perchè poi non se lo ricordano. Comunque, come sempre, ci ha pensato mio figlio a riportarmi con i piedi per terra.
E' entrato suonando la campanella del prete, uccidendo il mio bel sogno e riportandomi dritto dentro al suo: le campane. Sulla torre campanaria, colpita da un fulmine il 31 agosto 1996, ci sono 4 campane. In passato scandivano la vita della collettività: quella a est muta da sempre, quella a nord indicava l'ora di scuola e quella ad ovest l'arrivo di temporali o la morte di qualcuno nella nottata, 33 rintocchi per un uomo e 32 per la donna.
È stato proprio questo suo desiderio ad aver cambiato il corso della mia vita fermando il tempo. Silvi non mi ha regalato solo l'emozione di un panorama mozzafiato. Silvi mi ha riempito l'anima che ormai era stanca e vuota. Silvi non è un "andiamo al mare" qualsiasi. Per noi è più un "andiamo a casa".
Detto ciò, mio figlio è un bimbo autistico e se adesso è felice, lo devo ad alcuni abitanti del paese che hanno deciso di accoglierlo accettarlo valorizzando e apprezzano le sue particolarità. Senza volere nulla in cambio. Sal, Trixi, Emilio, si sono avvicinati a lui, a me, in modo gentile, con quell'empatia che credevo non esistesse più.
Sono diventati la nostra nuova famiglia. Ho imparato a rallentare allontanando il telefono, ho iniziato ad apprezzare le piccole cose, gli attimi regalati. Ma il regalo più grande lo ha ricevuto lui: una seconda vita. Potessi lasciare tutto domattina, lo farei. E piano piano lo farò.
Perchè a Daniel manca correre al bar per incontrare il suoi amici, gli manca rompere le scatole al prete per poter salire sul campanile ad ascoltare le campane che suonano. A Daniel mancano tutte le attenzioni e tutto l'affetto che gli viene dimostrato in ogni persona che incontra per le vie del borgo. A Silvi il mio bambino è un bambino vivo.
Se fa qualcosa che non deve viene sgridato dagli anziani del paese e se esce un attimo prima di me, tutti sanno dirmi dove è andato. A Silvi lui ama anche la musica delle feste organizzate da Ginevra e non vede l'ora di guardare i fuochi d'artificio. Per non parlare degli arrosticini di Alex. Provate quelli al fegato e cipolla...sono la fine del mondo. È riuscito a farmi mangiare la trippa!!!!
Cosa altro posso dire... Daniel a Silvi ha una luce diversa negli occhi. Daniel a Silvi ha una luce negli occhi. Questa è la Silvimagia. Ho capito perché 50 anni fa mio zio ha scelto questo angolo di pace che mi ha lasciato in eredità, ho capito perchè mia madre e mio padre hanno deciso di comprare il piccolo monolocale vicino al cielo, mantenendolo tra mille difficoltà.
Un'oasi preziosa dove potersi rifugiare per tornare a respirare, per tornare a capire che la vita è un dono pazzesco se la vivi con le persone che ti vogliono bene. Che esiste l'umanità e l'umiltà.
Io sono innamorata da sempre della mia SIlvi, adesso la amo un po' di più. Un'emozione che solo chi ha visto Silvi può capire. E sono felice, perchè ancora poco e saliremo di nuovo sulla nostra Panda.
Direzione felicità.
di mamma Luana Di Maio
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