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Trombo al cordone ombelicale. La storia del piccolo Christian

di Sveva Galassi - 08.01.2022 - Scrivici

neonato
Fonte: Shutterstock
Ho perso il mio piccolo Christian a causa di un trombo al cordone ombelicale. Dopo tanto dolore e alcuni mesi sono rimasta incinta e ho avuto un altro bebè. Sono tornata finalmente a vivere, a respirare dopo una lunga apnea. Ad oggi ho accettato quello che mi è accaduto, anche se non lo supererò mai.

In questo articolo

Mi chiamo Francesca, ho 35 anni. Scopro con grande gioia e sorpresa la gravidanza nel settembre 2014. Perfetta, senza alcun problema, visite, parametri, ecografie, strutturale... L'ho amato illimitatamente dal primo giorno in cui ho saputo che c'era.

Una notte a 37 settimane (25 aprile 2015) faccio uno strano sogno che mi fa svegliare la mattina con grande preoccupazione. "Sarà solo un sogno figurati", e non ci penso più.

Due giorni dopo, ceno e come di consueto mi metto sul divano a "giocare" con il mio bimbo. Non lo sento, allora mangio qualcosa di dolce e cerco di farlo svegliare... niente.

L'ansia inizia a salire, ma allo stesso tempo penso "Non posso andare in ospedale per ogni minima preoccupazione... starà dormendo!". Invece una mamma lo avverte prima. Sento che c'è qualcosa che non va.

Arrivo in ospedale, monitoraggio attaccato: non si trova il battito, aspetta, mettilo più stretto, niente... chiamano il medico, facciamo un'ecografia.

Posiziona l'ecografo quasi sorridendo perché secondo lui sono inutilmente preoccupata, poi sembra darmi ragione, non parla più. Il suo viso cambia colore. Impossibile, non sta capitando a me. In pochi secondi mi ritrovo in sala operatoria.

"Corri tentiamo un cesareo d'emergenza, tiriamolo fuori!", sento. Poi mascherina in viso, non sento e non vedo più nulla. Dopo non so quanto, ancora dormiente come una che sa già la risposta ma tenta lo stesso, chiedo "Come sta?". Mi sento accarezzare e qualcuno mi dice con un filo di voce: "Non ce l'ha fatta, è volato in cielo".

Non riesco nemmeno ad aprire gli occhi, sento le lacrime scendere, ho voglia di urlare, ma non ce la faccio. Ho vaghi ricordi di quella sera, ma ricordo perfettamente i vagiti dei bimbi appena nati provenienti dal nido, nonostante venga sistemata in una stanza a parte, quei pianti di vita era impossibile non sentirli.

"Dov'è il mio bambino?". Chiedo di continuo. "Perché tutti stanno lì e il mio sta giù? Lo avete coperto bene? Avrà freddo...". Soffro dentro e fuori, il dolore è lacerante, sono gelida nonostante tre coperte, sono debole per aver perso troppo sangue, il mio inconscio tenta di sollevarmi, ma ci rinuncia subito.

Dall'esame autoptico uscirà la seguente sentenza: trombo al cordone ombelicale. Fatalità. Destino maledetto, perché??? L'unico pensiero è andare via insieme a lui, non ha senso vivere. Questa è la frase che ripeterò da quella sera per tre mesi in un letto, a piangere incessantemente, rivolgendomi a Dio: "O me lo ridai o prendi anche me...".

Aspettavo in qualche modo di finire i miei giorni per raggiungere il mio adorato bambino. Non desideravo altro. Ed è in quella lunga agonia che inizio ad avvertire strane e tante coincidenze, come segnali.

Faccio continuamente dei sogni premonitori, mi tranquillizzano perché prevedono una via d'uscita. Uno in particolare mi dice che di lì a poco Christian sarebbe "tornato", identico a come era.

Pensavo stessi impazzendo, ma quel sogno mi diede pace in qualche modo. Decido inizialmente di non voler vedere la sua foto, non accettavo il tutto, chiusi la cameretta e dissi: "Questa si riapre quando ci sarà Christian".

Dopo circa 2 mesi il 10 agosto 2015, tra mille speranze e quel patto stretto con Dio, mi ritrovo alle 5 di mattina un test positivo tra le mani tremanti. Sveglio tutti. Piango. Non ci credo. Nonostante dubbi e paure, ecografia dopo 3 mesi: 100% MASCHIO.

Christian nascerà lo stesso mese in cui l'altro Christian se ne era andato appena un anno prima. Inutile dire che è stata una gravidanza orrenda, piena di ansia e panico, ma sognavo ogni giorno il momento in cui lo avrei tenuto finalmente stretto a me.

La nascita del mio piccolo Christian

Christian nasce con cesareo programmato a 37+3 per il terrore di arrivare oltre. Il 29 marzo 2016 alle 11:42 Christian nasce! Piange a dirotto, piango anche io, ma questa volta sono lacrime di gioia, di vita! Lo voglio subito tra le mie braccia, è tutto mio!

Sconvolgente la netta somiglianza a quel bimbo della foto che poi ho visto, in ogni minimo dettaglio.

Ho ringraziato Dio mille volte per quel miracolo vivente. Sono tornata finalmente a vivere, a respirare dopo una lunga apnea. Ad oggi ho accettato quello che mi è accaduto, anche se non lo supereró mai.

Ho deciso di creare in seguito una pagina apposita per dare sostegno a chi ha subíto il mio stesso lutto, affinché le mamme speciali non vengano lasciate sole... mai!

La dedico a Christian, mio bimbo speciale, eroe della mia vita, perché non ci sarebbe mai stata una me senza TE!

di Francesca

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