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Quasi padre. L'emozionante testimonianza di un neopapà

di mammenellarete - 10.05.2021 - Scrivici

famiglia
Fonte: Christian Bergamo
Abbiamo intervistato Christian Bergamo, autore del libro Quasi padre (Longanesi Editore). Christian ci ha raccontato la sua esperienza di neopapà. Ecco l'intervista.

In questo articolo

«Ti ho preso ed è solo con un corpo così piccolo in braccio che ho scoperto di essere diventato improvvisamente grande». Queste sono le parole di Christian Bergamo, tratte dal primo capitolo del suo libro Quasi padre (Longanesi Editore). Christian è l'ospite di oggi, papà che abbiamo conosciuto ed apprezzato grazie al successo della sua pagina Facebook. Ecco l'intervista a Christian.

Da dove nasce la scelta del titolo del libro "Quasi Padre"?

Lo pseudonomo "Quasi padre" deriva dal mio stato di attesa. Ho aperto la pagina Facebook proprio nel momento in cui aspettavo di diventare padre. Volevo restare anonimo, e dunque ho scelto il nome più banale. Mancavano sei mesi... e sarei diventato papà per la prima volta. 

Poi è diventato il titolo del romanzo. Ho poi però cambiato i nomi degli account delle mie pagine, e oggi sono semplicemente Christian Bergamo.

C. Bergamo, "Quasi padre", Longanesi Editori

Fonte: Christian Bergamo

Da donna è bello leggere quello che scrivi. Qual è il segreto, secondo te, per continuare ad essere coppia, anche dopo l'arrivo di un bambino?

Il segreto di una coppia è nella parola più banale al mondo, equilibrio. È l'equilibrio tra l'egoismo e l'altruismo, tra l'essere individuo e l'essere coppia. Quando due persone hanno un figlio smettono spesso di essere individui, annullano i propri pensieri. Poi quando si diventa genitori a volte si smette di essere una coppia, e il senso di condivisione è abbandonato per fare spazio al bambino.

Invece bisogna dosare gli ingredienti e lasciare un po' di tutto, altrimenti si perdono il sapore e l'essenza di una famiglia, che è formata da tre persone, ossia da una coppia e da un figlio.

Nei miei post parlo spesso della mia compagna, senza la necessità di idolatrarla. Racconto solo quello che avviene tra noi, anche se magari all'esterno può sembrare idilliaco. In realtà è semplicemente un rapporto tra due persone: prima di essere coppia siamo stati amici.

Di cosa si parla poco e cosa andrebbe approfondito sulla figura del papà?

In realtà non vedo mancanze. Soprattutto ultimamente: mi sono accorto che noi papà ci stiamo un po' riprendendo il nostro spazio.

Non si deve parlare solo di madri, perché il genitore non è solo una mamma. Ma non dobbiamo neanche farci carico di anni di silenzio e batterci contro qualcosa o qualcuno.

Esistono solo argomenti interessanti sia per uomini sia per donne. Manca sempre e solo l'equilibrio, non lo spazio per i padri.

Cosa sarebbe utile per te per unire il mondo della paternità e quello della maternità? Come combattere i pregiudizi?

Sono due mondi separati, anche nella figura genitoriale. È ovvio che la figura del padre è diversa da quella della madre. Cosa si può fare? Si può raccontare che esistono diversi tipi di genitori, diversi tipi di madri e di padri.

Si dovrebbe raccontare difetti, atteggiamenti, propensioni, non focalizzandosi sul genere maschile o femminile, ma sugli esseri umani. Penso che abbiamo fatto un bel passo in avanti insieme, non l'uno contro l'altro, come se uno dovesse rivendicare il proprio ruolo rispetto all'altro. Non vale la pena di ottenere per forza la vittoria. Nessuno vince, anzi tutti perdono.

La tua pagina Facebook e il tuo libro riscuotono interesse e successo. Da cosa dipende secondo te?

Il successo e l'attenzione sono dovuti alla voglia di spogliarci, perché l'uomo tende a coprirsi. Infatti, gli esseri umani tendono sempre a proteggersi dalle emozioni. Nel libro ho tirato fuori le emozioni, raccontando le mie debolezze, la fragilità di un attesa, le insicurezze che sono venute fuori. 

È un racconto scritto per me stesso, ma che è stato valido anche per gli altri uomini, che mi hanno rivelato di aver vissuto le stesse emozioni senza averlo mai raccontato prima a nessuno.

Quali sono i pregiudizi più frequenti sulla figura del papà che ti infastidiscono di più?

L'etichetta che più mi infastidisce è quella del "mammo", perché indica il tentativo di vestire con un colore un ruolo. In realtà siamo uomini e non siamo "mamme bis".

Questo è secondo me il pregiudizio peggiore, che fa sentire in difetto colui che prova a superare le differenze, imbattendosi in parole dette solo per incapacità altrui di provare le stesse sensazioni.

La tua top 3 di mamme o papà da seguire sui social e perché

Seguo alcune famiglie sui social: "Disordinary Family", "La tenda e il salotto" e "La famiglia nomade".

Tra i papà seguo "Guida senza patente", "The Walking Dad Story", "Barpapà", "Un papà fortunato": sono papà blogger che hanno contenuti. Ognuno ha una storia diversa da raccontare e un modo diverso di farlo. 

Un tuo amico sta per diventare papà. Cosa gli consiglieresti?

Gli consiglierei di dormire e di fare tanto sesso prima (ride), di attendere con spregiudicatezza il momento, cioè di non vivere solo di insicurezze e ansia. Anzi, in realtà queste ultime sono normali, fanno parte delle sensazioni giuste e sane.

Consiglio ad un futuro papà anche di mettersi in gioco rispetto a quello che pensa di essere, di perdonarsi e di attendere con il più grosso abbraccio possibile il momento della nascita.

Se dovessi consigliare un libro da leggere insieme a due futuri genitori, quale consiglieresti, oltre al tuo naturalmente?

Direi il libro della Montessori Educare alla libertà, non tanto per il pensiero montessoriano, ma più per la filosofia che c'è dietro. 

Ci leggeresti un pezzo dal tuo libro, quello che per te è il più emozionante?

«Ora dormite, ne approfitto per scrivere questa pagina di diario prima di svenire. Osservo lei con gli occhi chiusi, il ciuccio blu gonfiato a elio che galleggia col fiato sospeso su di noi. La torta di pannolini sul tavolo. È la nostra festa. È appena iniziata. Tutto intorno e luci basse di una notte che potrebbe durare per sempre. E forse andrà proprio così.

Magari proseguiremo a vivere, sbaglieremo, correremo, invecchieremo e lei, questa notte qui, rimarrà di sottofondo alle notti che verranno. Magari l'eterno è semplicemente un momento passato che però non passa mai. "Raccontami di quando sono nato", mi dirai un giorno. E io ti racconterò di quando, poco prima che ti portassero nella nursery, ci siamo trovati nel letto in tre, insieme, e ci siamo salutati una famiglia. E piangevamo, tu fuori, noi dentro, dappertutto, poi il sonno, e l'indomani la vita».

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