A gennaio ho scoperto di essere incinta e per me e per il mio compagno è stata una gioia immensa, anche se ero molto spaventata perché avevo già avuto, purtroppo, due aborti spontanei.
Abbiamo vissuto i primi tre mesi con l'ansia tremenda di poterlo perdere, perché, oltre agli abortì pregressi, io ero sotto peso.
Allo scattare dei tre mesi siamo andati a fare la prima visita e il Bi-test, ma non abbiamo capito subito quanto fosse importante.
Pensavamo solo al fatto che avremmo rivisto il nostro bimbo. E invece abbiamo scoperto che c'era del liquido dietro alla testa del piccolo: quella che era iniziata come una semplice visita è finita con il dubbio che il bambino avesse un problema cardiaco o una trisomia non compatibile con la vita.
Ci hanno prenotato la
villocentesi d'urgenza la mattina successiva e
dopo una settimana abbiamo avuto il referto: trisomia 21 XX. Improvvisamente quello che sembrava essere un problema enorme si è tramutato in un semplice XX, avremmo avuto una bambina, una principessina, mia figlia.
È stato difficile prendere la decisione di tenerla: abbiamo per prima cosa dovuto parlare con i medici per capire cosa fosse la Sindrome di Down e infine abbiamo parlato con genitori che avevano già un figlio con questa trisomia. Alla fine abbiamo deciso di seguire il nostro cuore e la nostra sensazione che la nostra piccola stesse bene.
Sono stati sette mesi pieni di paura che la bambina avesse problemi cardiaci, che potesse avvenire un aborto o che potesse avere altri problemi correlati alla trisomia. A 39 settimane più 1 è nata
Beatrice ("portatrice di felicità"): sana e bellissima e dopo un mese e mezzo
si è rivelata perfetta, nella sua dolcezza e nel suo sviluppo, perché lei non è un cromosoma, è una bambina e basta.
di una mamma
(storia arrivata arrivata alla pagina Instagram di Nostrofiglio.it)
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Aggiornato il 20.12.2019