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Incinta nonostante un cancro al seno. Io e mio figlio abbiamo vinto contro ogni pronostico

di mammenellarete - 18.03.2019 - Scrivici

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Fonte: Shutterstock
Sono rimasta incinta nonostante un "carcinoma duttale infiltrante multifocale", ossia un brutto cancro al seno. Ma io e mio figlio ce l'abbiamo fatta: è trascorso esattamente un anno dalla mia rinascita. Fatta radioterapia e continuo con l'antipatica terapia antiormonale. Io e il gladiatore Pietro Maria siamo qua contro ogni pronostico.

16 marzo 2018. Undicesimo piano dell'ospedale.

"Signora lei sa bene che durante l'intervento il cuore del suo piccolo potrebbe cessare di battere. È un rischio ed è bene che lei ne sia al corrente". Queste furono le parole del giovane medico che mi visitò quella mattina. Ero incinta di 13 settimane.

"Ora vada giù, faccia la linfoscintigrafia per individuare il linfonodo sentinella, poi eco mammaria ed eco ostetrica" . L'intervento era fissato per le 14.30. Quando fecero l'eco ostetrica, la ginecologa, mi guardò, avevo gli occhi lucidi.

Amavo alla follia quell'esserino millimetrico che cresceva dentro di me. Cresceva lui, ma cresceva pure un nemico silenzioso che già stava mettendo per bene le sue radici. La dottoressa stampò la foto del mio piccolo e mi disse: "Questa sarà la tua forza. Tienilo con te sul comodino".

Così feci. Ero a digiuno dal giorno prima e sul comodino avevo solo una corona del Rosario e la foto del mio scricciolo. La mattinata trascorse tra messaggi su WhatsApp e preghiera. Tanta tanta. Non avevo paura. Ero in buone mani.

Dal momento del test di gravidanza positivo, sapevo che Dio mi stava donando una seconda possibilità. Ricordo perfettamente anche la sala operatoria. L' anestesista mi disse che la mia sarebbe stata un'anestesia diversa. Un po' meno "delicata": c'erano farmaci che in gravidanza sono controindicati e non avreebbero potuto essere somministrati.

Gli risposi che ero nelle loro mani. Mi fidavo. Arrivò il dottore. Una carezza sul viso e andò a prepararsi. Intanto chiacchieravo con il resto dell'equipe. Erano due donne e un ragazzo. Fu lui a mettermi la mascherina. Mi girava la testa, ma in in attimo mi addormentai. L'intervento andò benissimo. Il post un po' meno.

Tornai in camera alle 20 circa. Il bastardo era stato sfrattato. Lui e 3 dei suoi fratelli. Carcinoma duttale infiltrante multifocale.

Questa la sua carta d'identità. È trascorso esattamente un anno dalla mia rinascita. Fatta radioterapia e continuo con l'antipatica terapia antiormonale. Io e il gladiatore Pietro Maria siamo qua contro ogni pronostico.

Lui è un bambino fantastico, meraviglioso e soprattutto sta bene grazie a Dio. Durante questo periodo, ho sperimentato più volte l'immenso Amore del Signore e l' Amore meraviglioso delle persone che mi sono rimaste vicine. A chi mi chiede se sono guarita, rispondo "no".

Ne avrò ancora per molto tempo. Ma le donne in rosa lo sanno che non possono abbassare mai la guardia. E amano la vita in modo esagerato. Il cancro non mi fa più paura. Davvero.

È un nemico che si nutre della paura e della tristezza. Non ho assolutamente nessuna intenzione di dargliela vinta. Qua si lotta senza nessuna riserva. Sono grata a Dio del dono della Vita, oggi e sempre. Ps. guardate un po' la perfezione del mio piccolo "grumo di cellule". Sarei voluta morire io piuttosto che sacrificare la sua vita.

Foto inviata da mamma Raffaella

di mamma Raffaella

(storia arrivata come messaggio privato sulla nostra e-mail)

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