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Mamma single a 20 anni. Ma non ho mai smesso di studiare e di essere positiva

di mammenellarete - 21.11.2018 - Scrivici

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Fonte: pixabay
Rimasi incinta quando avevo 20 anni e avevo appena iniziato l'università. Il mio ragazzo dell'epoca scelse però di continuare la sua strada da solo. Io decisi di tenere il bambino e, grazie al sostegno dei miei genitori, continuai a studiare. Oggi sono una mamma single felice di un bimbo di nove anni e ho anche realizzato il mio sogno professionale: sono una psicologa. Tutto è possibile se lo si vuole veramente.

Divenni mamma a 20 anni. Ero fidanzata da poco meno di un anno quando scoprii di aspettare un bambino. Eravamo due ragazzi, felici e innamorati, o almeno io me la racconto così.

Non ho mai voluto annullare il ricordo meraviglioso di quei mesi trascorsi insieme, dove tutto era magico e le farfalle allo stomaco non ci lasciavano nemmeno un secondo.

Tuttavia alla notizia, sia lui che la sua famiglia risposero con un NO categorico, il piccolo non sarebbe dovuto nascere. Io non riuscivo a prendere questa decisione e la mia famiglia mi diede la libertà di scegliere quello che mi facesse sentire meglio: per loro "una vita è una vita", ma nemmeno volevano influenzarmi troppo.

Entrambi studiavamo all'università, lui era un paio di anni più grande di me ed io ero neoimmatricolata, era gennaio e avevo appena dato un esame. "Se vuoi tenerlo noi ti aiutiamo in tutto, ma promettimi che non lascerai gli studi".

Così le parole di mio padre divennero la mia forza, insieme a quelle del ragazzo che preferì proseguire la sua strada, e la sua vita, senza di me :"Devi capire che i miei hanno ragione, tenendo questo bambino, tu non concluderai più nulla nella vita".

La voglia di riscattarmi invece non se n'è mai andata. Studiai per tutta la gravidanza, nonostante nausea, vomito costanti e anemia alta, tanto che ogni giorno andavo in ospedale per assimilare ferro endovena. E voi lo sapete, la sonnolenza che porta!

Eppure amavo quello che studiavo, ero entrata alle professioni sanitarie dopo un'estate senza mare, non potevo sprecare così i miei sacrifici. Il piccolo nacque a ottobre, avevo dato l'ultima materia dell'anno accademico il giorno prima della sua nascita.

Il ginecologo ancora se la ride per il tempismo! Naturalmente il ruolo cruciale lo assunsero i miei genitori, che mi accudirono e viziarono per tutti e nove i mesi, nonostante avessi anche mia sorella in ospedale per altri motivi.

Fu un anno difficile per loro, io triste, mia sorella insofferente, eppure...

Loro furono e sono due supereroi! Mio figlio portò gioia a tutta la famiglia. Avere un bambino in casa in una famiglia di soli adulti aiutò i miei a tornare "vitali" e a me fece iniziare una nuova grande avventura.

Da ottobre a fine gennaio mi dedicai interamente a lui, anzi, ad imparare il mio ruolo di mamma. Provai inizialmente una grande gelosia nei confronti di mia madre, che nelle prime due settimane mi sostituì in tutto.

Poi capii che faceva semplicemente la nonna e lei capii che non volevo che mi fossero tolte responsabilità sul piano dell'accudimento e mi lasciò tutto lo spazio, smettendo di alzarsi di notte al posto mio, smettendo di preparare pappine al posto mio.

È stato bello vedere e imparare tutto quanto da lei, è stato bello sentirmi efficace nei compiti anche se giovane, e quando non ho avuto più paura, mio figlio ha capito che la mamma ero io.

Ripresi a studiare quando lui fece 4 mesi: dormiva la notte e il pomeriggio dopo pranzo, quindi io studiavo circa tre ore al giorno, intervallate tra mattina con lui sul tavolo accanto a me sulla sdraietta e le sue ore di sonnellino.

Ho sacrificato moltissime notti (benedetto caffè), quel sonno che non mi ha tolto mio figlio, che a due mesi ha lasciato la poppata della notte, me lo ha tolto lo studio, ma sapevo che ne valeva la pena.

Sono diventata una psicologa e mi sono specializzata in Psicoterapia Cognitiva e in Analisi del Comportamento, per chi non lo sapesse, un approccio efficace per il trattamento dell autismo.

Lo scrivo perché ogni giorno mi interfaccio con bimbi che fanno fatica per fare passi da gigante, e mamme che se versano una lacrima non è perché il fidanzato le ha lasciate, ma perché il loro bambino non dice mai "Mamma".

Ognuno di noi porta la sua piccola "croce" sul cuore, ma voglio dire a tutti i lettori che a prescindere da cosa accadrà dopo, a prescindere dalle difficoltà che si incontreranno, avere un bambino è un dono meraviglioso.

E io so di essere fortunata perché mio figlio, che oggi ha 9 anni, ha dei nonni fantastici ed è un bimbo felice. E non è vera per niente l'affermazione: "Con questo bambino non concluderai più niente". Tutto è possibile se lo si vuole veramente, e se si ha anche l'umiltà di chiedere e di apprezzare l'aiuto che ci è concesso da chi ci sta accanto.

di anonima

(storia arrivata sulla pagina Facebook di Nostrofiglio.it)

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