Sono Federica Albasini, ho 30 anni e sono di Milano. Sono la mamma di Sebastian, un bimbo di 5 mesi. La nostra storia è una storia di nascita e salvezza reciproca. Comincia il 19 marzo 2020, quando, incinta al quinto mese, sono andata a fare un'emocromo di controllo. Da quell'emocromo si è scoperto che avevo la leucemia mieloide cronica.
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Perché salvezza reciproca? Per un fortuito errore non ho fatto l'emocromo quando ho scoperto di essere incinta, a 6 settimane di gravidanza. All'epoca la malattia era già in corso, ma, non avendo fatto l'emocromo, non lo sapevamo. Questa è stata una salvezza per Sebastian, perché se avessi scoperto di avere la leucemia a 6 settimane di gravidanza, naturalmente i medici mi avrebbero consigliato di abortire e io avrei preso in considerazione la cosa.
Avendo sbagliato a non fare l'emocromo, io sono riuscita a portare avanti la gravidanza di Sebastian fino al quinto mese, prima di accorgermi della patologia. A quel punto, per me era troppo tardi pensare di abortire, anche perché avrei dovuto fare un parto prematuro e lasciare che mio figlio non sopravvivesse.
Il 19 marzo ho scoperto la malattia, il giorno dopo sono stata ricoverata. Pensavo di restare in ospedale due giorni, invece ci sono rimasta due mesi. C'era il Covid, appena arrivato in Italia con tutta la sua forza. Eravamo in lockdown e io ero anche da sola in stanza, essendo immunodepressa: il mio compagno poteva venire solo una volta alla settimana a trovarmi. E' stato difficile.
In ospedale i medici mi hanno comunicato che potevo pensare all'aborto: la mia malattia poteva diventare infatti acuta, c'era il rischio di chemioterapia e trapianto di midollo. Io non ho mai preso in considerazione l'aborto perché ormai Sebastian lo sentivo: avevo la pancia, avevo scoperto che era maschio.
Per me non era da considerare l'aborto. Il problema è che la leucemia mieloide cronica è molto rara nelle donne sotto i 60 anni: esisteva un farmaco specifico, provato solo 10 volte a livello mondiale su donne incinte.
La ricerca non era sufficiente per prevedere i rischi sul feto. Abbiamo allora deciso di portare avanti la gravidanza, con il team di medici, con cure palliative: il rischio era che la mia malattia "impazzisse". Abbiamo iniziato con leucaferesi, che sono "pulizie" totali del sangue. Purtroppo questa terapia per me non ha funzionato. I miei globuli bianchi, che erano 160 mila, quando facevo la leucaferesi, il giorno dopo ritornavano allo stesso livello.
Abbiamo poi provato con un farmaco ad ampio spettro che si chiama Interferone: all'inizio neanche questo funzionava: i miei globuli non si volevano abbassare. Per fortuna, aumentando la quantità di interferone i globuli hanno iniziato a scendere: da 160 mila a 120 mila e poi a 100 mila. Così siamo arrivati fino a 46 mila.
Questo farmaco ha effetti collaterali. Io non mi sentivo bene, avevo la febbre ogni tanto e dolori muscolari, astenia totale, ecc. Però almeno i globuli bianchi scendevano: ciò era importante perché c'era il rischio di trombi a livello della placenta. Questo avrebbe portato gravi danni al mio bambino. Siamo andati avanti così per due mesi, senza sapere bene cosa poteva succedere.
Leucemia mieloide cronica. La mia gravidanza difficile
Io ero in balia di me stessa, in ospedale, da sola. Fortunatamente l'interferone ha iniziato a funzionare. Però ciò non era sufficiente: arrivati a 46 mila i miei globuli bianchi hanno iniziato, ad un certo punto, di nuovo a salire. Allora abbiamo deciso di cominciare con il farmaco specifico, Imatinib. Ero già entrata nel terzo trimestre, dunque mi hanno rimandato a casa. Dopo un mese i miei valori erano rientrati perfettamente: grazie a Dio esiste questo farmaco.
Però ovviamente c'erano tanti rischi da monitorare per Sebastian.
Abbiamo iniziato a monitorarlo settimana per settimana: volevamo farlo nascere prima. Invece ci siamo resi conto che lui stava bene e con costanza, forza e determinazione siamo arrivati al termine, a 38 settimane più 5, quando abbiamo deciso di fare un cesareo con anestesia generale, per fare in modo che anche il mio parto fosse completamente sotto controllo. Così il mio bimbo è nato.
Io stavo meglio e lui è nato di 3 chili e 690 grammi. Un bel vitellino. Gli hanno fatto un milione di esami post nascita: lui ha risposto positivamente a tutti. Stiamo bene, io dovrò curarmi per tanto tempo, probabilmente per sempre. Grazie a Dio esistono farmaci che offrono una prospettiva di vita. Io e il mio bambino ci siamo salvati a vicenda: io ho salvato lui non facendo l'emocromo all'inizio. Lui ha salvato me: i miei medici mi hanno detto che per fortuna ero rimasta incinta, perché se così non fosse stato avrei fatto gli esami troppo tardi.
Siamo salvi entrambi. Sebastian fa parte di un gruppo di ricerca del quale fanno parte bambini con mamme che hanno avuto gravidanze particolari, con tumori, o che hanno fatto terapie specifiche. Voglio mandare un messaggio alle mamme: si può avere un bambino anche se ci sono dietro patologie importanti, anche se la mamma è costretta a seguire terapie forti. Non si deve per forza pensare all'aborto.
Noi abbiamo avuto forza e speranza: io e il papà siamo innamorati di nostro figlio.
di Federica
L'autrice
Federica Albasini, Wellness and Personal Trainer, fa parte dell'agenzia Velvet Communication, un team management tutto al femminile.
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