Mi sposai nel 1997 e da subito io e mio marito cercammo un figlio, ma i mesi passavano e niente. Iniziai ad andare da un ginecologo per capire cosa c'era che non andava. Da quel momento iniziò il mio calvario. Sì, perché quando desideri, proprio come me, un figlio, ti butti e vai come un treno, ti parlano di un medico ("è bravissimo") e tu corri... poi ti parlano di un altro ancora più bravo e tu vai. E questa è stata la nostra vita per otto anni.
Provai di tutto, anche gli ultimi ritrovati sulla fertilità e ogni volta che cambiavo ginecologo ricominciavano gli esami (endometrio, esame delle tube, monitoraggio, ovulazione, risonanza magnetica per vedere se avevo un tumore all'ipofisi), ma niente, sempre negativo, e la risposta era sempre la stessa: il messaggio dall'ipofisi partiva, ma poi si perdeva, e non riuscivo a rimanere incinta.
Avevo 33 anni feci una delle ultime cure bombardandomi di ormoni e anche questa volta fu un buco nell'acqua. Avrei dovuto fare come ultima possibilità la fecondazione assistita, cioè la fivet. Ma ero stanca, demoralizzata, trasformata (le cure ormonali trasformano il fisico, io che non ero stata mai magrissima ma neanche grassa... curvy con tutto al posto giusto mi vedevo brutta, ma davvero brutta).
Decisi di gettare la spugna e mio marito, che mi aveva sempre sostenuto, rispettò la mia scelta. Per qualche mese non ci pensai poi mi sentii male e per forza di cose dovetti andare da un ginecologo (il mio angelo): avevo una brutta cistite che curai.
Lui con grande onestà non volle neanche vedere le carte che avevo raccolto in otto anni, ma mi disse che non era sua competenza perché io avevo un utero sano, le tube aperte, le ovaie normali. Non era un problema fisico (lui pensava così), ma un problema endocrinologico e sarei dovuta andare da un professore da Roma in su. Demoralizzata ancora di più, non volevo sapere nulla.
Mia mamma e la mia migliore amica mi prenotarono a mia insaputa una visita a Roma e con la scusa che la mia amica si curava lì mi chiese di accompagnarla e io lo feci. La mia amica organizzò tutto e quando mi chiese di entrare con lei mi sembrò normale.
La visita era per me e guardando il mio collo, sul quale da otto anni avevo delle chiazze nere (poteva sembrare che fossi sporca ma erano segni sulla mia pelle ben precisi), capirono che un ormone del pancreas non funzionava, più precisamente l'insulina.
In otto anni avevo fatto varie analisi della curva glicemica, ma mai quella dell'insulina. Tornai a casa e feci le analisi come indicato a Roma.
La curva uscì non alterata, ma proprio fuori controllo. Tornai in ospedale e la dottoressa mi diede dei medicinali e una dieta da seguire, dicendomi che ci saremmo dovuti vedere un anno dopo. Era novembre e il Papa (Karol Wojtyla) era morto da poco. Ero dimagrita, mi sentivo benissimo, bellissima, sicura, speranzosa. Il valore si era normalizzato e la dottoressa mi disse di cercarmi un ginecologo dalle mie parti perché avrei avuto il bambino tanto desiderato.
Prima di ritornare a casa andai a San Pietro e pregai sulla tomba del mio Papa. Era novembre, passarono dicembre e a gennaio ebbi un ritardo, ma non dissi nulla per paura di un'altra delusione. Avevo comprato anche il test. Una mattina, prima dell'alba, mi decisi: andai in bagno e feci il test. Ero incinta! Ero scioccata, incredula: lo dissi a mio marito e lui mi disse di tornare a letto e mi abbracciò, mi tenne stretta a lui.
Quando si fece giorno andammo a fare le analisi del sangue per essere sicuri e risultò positivo. Eravamo finalmente felici dopo tanti anni: ritornai dal ginecologo che mi aveva consigliato di andare a Roma e nove mesi dopo nacque la nostra bambina. Quattro anni dopo nacque anche l'altra.
Ad oggi continuo ancora a prendere medicine per il mio problema al pancreas. Le nostre gioie hanno 14 e 10 anni. Non perdete la speranza anche quando è tutto nero. Questo viaggio l'ho potuto fare perché ho avuto alle spalle il sostegno della mia famiglia e di mio marito, che ha viaggiato con me senza mai lasciarmi.
di Maria