Non è stato facile trovare un modo per raccontare la mia storia che mi sembra davvero non avere nulla di particolare. Ma iniziamo dalla fine. Sono appena entrata nell'ottavo mese di gravidanza, ho 40 anni e una grande paura di tutto quello che mi accadrà.
La mia vita, come quella di tante altre persone, ha visto il realizzarsi, nell'ordine, delle seguenti tappe: laurea in psicologia, specializzazione in psicoterapia, trasferimento a Roma dalla Campania, fidanzamento, un master che non fa mai male, affannosa ricerca di una casa nella Capitale, acquisto della suddetta abitazione e conseguente momento di povertà, matrimonio, stabilizzazione lavorativa.
E in un attimo ho 39 anni. E i figli? Mah...mi sono sempre detta che ne ho visti troppi di bambini rovinati da genitori inadeguati per rischiare di entrare a far parte di quella schiera. Poi... l'equilibrio di coppia che non ti va di destabilizzare ecc. ecc. E ti dici che ti dedicherai ad altro, a nipoti naturali o acquisiti. Insomma io, genitore, non pensavo proprio di diventarci.
In più va considerato il fatto che vengo da una famiglia dove la realizzazione professionale e l'indipendenza economica (dal marito soprattutto) sono valori importantissimi e giammai ho pensato di poter tornare da mia madre a 27 anni e dirle "Sai, sono incinta" senza che si scatenasse l'apocalisse.
In più attorno a me, una serie di persone che per vari motivi non si decidevano a figliare, visto che fare figli in una grande citta non è proprio una cosa facile (sia per i costi che per l'organizzazione logistica e lavorativa). Insomma, ad un certo punto, capita che una mattina, poco dopo pasqua, mi sento strana. Mi fa male il seno e il ciclo mi sta tardando da qualche giorno.
Dovendo partire per una settimana di vacanza, mi faccio scrupolo: passo in farmacia e prendo un test di gravidanza.
Lo farò, con calma la mattina dopo. Tanto per... Il risultato? Quelle linee blu non lasciavano dubbi.
Sono andata da mio marito senza sapere se ridere o piangere e gli ho detto (ridendo): " Caro, abbiamo un problema". Ovviamente era una battuta. In un attimo ho provato tutta la gamma delle emozioni possibili. Da quel momento, in un attimo, mi sono ritrovata a fare, dire e pensare cose che non credevo potessero appartenermi. Nella maniera più naturale del mondo mi sono ritrovata a pensarmi genitore.
E quindi in un attimo eccomi qua. Inadeguata. Preoccupata. Felice. Spaventata. Incazzata. Gioiosa. Placida. Ansiosa. Sono gli ormoni? Secondo me non solo. Mi sono fatta l'idea che quando a 40 anni senti una vita dentro di te, un miracolo simile, puoi credere a qualunque cosa... anche all'esistenza degli alieni! Tutto è possibile! La vita che si forma. L'immaginazione che vola alta. La paura che non ti molla.
Emozioni intense, così intense che la mia esperienza di vita ha trovato, nella mia memoria, solo un'altro episodio a cui paragonarle. Purtroppo a 20 anni ho perso mio padre. E ora a 40 anni mi preparo ad accogliere una nuova vita. La morte e la vita non mi sono mai sembrate così paragonabili. Perchè? Per l'inspiegabile senso di immensità che si portano dietro.
Ovviamente in modo totalmente opposto. A 20 anni, quando sarebbe stato normale pensare alla vita, la mia mente lottava contro il dolore della perdita. Oggi a 40, finalmente spero di poter celebrare la vita. Spero di essere una madre "sufficientemente buona" per la mia piccola. Tutto qua. Tutto questo per dire che fare un figlio finchè la natura lo consente non è una questione numerica. Ognuno ha la sua vita e i suoi tempi e grazie al cielo siamo tutti diversi.
di Rosaria
(storia arrivata sulla pagina Facebook di Nostrofiglio.it)
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