Salve a tutti. Sono una mamma e soltanto ora ho il coraggio di parlare della mia storia di mamma a metà. Ad ottobre 2019 resto in attesa del mio primo figlio. Gravidanza fisiologica data la mia giovane età: esperienza bella!
Il mio bambino, che si chiama
Leonardo, è rimasto nel mio grembo fino a 32 settimane. È il 20 maggio 2020, piena pandemia, quando ho una
forte emorragia causata da un distacco intempestivo di placenta.
Mi ricordo tutto di quella giornata: commissioni a casa, la visita di mia sorella che si ferma a mangiare a casa mia e di mio marito, lo studio per il prossimo esame all'università, la spesa per il giorno dopo, gli operai a casa per alcuni lavori, un giro in auto, la visita ai miei genitori e la cena a casa dei miei suoceri.
Nesssun dolore, nessun fastidio.
Dopo, mentre mangio un panzerotto, la tragedia. La sensazione di bagnato, il sangue, le urla, le mani e gli abbracci di mia suocera, la paura di mio marito
Sebastiano, l'incredulità di mio suocero, l'arrivo di corsa dei miei e gli operatori dell'ambulanza: dolore, freddo,
lacrime, tensione, pianti.
A poco più di un mese da quello che sarebbe dovuto essere l'arrivo di Leonardo... il vuoto, le braccia e la pancia vuota. Il vuoto, il vuoto per mesi, che continua a farsi sentire nonostante tutto.
Quello che vorrei dire ad alta voce è che Leonardo c'è stato, a modo suo, ma è esistito. Ha un nome e una data di nascita. Ha una tomba e un posto al cimitero dove chiunque può andare a dargli un semplice saluto.
Ottobre è il mese della consapevolezza sul lutto perinatale: queste esperienze dovrebbero essere sempre raccontate. Così come bisogna trattare questi bambini come esseri umani, con un loro percorso di vita, e non avere paura di nominarli e di parlare di loro.
Una mamma ha bisogno di parlare di suo figlio e io lo farò sempre.
Per Leonardo che vive con noi...
di Mamma Ernestina e papà Sebastiano