Buongiorno, sono Chiara e vorrei raccontarvi la mia storia. Ho 20 anni, e attualmente sono incinta di quasi 5 mesi. Fin qui penserete: "Caspita, una mamma giovanissima, sicuramente un incidente di strada...". Eppure vorrei sorprendervi col dirvi che ho cercato questo bambino per 2 lunghissimi anni e mezzo... Mi prenderete per matta, eppure è così.
Sto con un ragazzo che è 14 anni più grande di me e il desiderio di diventare mamma è nato subito, sarà perché in lui ho trovato un uomo maturo, sincero ed affidabile... Sarà perché sono la più grande di una famiglia numerosa (parliamo di più di 10 figli). Non lo so, ma questo desiderio è cresciuto in maniera incontrollabile ed inaspettata. Quando ho iniziato la convivenza con il mio compagno a 18 anni credevo e speravo che sarebbe stato più semplice rimanere incinta, ma magari fosse stato davvero così.
Ho passato un anno infernale, tra mestruazioni puntualissime che tornavano e lacrime su test di gravidanza negativi fatti anche in anticipo. Un giorno, neanche bastasse, ho scoperto che la mia "sorellina" diciassettenne era incinta, senza neanche provarci. Devo dire come mi sono sentita? Credo non serva... Io provandoci e impazzendo non riuscivo, e lei, senza neanche volerlo, è riuscita ad ottenere ciò che io in più di un anno non sono riuscita ad ottenere.
È stata una sconfitta personale, anche se qualche volta mi sono "fatta schifo" poiché era nata un'invidia che per fortuna è passata quando mia sorella ha dato alla luce la bambina. A 19 anni io e il mio fidanzato abbiamo iniziato a fare delle visite più approfondite. Lui la solita visita, io dosaggi ormonali, integratori, monitoraggi follicolari, progesterone. Insomma, le speranze aumentavano sempre di più ad ogni nuova terapia, ma invano.
Credo che quello sia stato il periodo più brutto (fino ad aprile, non so quantificarlo bene). Intanto ho iniziato l'ultimo anno di scuola, e a ottobre una delle mie amiche più strette mi dà la bella notizia: è incinta, incinta solo al primo tentativo.
Come ho reagito io? Piangendo, ovviamente, di felicità e ovviamente di nuovo per la sconfitta. In quei momenti ti chiedi: "Ma possibile? Perché? Com'è possibile a 19 anni? Dovrei avere gli ormoni a mille! Perché tutte le persone che mi circondano alla fine ottengono facilmente quello che non riesco ad ottenere io?".
Io la gravidanza della mia amica l'ho vissuta come se fosse stata la mia. Stavamo tutti i giorni insieme per via della scuola, il suo pancino l'ho visto crescere, ho sentito il bambino muoversi quasi per prima, ho vissuto ogni momento, i risultati di ogni visita che faceva li ho vissuti con ansia come se ci fosse stato mio figlio lì dentro, e questo mi ha salvato, perché ho trovato una valvola di sfogo alla voglia di sentirmi mamma.
Dopo 3 o 4 mesi dal lieto annuncio della mia amica, la ginecologa (incredula e scoraggiata) mi consiglia di effettuare delle punture, che vanno fatte sulla pancia. Mi dice che queste contengono l'ormone della gravidanza, il b-hcg, che, seguite da monitoraggi, avrebbero aiutato lo scoppio del follicolo per far avvenire l'ovulazione.
Passati due mesi con queste punture, la ginecologa mi consiglia di fare l'Isg, un isterografia alle tube di Falloppio per vedere se siano aperte. Se fosse stato così, l'ultima spiaggia sarebbe stata la fecondazione assistita, o l'attesa. Con il tempo sarebbe successo qualcosa. Intanto arriva gennaio 2019, io ho l'esame di stato e decido di prendermi una pausa da tutte queste visite che mi stanno mandando fuori di testa, decidendo anche di dedicarmi più allo studio dato l'evento attesissimo di giugno.
Una sera di febbraio, mentre fuori piove e io so che mancano due giorni alla data attesa per il ciclo, mamma mi chiama e mi dice: "Devo dirti una cosa". Io, capendo subito, le chiedo: "Sei incinta?!".
Lei felice mi risponde di sì. Bene. Mi crolla il mondo addosso. Non perché non volessi un altro fratellino, ma perché lei a 45 anni era riuscita a fare un figlio ed io a 19 anni no. Era assurdo. Appena chiusa la chiamata scoppio in un pianto disperato, il mio compagno esce dalla doccia e mi abbraccia dicendomi: "Tranquilla, arriverà", parole che mi fanno piangere di più, per la speranza forse, non lo so.
Passano i mesi, io di quel fratellino non so tante cose, non vedo neanche un'ecografia, non mi sono mai interessata dei risultati dei controlli che faceva mamma, non ne ho saputo mai niente. Non perché non mi interessi davvero, ma forse per non soffrire ulteriormente. Nel frattempo, il pancione della mia compagna di classe cresce, io sono emozionata come lei quando sento il bimbo muoversi lì dentro. Le faccio mille domande, di ogni tipo, per capire come lei si senta.
La scuola intanto va meglio, e quindi decido di fare l'Isg per togliermi il pensiero. Bene, chiedo agli ospedali vicini, ma il macchinario per effettuare questa radiografia ce l'ha solo un ospedale e in quel momento è guasto. Così, penso che il destino è questo, non devo farla questa visita, e non cerco cliniche private per effettuarla, ma penso: "Se la riparano la faccio, altrimenti lascio perdere".
La macchina la riparano a maggio, così penso di farla al ciclo di giugno, ma il giorno in cui devo fare questa radiografia combacia con i giorni dell'esame, quindi... Deve saltare al mese dopo per forza, ma non è un problema, ho aspettato tanto... Ecco che arriva giugno... Ma questo mese il ciclo non è come gli altri. 5 giorni dopo la presunta ovulazione ho un crampo forte sotto l'ombelico, sento tirare, è un dolore acuto durato un attimo, ma che mi toglie il fiato! Successivamente ho uno spotting forte.
Manca una settimana al ciclo.
Così, passa una settimana, e il giorno delle presunte mestruazioni, il 19 giugno (e del primo scritto dell'esame di stato) faccio un test di gravidanza. Bene. POSITIVO. Cavolo. Com'è possibile? Sapete che non ho pianto? Mi sono guardata allo specchio, mi sono messa a ridere e ad alta voce ho detto: "Ma possibile che non piango? Chia, così reagisci?". Vado in camera, sveglio il mio compagno e gli faccio vedere il test, ma lui non vede nessuna linea. Eh sì, perché è flebile. Dopo due giorni lui riesce a realizzare questa cosa, cioè che un test di gravidanza può essere positivo anche se la linea è flebile. Il problema è che ho ancora queste perdite, che non sono poche. Così chiamo la dottoressa e le spiego la situazione.
Lei mi dice di fare le beta hcg così da monitorarle dopo una settimana, e così faccio. Due giorni dopo arrivano i risultati, e sono bassissimi, sono a 24. Così getto la spugna e mi rassegno. La settimana passa molto lentamente. Nel frattempo sto prendendo il progesterone per evitare l'inevitabile, e due giorni dopo le seconde analisi mi cade definitivamente il mondo addosso. Le beta sono diminuite, sono ad 11. Il dottore mi dice di sospendere il progesterone e di aspettare l'espulsione dell'embrione.
Dopo 4 giorni, la tragedia. All'ora di pranzo vado in bagno con una strana sensazione, ed ecco, lì inizia. L'ho davvero perso questo piccolo angelo. Sono scoppiata in un pianto disperato, è stata una cosa che solo chi ci è passato può capire. Questo "ciclo" finisce, e il ginecologo mi dice di aspettare almeno 2 mesi prima di ricominciare la ricerca. Ma proprio in quel mese accade l'inaspettato.
Ovulo al 14esimo giorno preciso del ciclo, e la cicogna stavolta la acchiappiamo senza volerlo! Abbiamo avuto rapporti liberi, ma senza monitorare niente.
A fine mese ho delle perdite al 28esimo giorno di ciclo, ma finiscono subito... sinceramente mi insospettisco un po', ma non ci penso più di tanto. Così chiedo consiglio a mamma, che mi dice che il ciclo non sarebbe tornato puntuale e che è normale, dato il brutto evento accaduto.
Così all'ottavo giorno di ritardo non ce la faccio più e faccio un test di mattina all'insaputa del mio ragazzo. Di solito durante i precedenti test ho un'ansia assurda, ma quella mattina no, anzi, mi reputo scema mentre lo scarto perché credo che sia impossibile. Quella mattina ho invece una sorpresa assurda.
Faccio un test scaduto quasi di un mese, e sulle istruzioni c'è scritto che non può essere valido se non compare la linea di controllo. Così, lo immergo, lo chiudo, lo appoggio sul davanzale della finestra (posto fisso per i test) e aspetto che la finestra si colori. Così, mi casca il mondo addosso: non compare la linea di controllo. "Benee, non è valido!", penso.
Dopo 5 secondi, inizio a vedere l'altra linea, ovvero quella di controllo! Il test che reputavo fosse da buttare... ce l'ho ancora oggi sul comodino! È il test più positivo che io abbia potuto mai vedere! Non piango, anzi reagisco come l'altra volta, però, guardandomi allo specchio, mi stringo la pancia e mi scappa qualche lacrima. Nascondo il test dietro la schiena, mi calmo, sveglio il mio ragazzo che deve andare a lavorare e non gli dico niente. Come tutte le altre mattine gli preparo il caffè e lo metto sul tavolo, e vicino ci metto anche il test.
Lui arriva, inizialmente non lo nota. Quando si siede lo guarda, spalanca gli occhi e dice: "Questo sì che è positivo!". Ci siamo abbracciati profondamente come non era mai accaduto prima. È stata un emozione grandissima. Ho vissuto la settimana successiva in estasi.
Non ho fatto analisi, ho semplicemente contattato il ginecologo e l'ho messo al corrente della situazione, il quale mi ha solo detto di assumere di nuovo il progesterone per fornire un ulteriore sostegno all'utero. Ho vissuto questa gravidanza in totale serenità. Ad agosto siamo andati in vacanza per festeggiare, è stato davvero bellissimo, anche se le nausee che sono iniziate proprio lì.
Ma per un figlio, per un figlio così tanto voluto, questo è il minimo che io possa sopportare. Quando ho fatto la prima ecografia è stato come se sognassi, quando ho sentito il battito.. beh.. quella sì che era magia! Ad ogni ecografia è stato come se volassi in alto, è inspiegabile. Adesso si stanno iniziando a sentire i primi calcetti, questi piano piano mi stanno facendo credere che davvero ce l'abbiamo fatta.
Ragazzi, spero che questa (lunga) storia vi abbia trasmesso qualcosa.
di Chiara
(storia arrivata all'indirizzo email di Pianetamamma.it)
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