A novembre 2013, dopo vari controlli e cure, rimasi incinta. Io e mio marito eravamo felicissimi. Per 4 mesi vomitai, fino a 15 volte al giorno, ma questo era il meno...
L'8 gennaio dopo aver fatto il b-test il medico ci disse che molto probabilmente il nostro bimbo era affetto da una malformazione rara, la gastroschisi: se entro la 12esima settimana non avesse messo dentro al suo pancino l'intestino, la malformazione sarebbe stata confermata.
E così fu. Nessuno poteva anticiparci cosa sarebbe successo dopo il taglio cesareo: un bimbo nato con gastroschisi può superare l'intervento e vivere una vita normalissima, può avere complicazioni, subire altri interventi e prendere medicinali per tutta la vita e può non sopravvivere.
Così presi una serie di decisioni che poi si rivelarono decisive sia per la mia salute (soprattutto mentale) sia per la salute del mio guerriero. Le uniche persone a conoscenza della nostra battaglia erano i miei suoceri e le mie due amiche del cuore. La mia ginecologa di sempre avrebbe fatto nascere il mio ometto, e poi chirurgo pediatrico e neonatologa se ne sarebbero presi cura. Li volli conoscere da subito e li tempestai di dubbi, domande e paure.
Prima mensilmente, poi settimanalmente il mio bimbo e il suo intestino venivano monitorati da un centro specializzato; alla 19esima settimana il primario ci disse che c'era la possibilità di una malattia genetica associata. Feci amniocentesi e incontrai il genetista per ben due volte, tutti gli esami diedero esito negativo.
Ricky nacque alla 39esima settimana, per prassi rimase in coma farmacologico per 5 giorni, al suo terzo giorno di vita smise di respirare e fu intubato, quella sera ci dissero che la sua sopravvivenza era incerta, ma già dal giorno dopo fece vedere al mondo intero la forza da guerriero che aveva dentro di sé e il suo corpicino reagì subito.
Al suo 12esimo giorno si attaccò al mio seno (e si staccò a 2 anni compiuti!) e in barba a tutti i meravigliosi medici e infermieri che ci volevano tenere in Tin 6 settimane, dopo 15 giorni dalla sua nascita siamo finalmente tornati tutti e tre a casa. Ricky oggi è un monello di 4 anni e mezzo, vivace e in salute, sensibile, empatico e circondato da tanto amore.
di mamma Deborah
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