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Fecondazione assistita. Il mio racconto in un libro

di mammenellarete - 22.02.2021 - Scrivici

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Fonte: Shutterstock
Si può raccontare la fecondazione assistita senza nominarla mai? Una mamma lo ha fatto scrivendo un libro.

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Come nascono i bambini? Da dove arrivano? C'è qualcuno che li va a prendere? C'è qualcuno che li porta all'indirizzo giusto? È vero che ci sono tanti modi di raccontare l'inizio della storia di ognuno, perché è vero che ci sono tanti modi di venire al mondo: nell'incontro intimo e caldo di una mamma e di un papà, dentro un laboratorio freddo in un vetrino sotto un microscopio, in un paese lontano prima di arrivare tra braccia nuove e cariche di attesa.

Ma per tutti esiste un posto in cui si svegliano i sogni ed è lì che comincia il viaggio di ogni bambino. Si può raccontare la fecondazione assistita senza nominarla mai? Blastociccio dice di sì. Abbiamo intervistato una mamma, Paola Russo, che ha scritto un libro per raccontare il suo percorso legato alla fecondazione assistita.

Paola, quale percorso ti ha portato a pensare di scrivere questo libro?

Sono tra i tantissimi genitori che hanno fatto ricorso alla PMA per realizzare un sogno. Dopo la nascita di mia figlia, mi sono avvicinata al mondo della letteratura per l'infanzia e, tra i tanti libri letti e la passione per la scrittura, ho deciso che era arrivato il momento di scrivere la mia storia. Così è nato "Il viaggio di Blastociccio".
 
Il protagonista del libro è un pinguino che, dopo essersi svegliato sotto un albero custode, parte per l'avventura più importante che gli toccherà vivere: trovare la sua casa e il suo nome per sempre. Così affronto il tema della fecondazione assistita senza nominarla mai.
 
Volevo raccontare che non esiste un modo «diverso» di nascere, ma che ogni bambino è un sogno che si sveglia e si muove al richiamo dell'amore. Per alcuni, semplicemente, il viaggio è più difficile. Una storia piccola e delicata, scritta da me e illustrata da Clara Esposito, pubblicata dall'Editrice Rotas. 
 

Si parla di fecondazione assistita: ci racconti brevemente il tuo percorso?

Ho scoperto verso i 35 anni una forma severa di endometriosi che non mi era mai stata diagnosticata e che chiaramente era stata il motivo subdolo di una gravidanza che non arrivava mai. Ho subito diversi interventi ma, dato che quel quadro clinico non dava al nostro progetto di genitorialità molte alternative, abbiamo cominciato a farci seguire da un centro di PMA.

Siamo rimasti sempre nello stesso centro, avevamo fiducia nei medici, nei biologi, nelle infermiere, e poi era importante aver instaurato un rapporto diretto e sapere sempre quali fossero i nostri punti di riferimento in un momento di incertezza così grande. Non ci siamo arresi e, dopo cinque tentativi falliti, il sesto ci ha permesso finalmente di diventare mamma e papà di una bambina molto molto attesa.

Come mai proprio un libro per bambini?

Una volta una mia amica mi ha chiesto se mai, negli anni, avrei raccontato a mia figlia come era nata. Mi sono accorta che sull'argomento c'era un tabù fortissimo e ingiustificato. Cosa c'era che rendeva la nostra attesa qualcosa da nascondere? Non lo capivo. Ho imparato nel tempo che tutte le storie si possono raccontare e che il percorso che ci ha portato in dono una bimba era una pagina di vita cercata, esattamente come tutte le altre. Scrivere questo libro non solo ha permesso a me di raccontare la mia esperienza ma – e di questo mi rendo conto sempre più durante gli incontri con i genitori che hanno lo stesso vissuto – ha dato a tanti la possibilità di riconoscersi nella stessa storia e di attribuirle, dopo averla tanto attesa, il giusto valore.

Tantissime sono ancora le mamme che vivono questa esperienza sulla loro pelle, nel loro corpo, con un senso di inadeguatezza per non riuscire ad accedere al progetto della maternità in modo naturale.

Come può essere triste non poter raccontare, al figlio che hai tanto atteso e che hai fatto tutto il possibile per incontrare, la storia bella da cui arriva. Così, quando ho sentito che tutte le parole avevano raccontato con la leggerezza necessaria, e che grazie a quella leggerezza sarebbe riuscita a toccare i cuori piccoli e grandi per cui l'avevo scritta, allora la storia è stata pronta per partire.
La storia di un pinguino che parla ai bambini di un viaggio e ai genitori di un sogno.

Un consiglio per chi sta pensando di intraprendere o è nel mezzo di questo percorso?

Non ho ricette, ogni esperienza è personale e la sofferenza che si porta dietro ha bisogno di cura, affetto e molta delicatezza. Ma quello che mi sento di dire, e che ho spesso trasmesso alle mie amiche che hanno intrapreso questo percorso dopo di me, è di cercare di non destinare le proprie energie esclusivamente per quella speranza, non investire tutto il tempo puntando a quell'obiettivo, cercando, per quanto possibile, di non farne un pensiero fisso. Quando arriva la notizia di un risultato negativo il mondo ti crolla addosso e rinvestire fiducia diventa un esercizio molto faticoso anche se necessario. Quello che costruiamo di noi nella preparazione a quell'incontro rimarrà sia che il sogno si realizzi, sia che il sogno si infranga. È la pagina che scriviamo, è la nostra storia e dobbiamo scriverla meglio che possiamo.

L'autrice

L'autrice del libro "Il viaggio di Blastociccio" (Amazon) è Paola Russo. Ecco la pagina Facebook dove trovare maggiori informazioni sul libro. 

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