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"Tutti nella tana". La storia di una famiglia italiana, in quarantena a Bruxelles

di Monica De Chirico - 27.04.2020 - Scrivici

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Fonte: Shutterstock
Francesco, un italiano che vive a Bruxelles con la sua famiglia, ci racconta come sta vivendo la quarantena

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La mia quaratena in famiglia a Bruxelles

Immagino la solitudine di tante persone costrette in casa. Provo ad immergermi nel silenzio che le circonda, nei foschi pensieri che le assalgono, nel bisogno di avere un contatto con gli altri. Quasi percepisco la loro noia, la paranoia, forse l'angoscia, il senso di isolamento… E le invidio tantissimo, ogni santa mattina.

Quando il sole entra dolce dalla finestra e Vasco, 5 anni, entra con un tuffo carpiato nel lettone, dove c'è già Linda, 15 mesi , che mi infila le dita negli occhi gridando "tataaa". Ed è una gioia assoluta sentire le loro risate direttamente nella mia testa, frastornata da notti agitate da risvegli e poppate e sogni brutti e poco sonno perché le uniche ore di "solitudine" sono quelle notturne, quando i bambini dormono... ma tu non hai più la forza nemmeno per pensare a cosa potresti fare con la tua compagna e cadete svenuti abbracciati dicendovi che si, andrà tutto bene, prima o poi, da qualche parte.

Ho iniziato cinicamente, ma quando dico che è una gioia sentire il chiasso dei bambini non c'è traccia di ironia. Se non fosse per l'energia di questi due giovanissimi individui, la quarantena passerebbe più lentamente e sarebbe molto più pesante.

Il virus ci sta dando la possibilità di riflettere su parecchie cose, a partire dal tipo di vita che abbiamo fatto fino a poche settimane fa, che ora sembra un ricordo lontanissimo. Da un giorno all'altro tutta la fretta, lo stress, le corse, gli orari, le scadenze, si sono dissolti nel nulla, lasciandoci di fronte alla versione più cruda dell'umanità: pocacciare cibo, proteggere i bambini, stare nella tana.

Dopo tante settimane abbiamo ormai trovato  la nostra routine, dove ognuno fa la propria parte. Le giornate passano fluidamente e mi sembra assurdo pensare che la "normalità" fosse quella di prima.

Abbiamo fatto due figli che portavamo la mattina alle 8 in un posto per andarli a riprendere 8 ore dopo, stanchi e affamati. Ma che storia è?

In queste settimane abbiamo avuto tutto il tempo per stare tutti insieme, giocare, parlare, conoscerci, litigare, imparare cose nuove, creare un rapporto che davamo per scontato ma che invece scontato non è. La sera andiamo in terrazza ad ascoltare gli uccelli che cantano, perché non si sentono i motori delle macchine, guardiamo le stelle, perché l'aria è più pulita e ci domandiamo come abbiamo fatto a far diventare "normalità" qualcosa di totalmente innaturale.

Ogni giorno dobbiamo inventarci qualcosa da fare e la noia è tanta, ma ad esempio Vasco ha imparato a tagliare le verdure col coltello e aiuta a cucinare, Linda prende le cose dalla lavastoviglie e le passa per sistemarle... insomma c'è tanta collaborazione. La convivenza non è sempre facile, ci sono crisi di rabbia, urla e pianti, ma vedo i progressi dei miei figli giorno dopo giorno e soprattutto vedo il rapporto tra loro due che evolve, diventa qualcosa di reale, di fraterno. A parte che ieri Vasco mi ha chiesto "ma perché avete dovuto fare pure Linda?", altre volte vedo il suo sorriso allargarsi quando lei si risveglia tutta stropicciata dalla siesta e lui non aspettava altro per coccolarla e farla ridere.

Disegnamo, coloriamo, leggiamo libri, vediamo cartoni (cioè li vede Vasco mentre Linda fa la siesta e noi lavoriamo o sisemiamo. Quando 'sta storia sarà finita torneremo al "massimo mezz'ora", forse), raccontiamo storie, ritagliamo, incolliamo, balliamo, suoniamo... insomma le giornate passano rapide, e piene di attività (e momenti di noia).

Se non fosse per la tragedia umana ed economica mondiale, direi che per me è un bel periodo.

O meglio questa situazione mi ha dato la possibilità di vivere davvero la famiglia, con tutto quello che implica, di godermela a fondo. Cerchiamo di parlare molto, sia io con la mamma che tutti insieme, di spiegare le motivazioni delle reazioni, di raccontare le emozioni e soprattutto di mantenere la pazienza, che è la cosa più difficile. Anche tra me e la mamma.

Non so quello che succederà dopo questa pandemia, ho letto articoli discordanti, alcuni ottimisti altri che mi hanno gettato nello sconforto, ma voglio credere che l'umanità esca da tutta questa storia più consapevole, più solidale, più attenta. Insomma spero che oltre a tentare di sterminarci questo virus in qualche modo ci possa migliorare.

Ora che Linda dorme però vado a mettere 18 episodi di Peppa Pig così posso leggere un po' e riposare, prima di fare merenda e andare a sistemare le piante in terrazza, tutti insieme.

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