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Coronavirus, la nostra quarantena. La mia forza sono i miei figli

di mammenellarete - 24.03.2020 - Scrivici

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Fonte: Shutterstock
Abitiamo in provincia di Bergamo e la nostra quarantena dura dal 24 febbraio. Tutto sembra surreale, ma cerchiamo anche di trovare anche in una situazione così dura degli aspetti positivi, come la bellezza dello stare insieme. La mia forza è soprattutto la mia terza figlia, che in questi giorni mi chiama quando si sveglia, mi abbraccia e che mi dice che mi vuole bene . Il nostro rapporto si è evoluto. Così come sono entrato maggiormente in sintonia con gli altri due bimbi, Samuele e Sebastiano. Penso che alla fine di questa esperienza difficile, che cambierà anche noi adulti, saranno un po' più ometti di come non lo fossero un mesetto fa.

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Sono Mauro, ho 43 anni e lavoro nel settore dell'editoria. Sono papà di 3 bimbi: Samuele di 7 anni, Sebastiano di quasi 6 e Camilla di 2 e mezzo. Mia moglie, Vera, fa l'insegnante alla scuola primaria.

Abitiamo in  provincia di Bergamo. Non nella zona più falcidiata da questo maledetto virus, la Val Seriana, ma pur sempre in una fascia che sta registrando molti casi. Stiamo a pochissimi chilometri dal Papa Giovanni XXIII, l'ospedale di Bergamo diventato – suo malgrado – così celebre in queste settimane. Per la drammatica situazione che vive, ma anche per lo sconfinato coraggio di chi, tra mille difficoltà, sta salvando così tante Vite umane.

Siamo praticamente confinati  in casa dallo scorso 24 febbraio. E sembra passato un secolo. Tutto pare così surreale: noi nella nostra "fortezza" e fuori le ambulanze, gli elicotteri e le agonie suonate dalle campane della parrocchia. E le storie di paese o le notizie in arrivo da amici e conoscenti. Una situazione in cui, capirete bene, non è semplice riuscire a mantenere sempre il giusto equilibrio.

Questa difficile esperienza cambierà adulti e bambini

Non posso proprio dire – almeno per la nostra esperienza – che questa vita di reclusione forzata sia difficile da riempire. Tra il lavoro, che fortunatamente possiamo svolgere in remoto (in modo già rodato per me, mentre per Vera con modalità nuove che mi pare di capire si stiano rivelando molto stimolanti), e la gestione della casa e dei bimbi, la sera arriva presto.  Pur nelle spesso grandi difficoltà del coordinare le nostre attività, con quella dei bimbi.

Loro, i bimbi, stanno bene. Certo i maschietti sentono la mancanza degli amichetti di scuola e asilo e dei compagni del basket. Dell'attività all'aria aperta. E – vale per tutti e 3 - dei nonni. Soprattutto per la piccola Camilla, che continua a chiederci "quando arrivano nonni?".

Io e Vera cerchiamo di non far trasparire e non trasmettere loro le nostre apprensioni sulla situazione, sanitaria ed economica. Certo sanno, almeno i due grandi, cosa succede là fuori. Samuele ripete lo spot che passa sulle televisioni, quello del "ilcoronavirusèunacosaseriaedovetestareincasa". E l'altro giorno mi ha chiesto se questa patologia colpisse i bambini. Quando l'ho tranquillizzato – dicendogli che i bimbi  ne sono pressoché immuni  - mi ha chiesto: "ma allora tra un po' al mondo ci saranno solo bambini?". Un pragmatismo che spiazza, tipico di questa età.

Si cerca però di trovare anche in una situazione così dura degli aspetti positivi, come la bellezza dello stare insieme. La mia forza è soprattutto la piccola Camilla, che in questi giorni mi chiama quando si sveglia, mi abbraccia e che mi dice che mi vuole bene. Il nostro rapporto si è decisamente evoluto. Così come sono entrato maggiormente in sintonia con Samuele e Sebastiano. Penso che alla fine di questa esperienza difficile, che cambierà anche noi adulti, saranno un po' più ometti di come non lo fossero un mesetto fa.

di Mauro

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