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Mia figlia è transgender. Ecco come l'ho capito

di mammenellarete - 04.12.2020 - Scrivici

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Fonte: Shutterstock
Una sera, per caso, mia figlia mi ha svelato di sentirsi un ragazzo. Dopo vari eventi e numerosi segnali, ho capito che lei era davvero un ragazzo. Un meraviglioso ragazzo. Mi sono sentita incredibilmente fortunata ad essere sua madre.

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Eravamo a letto, il mio braccio era intorno alla spalla della mia bambina di 4 anni. "Notte-notte, ranocchietta". Così, stanca, come sempre, ho fatto scivolare un piede da sotto la trapunta di Spider Man e l'ho messo sul pavimento.

"Mamma, cosa succede quando si muore?". Mi è venuta subito l'ansia. Non sono pronta per questo. Non adesso. Poi un respiro profondo. Un singhiozzo. "Bene, tesoro...". Una lunga pausa.

"Nessuno lo sa per certo. Alcune persone credono che non accada nulla. Altri dicono che si va in paradiso e che ci si riunisce con i propri cari, e che poi c'è la reincarnazione⁠, che nasci di nuovo da bambino. E si ricomincia la vita".

Mi aspettavo domande a cui non sarei stata in grado di rispondere, come "Fa paura? Com'è il paradiso? Come funziona la reincarnazione?".

"Io credo nella reincarnazione", ha annunciato invece con sicurezza la mia bambina di 4 anni. "E quando tornerò, diventerò un ragazzo, e il mio nome sarà Sean".

Il respiro mi si è bloccato in gola. Cosa ha detto mia figlia? Fino a quel momento, avevo sempre visto mia figlia schietta come un maschiaccio che ama le pozzanghere di fango, i forti, i supereroi, gli zombie e le Hot Wheels. Coraggiosa e sincera, 15 chili di adorabile bellezza.

La mia bimba è transgender

Oppure mia figlia era qualcosa di più? Poi subito ho pensato che lei aveva sempre avuto amici maschi, che non aveva mai giocato una volta con il "My Little Pony" ricevuto per Natale, che non aveva mai indossato gli abiti rosa o viola che le avevano regalato e che le piaceva quando gli altri la scambiavano per un ragazzo.

Voleva così tanto essere un ragazzo che non vedeva l'ora che arrivasse la morte e, dunque, un cambiamento? "Non è niente", mi dissi.

"Sei solo stanca. Non esagerare".

L'ho abbracciata, sono andata via e presto mi sono "arrampicata" nel mio letto, addormentandomi.

I "segnali" sono diventati sempre più forti con il passare dei giorni, delle settimane, dei mesi e degli anni.

Circa a metà della quinta elementare, appena prima di andare a letto, una sera la guardai. La guardai davvero. Aveva capelli corti molto belli e un bel viso, la voce profonda e i modi bruschi, il petto nudo e le braccia incrociate dietro la testa. Non c'erano dubbi. Era un ragazzo.

Non era nemmeno un ragazzo qualsiasi. Era il mio ragazzo. Il mio ragazzo incredibilmente intelligente, divertente, eccentrico, gentile, semplicemente fantastico. Un ragazzo di cui ero orgoglioso e di cui ero grato.

Mi sono sentita incredibilmente fortunata ad essere sua madre. "Buonanotte, bellissimo ragazzo", gli ho detto. Gli ho arruffato i capelli e gli ho dato un bacetto sulla guancia. In quel letto c'era mio figlio e tutto di lui era meraviglioso.

di una mamma anonima 

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