Quando Stefano è entrato in casa nostra aveva due mesi. Posso dirlo? Ho pensato a quella madre che non l'ha riconosciuto e l'ho ringraziata dentro di me per avergli regalato due volte la vita: decidendo di farlo nascere e di non abbandonarlo per strada. Ma di andarla a cercare non se ne è mai parlato. Né lo ha fatto lui.
Quando gli ho chiesto se ne sentiva il bisogno, ha risposto: "No, perché?". Sarà perché è maschio e si pone meno il problema? Gli amici, la fidanzatina, i giochi di ruolo online? Non so. Di sicuro abbiamo lasciato cadere il discorso.
Noi siamo sempre stati trasparenti con lui. Appena è stato in grado di comprendere, con l'aiuto dei tanti libri per bambini sull'adozione, di un'assistente sociale in gamba e del pediatra che ci ha chiamati in ospedale, gli abbiamo spiegato che "lui è nato nel nostro cuore".
A scuola da piccolo diceva che aveva due mamme, una sul lago e una a casa. E così non c'erano problemi. Poi sulla faccenda ci abbiamo pure scherzato. Quando qualcuno mi dice: "Ma tuo figlio è uguale a te", ci guardiamo ridendo e bisbigliamo: "Lo diciamo o non lo diciamo?"
Tra noi c'è tanta complicità, più i soliti problemi che hanno tutti. Quando sei un genitore adottivo pensi sempre di non fare mai abbastanza. Gli abbiamo dato tutto quello che un figlio può avere, noi, i nonni, gli zii, tutta la famiglia.
In fondo lui non ha mai percepito che ci potesse essere un'altra realtà. E' passato dall'ospedale a casa nostra. Se proprio volesse cercare la madre vorrei essere coinvolta, mi stupirei che non me lo dicesse, è abituato a chiedermi tutto.
E se lo facesse, certo, avrei un momento di smarrimento. Gli direi solo di riflettere bene, gli consiglierei il rispetto delle scelte di chi l'ha messo al mondo.
E che la vita di entrambi può essere sconvolta. Qualcuno ha detto che "le scelte intelligenti sono quelle in cui tutti ci guadagnano". Ecco, dovrebbe essere così.
Poi lo farei parlare con il suo pediatra, che lo conosce da 23 anni! E' stato membro del Tribunale dei minori e sta fondando un'associazione che aiuta i genitori adottivi e i figli. Chi meglio di lui può consigliarlo? Però se questo diritto gli spetta, non glielo negherei.
di Patrizia Deluca
Il testo, a cura di Ornella Ferrarini, è stato pubblicato sul numero 20 della rivista "Gioia!" del 30 maggio 2015.
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Aggiornato il 12.09.2017