Un altro collega si affaccia alla porta.
A. (rivolto al nuovo arrivato): “Qui c’è una mamma arrabbiata”
Nuovo arrivato: “…?”
Io: “Non una mamma, una moglie arrabbiata!”
A.: “E che differenza c’è?”
Io: “…”
Non mi dilungherò sul seguito della nostra conversazione. Che si è fatta via via più accesa (senza mai, va detto, assurgere a vette da Senato della Repubblica). In sintesi, però, la mia argomentazione era la seguente: dal momento che con l’arrivo di un bambino tutti gli equilibri di coppia vengono sconvolti, arrivare a noi dormire più insieme mi sembra una mossa offensiva e pericolosa. Offensiva per lei, che evidentemente, essendo diventata mamma, non viene più riconosciuta come moglie, e quindi come donna, e pericolosa per entrambi, dal momento che in questo modo il rapporto esclusivo tra madre e figlia diventa assoluto e totalizzante, escludendo definitivamente il padre dalla relazione.
Le mie colleghe mi hanno dato ragione, i miei colleghi no. Chissà perché.