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Rotavirus. Dopo un brutto spavento, mio figlio è tornato a stare bene

di mammenellarete - 23.05.2019 - Scrivici

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Fonte: Shutterstock
Mio figlio piccolo, l'anno scorso, ha contratto una brutta forma di rotavirus . È stato molto male e noi abbiamo vissuto una settimana di paura, di cui 3 giorni ricoverati in ospedale. Lui aveva perso 1 kg e mezzo, che non ha mai ripreso veramente (da 2 anni pesa sempre uguale). È stato l'unico momento nella vita dei miei figli in cui mi sono spaventata davvero perché il piccolo non parlava più, non lo riconoscevo più. Per fortuna è presto tornato a stare bene!  

Lo scorso anno, poco prima delle vacanze di Pasqua, ci fu un'epidemia di influenza gastrointestinale nella scuola dell'infanzia di mio figlio grande. Inizialmente pensavo fosse la solita giornata di vomito e diarrea e, effettivamente, lui se la cavò in 24 ore.

La sera successiva però cominciò a rimettere anche il piccolo. Non riusciva a trattenere nulla, nemmeno un cucchiaino di acqua zuccherata. Passammo una notte praticamente in bagno. Al mattino (era giovedì) la situazione non migliorava. Aveva anche febbre e, nel timore che si disidratasse troppo, andammo in ospedale.

In pediatria gli somministrarono per bocca un anti-vomito in quantità adeguata al suo peso. Restammo in osservazione qualche ora e poi tornammo a casa. Purtroppo però il peggio doveva ancora iniziare: la notte tra giovedì e venerdì riprese a rimettere.

Il suo piccolo stomaco non tollerava nulla e, al vomito, si aggiunse una diarrea ingestibile. Scariche ogni 15 minuti intervallate dal vomito. La mattina alle 5 era uno straccio. Aveva la febbre quasi a 39, non mi parlava (di solito è un chiacchierone), non stava seduto (era così debilitato che sembrava un sacco di patate), buttava i bulbi oculari indietro.

Allora lo presi e tornammo di corsa in pediatria. Ci ricoverarono immediatamente. Ma non potettero mettergli subito la flebo perché era così disidratato che non riuscivano a prendergli le vene. Gli somministrarono nuovamente l'anti-vomito e poi cercammo di farlo bere (soluzione salina che avevano preparato loro). Ma il piccolo non ne voleva sapere.

Poi, essendo contagiosi, non potevamo uscire dalla stanza e quindi non potevamo vedere altri bimbi o giocare nello spazio giochi dei piccoli. Al pomeriggio di venerdì, dopo il cambio turno, la pediatra che prese servizio mi disse che non saremmo andati a casa fino a quando non fossimo riusciti a fare il prelievo di sangue e la flebo.

Allora mi chiese se me la sentivo di tenere io ferma il piccolo fino a che non fosse riuscita a infilargli la farfallina nel braccino. Io ho subito detto: "Facciamo quello che c'è da fare". Tra urla incredibili riuscirono a prendergli la vena e finalmente a fargli il prelievo per le analisi. Poi immediatamente gli misero la flebo. Fecero il prelievo delle feci dal pannino.

Rimanemmo in camera fino a sabato mattina. La dottoressa poi venne a spiegarmi che il piccolo era completamente disidratato, aveva la glicemia bassissima (30, quando la media dei bimbi mi disse essere 75). Restammo in ospedale fino a domenica mattina.

Non vomitava più, ma continuavano le scariche e per fortuna aveva la flebo! Non potevamo uscire finché la glicemia non fosse risalita a valori normali e non avesse provato a mangiare. La sera, di domenica, abitando vicino all'ospedale, la pediatra (ormai era la quarta che vedevamo in tre giorni) mi disse che, se ritenevo, potevamo andare un poco a casa (la glicemia con le flebo era risalita a 92) e, nel caso, potevamo riportarlo se avesse avuto una ricaduta. Mi disse pure che, comunque, ne avremmo avuto ancora per un paio di giorni.

A conti fatti e con le analisi alla mano, scoprimmo che aveva contratto il rotavirus, per il quale purtroppo non eravamo vaccinati perché il piccolo era nato a inizio 2016 e nella nostra regione avevano cominciato farlo ai bimbi nei primi mesi di vita, con il calendario vaccinale, dal 2017.

Risultato: una settimana di paura, di cui 3 giorni ricoverati in ospedale, 1 kg e mezzo di calo di peso mai ripreso veramente (da 2 anni pesa sempre uguale). È stato l'unico momento nella vita dei miei figli in cui mi sono spaventata davvero perché il bimbo non parlava più e non lo riconoscevo più. Superfluo dire che, nonostante fosse piccolo, aveva e ha un bruttissimo rapporto con l'ospedale!

di Sara

(storia arrivata sulla pagina Facebook di Pianeta Mamma)

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