Conobbi il mio ormai ex compagno il 31 ottobre del 2010. All'epoca ero spensierata: in quel periodo avevo 19 anni e tutta la vita davanti. Frequentavo altre persone, uscivo con gli amici, andavo a ballare e non avevo mai veramente avuto una storia seria con qualcuno e nemmeno l'avevo mai cercata.
Ricordo ancora il nostro primo appuntamento: aperitivo, cena fuori e poi in macchina a parlare solo a parlare fino alle sei di mattina. Mi dette solo un piccolo bacio a stampo quando me ne andai.
Non ci eravamo piaciuti: lui troppo "zittone" e io ai suoi occhi antipatica e troppo curiosa. Credevo che non ci saremmo rivisti più e invece il giorno dopo mi mandò una richiesta di amicizia su Facebook e mi chiamò per sapere cosa stavo facendo...
Era a modo suo molto dolce: mi cercava, mi riempiva di messaggi anche solo per dirmi che mi stava pensando. Avendo nove anni più di me, viveva ovviamente per conto suo e dopo un mese, il 28 novembre 2010, mi invitò a cena a casa sua e rimasi per la prima volta a dormire lì. Ci mettemmo praticamente insieme quello stesso giorno.
Inconsciamente sapevo che qualcosa non andava. Infatti, il giorno del suo compleanno, il 31 marzo 2011, dopo vari tira e molla venne fuori che faceva uso di sostanze. Non mi ero accorta di nulla e mi sentivo una stupida. Ma ero piccola e ingenua e lo amavo al punto da mollare tutto per lui. Dopo furiosi litigi coi miei andai via di casa, non avevo ancora 20 anni, e gli dissi: "Scegli o me o la droga". Scelse me.
Anche i rapporti coi miei si appianarono: lo accolsero come un figlio. Andava da una psicologa e seguiva una terapia. Faceva le analisi delle urine tre volte a settimana e partecipava a gruppi di auto-aiuto.
Ero così presa che quando mi disse di volere un figlio gli dissi subito di sì e il 12 ottobre del 2012 nacque Giacomo, un bimbo meraviglioso.
Le cose tra noi peggiorarono lui voleva riprendersi il tempo perso: spendeva un sacco di soldi per sé, usciva continuamente lasciandomi a casa col frigo vuoto. Esistevano solo i suoi amici e nient'altro e mi insultava, ad ogni litigio mi diceva che facevo schifo che ero grassa e che con un figlio nessuno mi avrebbe mai voluta... fino ad arrivare alle mani.
Ero succube e credevo a quello che mi diceva, credevo che sarei rimasta sempre sola se me ne fossi andata e non avevo il coraggio. Poi all'ennesimo litigio cercai un ragazzo su Facebook con cui avevo avuto una frequentazione prima di lui e iniziammo a sentirci e in maniera molto sporadica. Iniziammo anche a vederci: era una valvola di sfogo, qualcosa di cui non potevo fare a meno. Non volevo una storia, ma iniziai a capire quanto certe cose mi mancassero.
La cosa andò avanti per un po' e poi a fine marzo del 2016, dopo l'ennesimo litigio, lui alzò le mani e mi tirò un calcio e mi disse: "Quella è la porta". Io feci le valigie e me ne andai. Iniziò a vedere altre persone e faceva di tutto per ferirmi e non mi lasciava in pace. Ero così infelice: mi illuse di nuovo e mi fece credere che mi amava, che era cambiato e che aveva sbagliato tutto. Io gli permisi di illudermi.
Avevo paura e mi sentivo sola e sbagliata, tanto che il 3 novembre del 2016 tornammo insieme. Credevo di essere innamorata fino a che mi resi conto che non era amore, ma paura. Paura di essere sola, paura di non farcela, paura che l'amore non sarebbe mai arrivato per me.
Non riuscivo più nemmeno a baciarlo e capii che non avrei mai potuto essere felice con lui.
Lui non ha mai amato nessuno, nemmeno me. Ho capito che lui usa gli altri perché è solo. Li distrugge e li rende succubi ed io ne sono uscita a pezzi. E' finalmente finita il 28 aprile di questo anno. E mi fa paura quello di cui mi sono convinta per anni: è ancora lì. Le mie insicurezze sono ancora lì, avrei voluto che funzionasse e avrei voluto contare per lui, invecchiare insieme ed essere felici, ma non è andata così.
Mi sento a pezzi e lui continua a impegnarsi a ferirmi, ma una cosa l'ho capita: stare con qualcuno è meraviglioso solo se si è felici. E io non lo ero: io ero infelice e sola e basta e nessuno può sentirsi in diritto di farci credere delle nullità o di trattarci come spazzatura. Adesso voglio solo ricominciare da me e da mio figlio e voglio tornare a fidarmi degli altri a credere in me e soprattutto voglio essere felice. Questa è l'unica cosa che conta.
di Martina
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