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Il papà single ha delle donne?

di Francesco Facchini - 13.02.2017 - Scrivici

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Fonte: pexels
C’è bisogno che io dica che l’immagine del papi single che ammalia e l’immagine della mamma single che ripugna sono due colossali pinzellacchere? Io direi di no, ma lo faccio lo stesso, vuoi mai che qualcuno mi si incavoli. La mia esperienza da papà single.

Ma il papà separato ha delle donne? Cioè il padre che ha la fortuna di stare un po’ di tempo con i figli, ce la fa a incrociare elementi dell’altro sesso che non siano, diciamo, per motivi di pannolini e baby sitter, per le ultime novità del gruppo whatsapp della scuola materna o per le rate della refezione da pagare? Un argomento delicatino, diciamo una specie di campo minato sul quale saltano le medie di copulazione del genere maschile e anche femminile... andando a far pariglia con quelle del bradipo (tipo una volta all’anno, ecco).


Il papi single con prole pare acchiappi di più della mamma single. Il motivo è semplice: i maschi sono mediamente più stupidi e irresponsabili. Quando, single senza prole, si avvicinano a una genitrice femmina, mediamente, hanno la stessa reazione di quando si recano in un prato a fare i bisogni e scoprono che sono finiti in una distesa di ortiche. Fior di riviste, anche paludate e discettanti di psicologia, mettono il padre con prole in mezzo a uno stereotipo di un maschio più sensibile, resistente, responsabile e orientato ad avere rapporti seri con l’altro sesso. C’è bisogno che io dica che l’immagine del papi single che ammalia e l’immagine della mamma single che ripugna sono due colossali pinzellacchere? Io direi di no, ma lo faccio lo stesso, vuoi mai che qualcuno mi si inc***.


La verità è che la mamma single con prole è più organizzata, intelligente, multitasking, veloce, operativa, brava, squadrata. Rispetto al papi single con figli, tuttavia, viene ancora neutralizzata dal sessismo della società e dall’immaturità dei maschi. Per essere donna e quindi anche per essere corteggiata, amata, sedotta, deve moltiplicare per dieci gli sforzi, rispetto a qualsiasi uomo, sia esso addobbato di figli o no.

Il papi single invece, quando riesce nel miracolo di avere tempo con i figli, è una specie di marziano che suscita la stessa tenerezza dell’elefante albino. Quindi di avere tempi per sviluppare i rapporti interpersonali con l’altra metà del mondo manco se ne parla, se non per affettuosi e minuscoli istanti di verità in mezzo a un mare di solitudine.


Perché la realtà, se sei un genitore con prole, di qualsiasi sesso, è quella del navigatore solitario in mare aperto su rotte che non si incrociano con altre rotte. Tu butti bottiglie con dentro messaggi nel mare (leggi internet) e nessuno va oltre le due spunte blu, ammesso che le metta. Sotto la montagna del tempo che ti travolge, infatti, ritrovi i giorni che ti passano sulla faccia e ti moltiplicano le rughe. E spesso non ti resta altro che arrenderti al sonno, appena finito di raccontare la favola a tuo figlio.

C’è una cosa che non capisco, una cosa alla quale non mi arrendo, perché mi fa incazzare. E’ questa: su queste rotte solitarie che percorro ogni giorno, non mi stupisce la solitudine, d’altronde ho una missione da compiere che non riguarda gli altri: quella di crescere mio figlio assieme alla sua mamma. Quello che non mi va giù è che cerco, oltre ai maldestri tentativi di corteggiare qualche dolce pulzella tra un social e l’altro, di guardare negli occhi l’altro sesso, con l’idea di farmi ancora trasportare dalla bellezza. Di contro trovo persone che restano nella sicura bolla di una chat per non uscire allo scoperto e patire l’eventualità di farsi male o, se non altro, di essere stupite da un nuovo sentimento in arrivo. Cioè, per farla banale, si chatta, si tenta, si corre, si fatica, ma non si tocca più l’altro con le mani. Vuoi mai che piaccia, che esalti, che faccia essere felici…


Meglio la propria confortevole infelicità che un attimo di passione. Ho sentito donne single dire al proprio figlio, davanti a me, “Beh, questo papà ce lo portiamo a casa, è così buono”. Ho visto donne darmi una mano e confidarsi. Sono stato baciato da donne meravigliose che poi si sono nascoste. Pensare che sono pericoloso sessualmente come un Panda gigante. Ho condiviso momenti intensi fuggiti via alla velocità del lampo. D’altronde non potevo promettere niente, se non di essere vero e presente quando il momento era da vivere. E in quel momento di essere onesto. Penso capiti a me, penso capiti a tanti. Ci si tira indietro in quel momento da gustare perché quello successivo potrebbe far male. Che c******. In attesa di qualcosa la vita si consuma. E insomma se si fornicasse un attimo di più tutti quanti, senza tanti ma, non si starebbe meglio?


Un ultima considerazione, quasi una preghiera. Non fate conoscere i vostri nuovi compagni ai vostri figli fino a quando non siete certi del loro ruolo. Lo smarrimento che provo per i bambini i cui papà passano da un’amica a un’altra o le cui mamme passano da un moroso a un altro mi strappa il cuore. Cercate di evitare di presentare il vostro nuovo lui o la vostra nuova lei ai pupi. Fatelo dopo un po’. Regalerete alla vostra amata un’esperienza umana importante e ai vostri figli un vostro nuovo e coerente punto di riferimento.

di Francesco Facchini

Sull'autore

Francesco Facchini, papà part time di professione, campo di scrittura su qualsiasi mezzo (dai tovaglioli dei ristoranti al web) e di immagini (spesso della mia fantasia). "Sono convinto di tre cose: mi pagassero un euro a errore che commetto sarei milionario, le migliori risate che faccio sono quelle su di me e l'elefante si può mangiare, ma soltanto a pezzettini. Il mio sito personale è www.francescofacchini.it".

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