Allo stesso modo di tante coppie appena sposate, anche noi desideravamo tanto un bambino. Così finalmente rimasi incinta, ma a sei mesi di gravidanza, anche se tutto sembrava andare bene, persi il bimbo.
Fu una grande sofferenza e l'inizio della mia depressione. Un anno dopo, dato che avevo un desiderio forte di avere un figlio, rimasi di nuovo incinta. Questa volta tutto iniziò bene. Nonostante ciò al settimo mese... mi si ruppero le acque, corsi in ospedale, partorii velocemente, ma non ebbi la possibilità di vedere e toccare mio figlio per qualche giorno.
Era nato molto piccolo e non si sapeva se ce l'avrebbe fatta. Solo dopo qualche giorno mi dissero che era un bambino con tanta voglia di vivere. Passammo due mesi in ospedale, poi finalmente lo portammo a casa facendogli comunque fare diversi controlli. Infatti i medici notarono qualcosa non andava ma non si capiva bene cosa, anche perché a guardarlo era bellissimo, anzi perfetto.
Dopo una risonanza magnetica, ci spiegarono in modo semplice che la "sostanza bianca" non era ben sviluppata. Dopo poco iniziammo i cicli di fisioterapia perché con la crescita ci accorgemmo che non riusciva fare le cose che fanno i bimbi come lui. Il piccolo non riusciva a stare seduto, invece di gettonare strisciava per terra e poi, raggiunto il momento di stare in piedi e di camminare, non ci riusciva poiché non aveva neanche un po' di equilibrio .
Iniziammo la fisioterapia e lui riuscì piano piano a ottenere risultati ma purtroppo sempre succedeva qualcosa. Tra i vari problemi la mia depressione. Inoltre, quando il piccolo compì 4 anni, perse il papà in un incidente stradale.
Ora mio figlio Adil è diventato molto sensibile e ha sempre la paura di perdere quello che ama. Ma ci siamo fatti forza e siamo andati avanti: avevamo tanto da fare.
Soprattutto Adil doveva andare avanti perché è un bambino forte e intelligente. Inoltre, non potevamo fermarci.
Adil a scuola e in altri contesti è amato da tutti poiché è un bambino dolce, bravo e sensibile ai problemi degli altri. Anzi, mi dicono, è fin troppo empatico e spesso soffre troppo. Adesso ha recuperato tantissimo: in casa si sposta da solo appoggiandosi ai mobili e a scuola ha sempre avuto compagni bravissimi che l'hanno sempre aiutato e non lo hanno mai fatto sentire diverso.
Il piccolo è consapevole del suo "problema", ma riesce ad accettare la situazione senza considerarla un peso. Ora Adil ha 11 anni e da un anno ha anche una sorellina che adora. Abbiamo ancora tanta strada da fare, ma anche tanta forza. Con le parole è difficile spiegare quanto sia speciale Adil.
Le famiglie devono insegnare che i bimbi con disabilità non sono diversi da tutti gli altri. Chi ha rispetto per le persone è educato con tutti, chi non ha rispetto è maleducato con tutti. Ciò dipende in primis dai genitori.
di anonima