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Non voglio i suoi soldi, vorrei solo il suo tempo: come dimenticare il padre di mio figlio?

di mammenellarete - 09.09.2015 - Scrivici

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Fonte: Alamy.com
Conobbi ai tempi della scuola l'uomo che poi sarebbe divenuto il mio compagno e da cui avrei avuto un figlio. Dopo la nascita del nostro bimbo , il suo comportamento è cambiato. Non si preoccupa di stare con noi: sta sempre con amici, ha altre donne, mille interessi diversi. Noi non siamo tra questi. Io però non riesco a dimenticarlo. La verità è che non so come fare a liberarmi da un amore intenso come è stato per me questo. E devo cercare di farlo per il bene di mio figlio. Grazie a chi vorrà scrivermi.

Ho 26 anni e un bimbo di 5 anni, frutto dell'amore tra me e il mio ex compagno (che indicherò solo con la sua iniziale, ossia R.), quando eravamo entrambi poco più che ventenni.

La nostra storia è nata tra i banchi di scuola, lui era il classico timido con problemi a casa, non aveva voglia di studiare, ma era così un bravo ragazzo che mi faceva tenerezza. Io ho sempre avuto cuore per chi era più sfortunato di me.

Dopo 5 anni da amici, ci innamorammo. All'epoca io vivevo dei conflitti psichici e andavo da uno psicologo. Ero sempre depressa, anche a causa del mio passato. Mio padre mi abbandonò quando io avevo solo 2 anni, e mia madre non mi ha mai saputo dare amore.

A 19 anni ci fidanzammo ufficialmente e a 20 anni io rimasi incinta. Ero contentissima perché era quello che desideravo da sempre, anche se non lo avevamo cercato in quel momento.

Frequentavo il secondo anno di università. Tenevo tantissimo ai miei studi, ma questo bambino era più importante e lasciai tutto per dedicarmi al mio grande amore e a mio figlio. Era un amore bellissimo, innocente.

Però dopo la nascita del bambino, anche se lui era contento, dolce e paziente, non mostrò mai lo slancio gioioso che mi aspettavo. Lui iniziò a lavorare ma qualcosa mi faceva capire che non era felice. D'altronde non lo ero nemmeno io.

Il bimbo compì un anno e mezzo. Lui arrivava a casa e non calcolava il bambino di una virgola, mentre io non vedevo l'ora che arrivasse a casa per stare con noi. A parole era sempre il più dolce del mondo, ma nei fatti voleva solo andare a letto.

Il bambino niente. Nonostante so per certo che lo amasse. Poco dopo l'anno e mezzo io mi allontanai definitivamente da lui.

Ero sempre triste, depressa, insonne. Soprattutto a causa dell'ansia che avevo sempre, avevo ricominciato a sentire necessità dello psicologo e tutti i miei problemi passati mi piombarono di nuovo addosso.

Essendo cresciuta senza affetto da parte di nessuno, e vedendo lui così, mi venne un blocco forte e non riuscii a dare affetto neanche a lui. Piangevo sempre e stavo malissimo. Ero a casa tutto il giorno senza far altro che stare dietro al bambino. Insomma le cose andarono malissimo.

Provai a frequentare un'altra persona, pensando di riuscire a riprendermi o a dimostrare che avevo ancora affetto per qualcuno dentro. Ma fu invano perché mi venne un blocco emotivo ancora prima di cominciare. I sensi di colpa e il mio dovere morale mi portarono a dirgli la verità e R. andò via da casa. Da quell'istante iniziò seriamente tutto il calvario.

Dopo solo un mese lui stava già insieme ad un'altra. Lo scoprii io, perché a differenza mia lui non disse niente. Appena lo scoprii, un mese fa circa, incontrai quell'altra per sapere la verità che lui mi nascondeva. Lei mi disse che erano innamorati. Che lui era innamorato di lei.

Lui negò poi tutto e tornò da me a casa. Io accettai di ricominciare fidandomi delle sue scuse. Okay, palla al centro. Io ero innamorata e soprattutto per amore del bambino non potevo che riaccoglierlo nella mia vita, perché dentro di me avevo il sogno innato di voler a tutti costi dare a mio figlio la vita con un padre. Che io invece non ho avuto.

Le cose però non andavano bene. Io mi sentivo in colpa e le mie paure e debolezze di sempre mi impedivano di lasciarmi andare con lui come lui avrebbe voluto, anche a letto. Dopo 6 mesi scoprii che si sentivano ancora.

Ma era con me a casa e si giustificò con scuse tipo: "No io amo te, ma la sentivo ancora perché mi dispiaceva che soffrisse per colpa mia, per averle fatto credere di essere innamorato quando non lo ero di certo".

Passarono poche settimane. Arrivò l'autunno e ne spuntò un'altra, che aveva frequentato casa nostra tutta l'estate insieme al fidanzato dicendo di essere una sua amica. Lui in realtà la conosceva solo di vista, ma il suo spirito magnanime per chiunque, volle che questa coppia uscita dal nulla frequentasse casa nostra. Va bene, amici suoi, qualche volta ci sta.

Al termine dell'estate lei mollò il fidanzato e R. andò da lei. Lui lasciò casa nostra di nuovo. Siccome lo scoprii da sola e intervenni, lui la mollò per tornare da me dicendo che questa era una poco di buono e che l'aveva usata solamente.

Lei era la classica ** che va con tutti, tanto che i suoi genitori la cacciarono anche da casa. Dopo pochi mesi riprovammo a stare insieme, però stavolta ognuno a casa propria. Io ero sempre sola con il nostro bambino, di cui godevo appieno la crescita a differenza sua.

Il bambino fece due anni e mezzo e io trovai lavoro, anche se durò poco. Fu una manna dal cielo. Finalmente ebbi la mia indipendenza. Il destino volle che io conoscessi un uomo straordinario che si innamorò subito di me e soprattutto di mio figlio.

Per un anno, mentre R. continuava a fare i fatti suoi, io e questa persona ci frequentammo senza impegno. Ci conoscemmo meglio dopo: all'inizio io lo respingevo in continuazione, ma poi lasciai semplicemente scorrere le cose, convinta che R. fosse ormai con l'altra. Non avevo intenzione di trovarmi un altro.

Quando R. lo venne a sapere, iniziò a pretendere di avere il bambino con sé, cosa che mai gli era passata per la testa prima. Io continuai a frequentare questa nuova persona, che oggi a distanza di 3 anni ancora stravede per me e mio figlio e me lo ha dimostrato in mille modi.

Anche se io lo continuo a respingere.

Insomma per farla breve: in 5 anni e mezzo gli contai almeno 15 ragazze diverse, forse si era addirittura innamorato, mentre io rimasi a casa sempre con il bambino, respingendo sempre quell'altra persona che per noi avrebbe dato la vita.

R. continuò a fare i suoi comodi per anni usando sempre la scusa che avevo cominciato io per prima, anche se non avevo fatto niente di che e a suo tempo me ne ero pentita, avevo chiesto scusa e mi ero messa in quadro. Dopo quella mia parentesi di poco, lui continuò la sua vita segreta, pieno di amici e di uscite con chiunque e il suo interesse reale per il bambino fu sempre zero. Però passava il mantenimento, per cui agli occhi di tutti era un bravissimo ragazzo.

Quando il bambino compì due anni, R. iniziò ad avere problemi economici, nonostante un lavoro fisso a 24 anni con stipendio di 1300 al mese. Spendeva tutto per uscire con gli amici e per suoi sfizi personali. Io quasi tutto quello che guadagnai in un unico anno di lavoro, lo diedi a lui per aiutarlo a sollevarsi, che spesso non riusciva a dare il mantenimento del bambino.

Quando constatò che mi stavo stufando di tutto questo e che iniziavo a prendere seriamente in considerazione un'altra persona dopo un anno che la conoscevo, iniziò a portare fuori il bambino con suoi amici e soprattutto amiche. Mio figlio tornava a casa nominando sempre qualche ragazza nuova. Erano tutte amiche di papà.

Addirittura l'anno scorso lui andò dall'avvocato, dicendo che non gli permettevo di vedere il bambino, cosa non vera, dicendo che ero pazza e che ero da internare. Una volta stabiliti gli accordi, non ne rispettò uno, continuando a farsi la sua vita. Solo dopo, se aveva tempo, pensava al bambino.

Il piccolo compì cinque anni. Io continuavo ad essere sempre in pensiero per lui, non smisi mai di aspettarlo. Lui tornò dicendo che non mi aveva mai dimenticato e che non riusciva a farlo. Io fui felice e per le prime settimane tutto andò bene sotto ogni punto di vista.

Però il primo giorno che ci rivedemmo dopo mesi di lotta e sofferenza, lo trascorse al cellulare per dare spiegazioni ai suoi mille amici, inventando scuse su dove aveva passato la notte per non fare brutta figura con gli altri.

Nonostante ciò, la mattina ero felice e non vedevo l'ora di preparargli la colazione. Nostro figlio, vedendo il papà di nuovo a casa, voleva aiutarmi a preparare la colazione per lui. Ma lui rimase 8 ore incollato al cellulare ad inventare scuse su dove fosse. Mi diceva solo: "Sì, hai ragione ma cosa pensano di me gli altri? Non mi faccio sentire da 8 ore! Capisci che se dico che sono stato con te dopo mesi che parlo di te in un certo modo... passo da incoerente".

Tra coloro a cui aveva mandato messaggi e chiamate, erano comprese 3 ragazze con le quali aveva avuto a che fare in modi più che amichevoli. Mondo addosso di nuovo... ma che fare? Io volli riprovarci di nuovo nonostante questo ennesimo exploit, che era palesemente segno che ancora una volta per lui erano più importanti i suoi mille amici che noi (ormai da 3 anni lui aveva un giro ben avviato di cerchie di amicizie riguardanti i suoi interessi personali).

Per 4 mesi, fino al mese scorso, ci frequentammo di nuovo pur vivendo in case separate e io tentai di lasciarmi andare senza mettere davanti le mie paure. Ma non servì. Non aveva altri argomenti se non i suoi amici e amiche, parlava solo delle sue ambizioni, da me cercava solo una cosa e con il bambino di nuovo piatto assoluto.

In questi anni me ne ha combinate di tutti i colori, comprese cose assurde e parole assurde davanti al bambino. Lui vive per gli altri. Ha compassione per chiunque. Fa il caritatevole verso chiunque. Dice che gli piace aiutare gli altri e ha persino speso somme considerevoli per un amico in difficoltà, regalandogli la tv che gli avevo dato io (pagandola io, della quale ancora attendo i soldi) perché a lui "non serviva più".

Io sono ritornata dallo psicologo e ora vivo solo per mio figlio. La mia unica mancanza è che ho un forte blocco emotivo. E di conseguenza ho un carattere scontroso a volte. Lui nel frattempo si è costruito una vita tutta sua, in cui il figlio sembrava non essere di suo particolare interesse finché non ha cominciato a portarselo dovunque per ripicca.

Al punto che ad oggi quando vede suo figlio, non è MAI da solo, ma c'è sempre almeno un suo amico. Vive con sua madre, che è totalmente dipendente da lui. Lui in casa fa entrare qualunque persona, anche conosciuta da poco. Dovunque vadano i suoi amici, lui ci deve andare, spende soldi per cominciare qualsiasi sport o attività che fanno i suoi amici. E il bambino sempre in mezzo.

Però fa un lavoro umile e quasi sempre paga il mantenimento, per cui agli occhi di tutti è un santo. Io sono stanca e non ho più energie per sopportare tutto il male che provo

a causa sua. Non so stare con le mani in mano e cerco di darmi da fare ogni giorno.

Ho ripreso a studiare grazie a mia mamma che ha deciso di aiutarmi, ho un piccolo lavoro a ore e stravedo per mio figlio. Faccio mille sacrifici per farlo crescere. Per me non compro mai niente, arrivo a fine mese grazie ai suoi 250 al mese più 100 di mia mamma.

R. ha la sua vita e da quella non si stacca. Il rapporto che ha con il figlio è esclusivamente condiviso con altre persone, in quei rari casi in cui è da solo con il bambino piuttosto non esce di casa o lo lascia a sua mamma. Ad oggi la situazione assurda è che fa lui l'offeso dicendo che è colpa mia di tutto, in quanto non sono stata capace di tenermi il mio "uomo", pensando solo a piangermi addosso.

Sa dire solo che sono stata io a volere quello che è successo, anche perché sono stata con un altro. Quando ci ritroviamo, ma anche fin dall'inizio, non ha mai proposto a me e al bambino di andare fuori anche solo a fare due passi. Quando io non ci sono porta il bambino ovunque e con chiunque. A fare show, gare, spettacoli, insomma è una vita da sogno che il bambino ama ovviamente, ma è la vita che soprattutto interessa a R.

Se ne è andato di nuovo in seguito ad un mio ennesimo scatto di rabbia del mese scorso, dopo che mi ha preso 30 euro dal portafoglio che si sentiva in diritto di rubarmi. Me li ha quasi subito restituiti, ma io sono diventata nera dalla rabbia e gli ho urlato contro di tutto. Ora lui usa questo dicendo che io sono una che deve farsi curare, che ha reazioni da pazza e che non sono innamorata di lui a differenza sua.

Dopo un mese, lui ha già un'altra in casa che porta mentre c'è anche il bambino. Ovviamente è il bambino che mi racconta tutto, lui stavolta ha aggiunto che vuole essere felice con chi lo ama veramente. Io vorrei solo smettere di stare male per lui. Sono stufa. Purtroppo i miei obblighi morali verso mio figlio e il mio sogno di una famiglia unita, sono talmente forti che non riesco a stare con nessuno che non sia lui.

Ci ho provato e nonostante mio figlio stravedesse per quella persona che ancora oggi è in pena per me e mi chiede sempre come sto, non ce l'ho fatta perché non riesco a dare a mio figlio un'altra persona che non sia il padre. Non riesco a rifarmi una vita e sono totalmente succube di R., troppo legata ai ricordi di quell'amore innocente che non proverò mai più.

Sono legata ai ricordi della mia gravidanza bellissima e del parto bellissimo, delle emozioni, dei colori, degli odori che ho provato in quel periodo felice, unico e spensierato della mia vita. Io ho solo bisogno di sapere se qualcuno nella mia situazione ce l'ha fatta, ma fatta davvero, perché spesso io ho creduto di essere "guarita" da questa persona, ma la verità è che penso sempre a quanto vorrei che passasse del tempo con noi.

Mi si contorce lo stomaco al pensiero che sia felice con altre. Io ho fatto tanti progressi per diventare più forte con me stessa e vincere le mie paure ed ossessioni, ma spesso ricado nel panico.

Questa persona speciale che conosco da 3 anni ormai ha tutte le caratteristiche che una donna sogna, è l'uomo ideale, maturo, con la testa a posto, ha valori saldi e irremovibili. Stravede per i bambini e ama più mio figlio e me di se stesso. Il mio blocco è che non è il padre del mio ometto.

Ora R. pensa di aumentare il mantenimento, ma io non voglio e non ho mai voluto i suoi soldi, volevo solo il suo tempo, che non ha mai voluto concederci. Il bambino soffre e io lo vedo, quando siamo insieme invece è più sereno e felice. Ma R. dice che il bambino è felice se stiamo separati.

Inoltre oltre a portarlo con gli amici, lo cresce in un modo tutto suo, con valori e abitudini totalmente scorretti, che invano ho tentato di correggere.

Quando invece stavamo insieme lasciava fare tutto a me, sapendo che effettivamente ero l'unica che sapeva veramente cosa fosse giusto per il bambino in fatto alimentare per esempio.

Si curava talmente poco del bambino, perché "tanto c'ero io che ci pensavo", che non ha mai "messo becco". Ho avuto la necessità di raccontare tutto questo e già mi sento sollevata, il problema è che l'effetto dura poco e poi poco dopo mi ripiomba tutto addosso.

La verità è che non so come fare a liberarmi da un amore intenso come è stato per me questo. E devo cercare di farlo per il bene di mio figlio. Grazie a chi vorrà scrivermi.

Una mamma anonima

(storia arrivata come messaggio privato sulla nostra pagina Facebook)

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