Due le proposte di legge, una a firma Pd e una Pdl, sul tavolo di discussione che convergono per quanto riguarda gli obiettivi di fondo: far capire fin dall'inizio che la cura dei bambini è un affare di famiglia e non esclusivamente delle donne. Un valore simbolico (certo quattro giorni non risolvono problemi culturali né organizzativi) ma un segno importante per una società che intende sostenere la paternità fin dall'inizio, per creare quelle basi di contatto e relazione che sono all'origine dell'essere genitore.
Si guarda all'Europa, quindi, dove la paternità è già tutelata con strumenti consolidati. Svezia e Francia, all'avanguardia, garantiscono 11 giorni di congedo mentre in Gran Bretagna, Germania e Portogallo sono obbligatori tre giorni a casa. In Spagna un neopapà ha diritto a quattro giorni di lavoro retribuito e puo' beneficiare di altri trenta giorni facoltativi.
In Italia, aziende come Intesa San Paolo e Nestlé hanno già adottato per scelta l'obbligo di paternità. Non destano tuttavia preoccupazioni le posizioni delle aziende riguardo al costo da sostenere: quattro giorni a lavoratore con un tasso di nascita dell'1,37 per cento sono davvero poca cosa da un punto di vista economico.
Quattro giorni a carico dell'azienda per i lavoratori dipendenti e del sistema previdenziale per i lavoratori autonomi per consentire ai papà di conoscere e di godersi i primi momenti di quei bambini che hanno tanto atteso. E, naturalmente, per sostenere la mamma e iniziare insieme il nuovo percorso di genitori.
Pare siano tutti d'accordo... Speriamo allora si faccia presto!
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