Ho 35 anni e ho conosciuto mio marito circa 22 anni fa. Io avevo una tredicina d'anni e lui frequentava già l'università. Ero in giro con la vespa di mio padre con un'amica, avevamo bucato e avevamo bisogno di una mano: lui era in sella alla sua moto, bello come il sole. Passava e ripassava, ma non si fermava, tanto che ad un certo punto iniziai a dirgliene... tante!
Ero nera. Avevamo bisogno d'aiuto e pensavo che lui si stesse beffando di noi. Però ad un certo punto si fermò e io pensai: "Finalmente". Ed invece, semplicemente, non sapeva cambiare la ruota e aspettava che un suo amico si liberasse dal lavoro e venisse in suo/nostro soccorso. Nel frattempo, preoccupato per noi, continuava a girarci intorno. Cambiarono la ruota e ci accompagnarono a casa.
Ci scambiammo i numeri di telefono e poi scoprii che lui aveva quasi 20 anni ed una fidanzata. Per anni non ci vedemmo né sentimmo... fino al Natale del '99. Mi chiamò sul numero telefonico che nel frattempo era diventato di mio padre e per puro caso risposi io. "Ciao, sono..., ti ricordi?" Non sapevo chi fosse, poi capii.
A Capodanno si presentò a casa di mia zia, con una scatola piena di cd masterizzati da lui con le sue canzoni preferite. Fu un regalo bellissimo! Qualche giorno dopo, feci finta di andare in palestra e ci incontrammo... fu un pomeriggio meraviglioso. Da allora ogni giorno, al rientro da scuola, lui mi chiamava e parlavamo per ore, di cosa poi non ricordo neanche...
Parlai anche con sua madre ed instaurammo un bel rapporto, anche se solo telefonico, tanto che un giorno lei mi chiamò, chiedendomi chi fosse la ragazza che lui frequentava. Sì, lui frequentava una ragazza ed io lo sapevo perché noi eravamo solo AMICI.
La sua mamma non capiva questo nostro rapporto e a dire il vero neanche la mia.
I giorni e i mesi passavano e noi eravamo sempre più legati, anche se non c'era nulla più dell'amicizia. A settembre poi io scoprii che mia madre era molto malata ed il giorno del mio diciottesimo compleanno la dimisero dall'ospedale, dandole pochi mesi di vita. Vi lascio immaginare la mia disperazione.
Lui mi portò allora a casa sua e lì trovai una donna bellissima, con un sorriso ed una voce dolcissima, indossava un foulard sul capo e così venni a sapere che lottava contro un cancro, anche lei, da 8 anni. Sembrava stesse bene ed invece dopo 2 mesi peggiorò. Una sera, quasi in uno stato di delirio, chiese di vederci insieme.
Poi la ricoverarono. Nel frattempo, in un ospedale vicino, mia madre faceva la sua chemio. Finita la terapia, al rientro, si fermò dove era ricoverata mia suocera: volevano vedersi e conoscersi per la prima volta, ma nessuna delle due riuscì a raggiungere l'altra e allora andò mia zia a portarle i saluti di mia madre.
Loro avevano capito, prima di noi, che eravamo fatti l'una per l'altra. Dopo poco mia suocera morì. Tra alti e bassi andammo avanti e ci avvicinammo molto. Una sera avemmo un incidente e lui si ruppe un dito. Avendo la tesi a breve, aveva bisogno di una mano con la realizzazione del plastico ed allora si trasferì da me. Io lo aiutai e si laureò col massimo dei voti... un traguardo dal sapore amaro.
Arrivò l'estate e mia madre ebbe una crisi respiratoria, realizzai allora che non ce l'avrebbe fatta. Quando ti capitano queste cose pensi sempre che si possono superare, ed invece... Arrivò il mio diciannovesimo compleanno. Eravamo abituati a festeggiare con la nostra cioccolata calda e la nostra crostata appena sfornata.
Restammo insieme e lei aveva sempre quello sguardo rivolto a mio fratello, un sedicenne completamente dipendente da lei, in sedia a rotelle. Vivevano in simbiosi e leggevo nei suoi occhi la paura di lasciarlo, di lasciarci. Il giorno dopo andai con quello che oggi è mio marito, che non mi aveva mai lasciato sola neanche un secondo, a fare delle commissioni, ricevetti una telefonata e mia zia volle parlare con lui. Capii subito, se n'era andata, senza aspettarmi. Corsi da lei, ma solo molte ore dopo riuscì ad entrare nella sua stanza, in quella stanza.
Di quel giorno ricordo ogni particolare, ma soprattutto ricordo lui e sempre lui. Così anche i giorni dopo e poi i mesi e gli anni. Lui c'è sempre stato, insieme abbiamo poi comprato casa, una casa bellissima a misura nostra e di mio fratello. Abbiamo fatto un mutuo enorme e ad oggi mancano solo 5 anni e finalmente sarà nostra e forse finalmente riusciremo a ristrutturarla e ad andarci a vivere. Nel frattempo ci siamo sposati. Quest'anno sono 7 anni e abbiamo un piccolo gioiello. Purtroppo la vita ci ha riservato altre brutte sorprese, mio padre si è ammalato e quindi ho dovuto occuparmi sia di lui che di mio fratello.
Un altro uomo forse si sarebbe tirato indietro ed invece lui no. Nonostante lavori come un mulo, si prende cura di mio fratello come forse un padre non farebbe, si occupa di lui, lo cambia e lo lava, lo porta con sé e con i suoi amici, mi aiuta in tutto in casa ed anche con mio padre e soprattutto, stando io fuori spesso per lavoro, cresce nostro figlio, che seguendo il suo esempio non potrà che essere un uomo buono, altruista, giusto, forte e con un cuore grande.
Nostro figlio non ha neanche 4 anni e conosce tutte le medicine che prendono il nonno e lo zio, gliele porta e si preoccupa che le prendano, vuole sempre aiutarci e se decidiamo su chi debba scendere giù dal nonno e dallo zio, mi guarda con il fare di un adulto e mi dice: "Mamma non ti 'pleoccupale', vai con papà, io sto qui, guardo i cartoni".
A volte penso che stia crescendo troppo in fretta, ma poi lo guardo. E' così felice e sereno che capisco che lui e mio marito sono il mio miracolo, perché se pure la vita può toglierti tanto, può anche darti di più.
di una mamma
La mamma della storia ha scelto di rimanere anonima
(storia arrivata come messaggio privato sulla pagina Facebook editata dalla redazione)
Io italiana, lui marocchino, l'amore non conosce differenze della pelle
Il nostro piccolo grande Amore
Avrei dovuto abortire, ma ho seguito il mio cuore
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Aggiornato il 09.08.2019