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Mio figlio Gabriele, il nostro angelo custode

di mammenellarete - 05.05.2017 - Scrivici

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Fonte: Pixabay
Sono mamma di otto figli.  I primi 6 sono nati tutti tranquillamente. Gabriele invece no. E' il nostro Angelo custode. Ho smesso di sentirlo 4 settimane prima della data presunta del parto e arrivata in ospedale il suo cuoricino non batteva già più. 

Sono la mamma di 8 figli. I primi 6 sono nati tutti tranquillamente. Quando rimasi incinta del settimo, pensavo che sarebbe andato come sempre con i soliti acciacchi e con il finale stupendo di sempre: ma così non è stato.

Arrivata a 5 settimane dalla nascita feci l'ultima ecografia e procedeva tutto bene. La settimana dopo era il 3 dicembre del 2008; mentre stavamo preparando presepe e albero di Natale sentii il suo ultimo calcio. Detti la colpa alla stanchezza e pensai che nella notte mentre cercavo di dormire lui si sarebbe svegliato e si sarebbe fatto sentire. Ma così non fu.

La mattina corsi subito in ospedale perché avevo una sensazione strana al cuore. Arrivata in ospedale mi fecero subito un'ecografia di controllo, ma il suo cuoricino non batteva più. La sentenza fu: morte endouterina fetale.

Il mondo in quel momento si stava sgretolando. Io non riuscivo capire il perché, perché a me.

Cominciai a piangere.

Non mi lasciarono uscire dall'ospedale, mi indussero subito il travaglio. Io ero come un automa: mi sembrava che tutto succedeva come in un incubo orrendo e pensavo: "Vedrai che mi sveglio tra un po'..."

Invece no, il mio bambino nacque alle 00,44 del 4 dicembre del 2008 dopo 11 ore di travaglio. Lo vidi bellissimo con tanti capelli. Pesava kg 2.290 ed era lungo 45 cm. Era perfetto. Me lo hanno lasciato 5 minuti in braccio per accarezzarlo e salutarlo per la prima e unica volta. Non avrei avuto altre occasioni.

Lo guardavo e pregavo: "Dio ti prego, fa che pianga. Ti prego, lascialo con me, non portarmelo via ".

Ma lui non pianse.

Lo salutai e piansi, piansi come se non avevo mai pianto in vita mia. Un dolore straziante che ti lacerava dentro. Lo battezzammo con il nome di Gabriele. Durante il funerale i miei nervi cedettero. Anche mio marito non riusciva ad accettare quando successo. E i miei figli più grandi erano stravolti.

Il dolore, soprattutto se così grande, è un tarlo che ti distrugge se non gli permetti di uscire e di sfogarsi.

Ti logora e ti distrugge.

Nel primo mese divenni apatica. Non mi interessava più di niente.

Il secondo mese subentrò la rabbia. La rabbia contro tutto e tutti e soprattutto contro me stessa.

Un giorno mia figlia Marina mi disse: "Mamma, ricordati che ci siamo anche noi, anche noi soffriamo".

Era come aver ricevuto un pugno in pieno viso. Allora mi svegliai come da un lungo torpore e decisi di convogliare quella stato autodistruttivo in attività fisica. Avevo altri figli a cui badare e il mio Gabriele non sarebbe stato contento di sapere che mi lasciavo andare.

Così arrivai al terzo stadio del dolore: la rassegnazione. Il dolore non è passato ancora oggi. E non passerà mai. Ma la vita continua e lui resterà sempre una parte importante di me.

Nel 2012 ebbi la mia ultima figlia. Passai la gravidanza in continuo stato di ansia, ma alla fine tutto andò alla perfezione e nacque con 20 giorni di anticipo: sanissima e bellissima. La mia principessa era di kg 3.590 e lunga 53 cm. La mia Arianna.

Purtroppo la vita è così. Il dolore ne fa parte. Purtroppo noi non possiamo farci niente. Dobbiamo solo cercare di andare avanti e di non lasciarci trascinare all'oblio. Dobbiamo risollevarci e combattere.

Ad oggi sono passati 8 anni, ma il mio angelo è sempre con noi e ci veglia sempre.

di mamma Barbara

(storia arrivata come messaggio privato sulla nostra pagina Facebook)

Aggiornato il 26.05.2017

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