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Mia figlia Rachele, l'angelo che veglia sul mio piccolo Matteo

di mammenellarete - 07.04.2014 - Scrivici

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Conosco mio marito nel 2000, io 18 anni lui 20... Una storia travolgente, un grande amore tant'è che dopo 3 anni rimango incinta. Decidiamo di accantonare le discoteche, la spensieratezza dei 20 anni e ci sposiamo. A dicembre 2003 nasce la nostra gioia, Rachele. Ci prendiamo cura di lei con la sana incoscienza dei 20enni, non la lasciamo mai, si contano sulle dita di una mano le volte che è rimasta a dormire dai nonni, orgogliosi la cresciamo sana, libera e bellissima. È una bambina socievole, sveglia, buonissima. Il destino però è crudele, molto crudele. Nel novembre del 2009 le viene diagnosticato un glioma del tronco encefalico. Il peggio dei tumori non operabile risiede nella testa della mia bimba di quasi 6 anni. Inutile descrivere emozioni,

rabbia, senso di impotenza che si prova. Ci rimbocchiamo le maniche, lasciamo la nostra casa e per i primi 4 mesi viviamo in un residenze per pazienti oncologici vicino all'ospedale dove Rachele era in cura. Radioterapia e chemio che all'inizio sembrano funzionare ma poi a maggio 2010 una doccia fredda, il tumore è tornato a crescere.

 

Lei sta bene, è sempre stata bene e di questo non finirò mai di ringraziare Dio.

 

A fine giugno lei peggiora, tanto... Viene ricoverata in terapia intensiva, da lì se ne va per sempre il 5 luglio 2010.

 

Dopo aver combattuto per 9 mesi contro un male più grande di lei, di noi. Il giorno del funerale è stata una "festa"... Palloncini bianchi e le campane della chiesa che suonavano a festa, non volevo assolutamente salutarla in modo cupo, triste, non era per lei. Ho passato momenti orribili, ed ancora li passo ora ma non mi sono mai buttata giù. Mi dicevo "o la finestra o reagisco, altre soluzioni non ci sono".

 

Ho reagito, non ho mai voluto vedere le facce della gente che mi guardavano con pena. Sorriso sulle labbra e la morte nel cuore, mi ripetevo.

 

Rachele 20 giorni prima di lasciarci ci aveva dato un compito: "voglio una sorellina o un fratellino, se è maschio Matteo se è femmina Stella". Lì per lì il pensiero di un figlio nemmeno mi sfiorava. Soffrivo troppo per dare ad un figlio la serenità che meritava, non ero stabile per me figuriamoci per un esserino che è totalmente dipendente da te.

 

Lo scorso anno invece, spinta anche dalla voglia di erede di mio marito, abbiamo messo in cantiere un bimbo. Ad aprile 2013 resto incinta. Una gravidanza serena, ma finita prima del tempo, Matteo è nato a novembre a 32 settimane, 1.760 kg. È nato con un taglio cesareo d'urgenza dopo 5 giorni di ricovero per la flussimetria alterata, quella sera il monitoraggio non piacque alla ginecologa di turno.

Ero sola e mi portarono di corsa in sala parto, mentre aspettavo piangevo, piangevo tanto. Mi misi a pregare (cosa che non facevo mai) chiusi gli occhi e vidi la mia bimba che mi stringeva la mano, la sensazione che provai sulla mia pelle era reale, aprii gli occhi e lei era lì. Tra lo sconvolto ed il rassicurato entrai in sala operatoria e arrivó Matteo.. Mi ripetevo che il destino ce l'aveva con me. Che cosa avevo mai fatto di male per meritarmi altre preoccupazioni.

 

Matteo sta bene, mai intubato, mai avuto problemi respiratori, era solo una miniatura e doveva mettere peso. La sorellina aveva fatto il suo dovere e di questo non finirò mai di ringraziarla. Rimane 15 giorni in neonatologia. Mentre era ricoverato mi dicevo che avrei dormito con lui stretto stretto, che non l'avrei mai lasciato solo.

 

Ora Matteo ha 4 mesi e mezzo, all'inizio è stata dura, era così piccolo, avevo paura di tutto, le mie ansie avevano preso il sopravvento. È stato difficile convincermi che lui era "un'altra storia" che non gli sarebbe successo nulla. Ha risvegliato in me emozioni e sensazioni che credevo di aver dimenticato, che fanno sorridere e piangere allo stesso tempo.

 

Non dorme con me stretto stretto, ma non lo lascio mai. Mi guarda con gli occhioni profondi, le ciglia lunghe, la bocca a cuore. È identico alla sorella, sarà uno scherzo del destino ma è la sua fotocopia, ha solo il pisellino in più...

 

Rachele ci aveva dato un compito e solo ora capisco perché: voleva darci un motivo per alzarci la mattina, una speranza per un futuro migliore. Ora sorrido di più alla vita, mi godo ogni istante, non do nulla per scontato, ho imparato ad apprezzare la presenza, ad amare prima ancora di essere amata, a gioire per la salute mia e dei miei cari, ad apprezzare il sorgere del sole, di gioire per ogni passo, per ogni giorno.

Mi ripeto sempre: un giorno alla volta, un passo alla volta, con Rachele sempre al mio fianco. Amo mio marito e i miei figli...

 

Amateli, stringeteli, urlate loro il vostro amore, apprezzate ciò che avete SEMPRE..!

 

Mamma Francesca

 

(storia arrivata per email a redazione@nostrofiglio.it)

 

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