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Mia figlia mi ha dato la forza di andare avanti da sola

di mammenellarete - 27.06.2014 - Scrivici

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Ciao a tutti, sono una ragazza di quasi 21 anni e ho una bimba di 15 mesi. Vi racconto la mia storia. Tutto ha inizio due anni fa: frequento l'ultimo anno delle scuole superiori e ho un fidanzato, di cui sono molto innamorata. L'ultimo mese di scuola arriva il primo ritardo, ma non faccio caso più di tanto a ciò, perché ho sempre avuto il ciclo un po' ballerino. In più, ho anche lo stress della scuola, degli esami e dei problemi in famiglia e non penso assolutamente di poter essere incinta. Eppure, arrivata la prima settimana di giugno, anche se ancora non ho fatto il test, sono quasi sicura di essere incinta e inizio a "sentire" che sarà una femmina. Lo dico al mio ragazzo e lui ci scherza su, dicendo che in ogni caso mi sarà vicino. Io ho paura di fare il test perché già mi sento molto stressata e non riesco a studiare a causa del pensiero di poter essere incinta.

Verso la metà di giugno, iniziano i primi sintomi della gravidanza: giramenti di testa, stanchezza, nausea e svenimenti molto frequenti. Arrivano gli esami di maturità, che purtroppo non vanno troppo bene, e io sto sempre peggio fisicamente. Finito tutto, decidiamo di prendere un test per avere la certezza della gravidanza e magicamente appaiono le due linee rosa.

 

In quel momento l'unico mio pensiero va a mio padre, avendo costruito con lui tanti progetti, essendo io la figlia più responsabile e studiosa. Mentre piango di gioia, pensando a come sarebbe diventato bello il mio futuro, il mio ragazzo pensa solo a dirmi che devo abortire, perché lui si sente troppo giovane e vuole divertirsi, non fare il padre.

 

Fino al terzo mese di gravidanza, continua a dirmi di abortire, fino a quando la ginecologa non gli dice che è scaduto il termine per abortire. Solo allora decide di starmi accanto e iniziamo a fare i progetti per la nascita della bimba. Tra noi continua ad andare tutto bene e decidiamo di tenere la gravidanza nascosta fino al 5° mese.

 

Dal momento in cui annunciamo la gravidanza ai suoi genitori, iniziano i problemi. Sua madre prende in mano la situazione, decidendo il matrimonio obbligatorio e stabilendo anche come deve essere il mio vestito, chi devo invitare al matrimonio, quale giorno mi devo sposare, che bomboniera devo scegliere e tante altre cose.

 

Io acconsento a tutto, perché penso che è una cosa che prima o poi deve esser fatta. Tutto è pronto per il matrimonio, ma un mese prima i suoi ci dicono che dobbiamo andare a vivere a casa loro, perché altrimenti non ci aiuteranno (lui non ha ancora un lavoro). Io non accetto il loro ricatto. Da lì inizia una guerra aperta e iniziano anche i problemi.

 

Io e il mio fidanzato entriamo in crisi, sua madre riesce a metterlo contro di me.

Questo anche perché lui, come la maggior parte dei maschi, è un "mammone" e ciò che dice la mamma è un ordine.

 

Dopo una settimana i suoi genitori avanzano un'altra pretesa, dicendo che devo andare a stare al loro paese perché hanno trovato una casa. Dopo un pò di giorni decido di accettare le loro condizioni pur di stare con il mio fidanzato e di dare una famiglia alla mia piccola. Ma i casini non finiscono lì. Nel frattempo la ginecologa mi dice anche che devo stare tranquilla, perché con tutto lo stress e il nervosismo sto mettendo a rischio la vita di mia figlia. Intanto suoi fanno di tutto per allontanarmi dal loro figlio e farmi stare male, finché proprio mio marito non decide di annullare il matrimonio e ci lasciamo.

 

All'inizio dell'ottavo mese inizio ad avere le contrazioni e sono già dilatata di 2 centimetri. La mia ginecologa mi dice che se continuo così, la bimba avrà molti problemi dopo la nascita. Da quel pomeriggio decido di non dare più retta a nessuno e di pensare solo alla mia bimba. Il mio ex-ragazzo inizia a definirci "un problema" e si fa sentire poco e niente.

 

Arriva febbraio e iniziano i dolori: io, sperando che con la nascita della bimba si risolva tutto, chiamo il mio ex fidanzato, che corre subito in ospedale. I dolori si fanno sempre più intensi e di medici nemmeno l'ombra: c'è solo un medico già impegnato con un'altra partoriente. Faccio tutto il travaglio nella mia stanza con l'aiuto di mia madre e di mia sorella. Nel giro di mezz'ora arrivo a 10 centimetri di dilatazione e del medico neanche l'ombra. Si fanno le 00:30 e, mentre io aspetto il dottore, la mia bimba non vuole più saperne di aspettare e inizio a sentire il bisogno di spingere.

 

Finalmente arriva il medico e la testa della mia bimba è già quasi fuori, così mi porta subito in sala parto.

Io sono sfinita e non riesco più a spingere, così mi fanno un episiotomia e in più mi tagliano di lato. All'01:03 nasce la mia bimba con 3 giri di cordone al collo. La portano via subito senza farmela vedere.

 

Uscita dalla sala parto, sento di non avere nemmeno la forza di alzare una mano e, invece di stare tranquilla, vedo i miei suoceri. Sembra però che vada tutto bene e che tutti siano felici per la nascita della bimba. Decidiamo allora di lasciare stare tutti i problemi per il bene della piccola.

 

Dopo 10 giorni dalla nascita della mia piccola iniziano le prime minacce da parte del mio fidanzato e da parte della sua famiglia: lui se ne frega della bambina, non viene mai a trovarla, non chiama mai per sapere come sta o se ha bisogno di qualcosa, niente di niente. Viene solo quando i suoi genitori gli dicono di voler vedere la nipote.

 

Io, per evitare liti continue, una volta alla settimana vado a casa sua per far stare la sua famiglia con la bambina, nonostante loro si comportino male con noi. Un giorno non riesco ad andare a casa loro ed inizia una guerra. La madre per telefono mi dice che non sono una brava mamma, che non dò amore a mia figlia, concludendo la chiamata con una minaccia. Da quel giorno decido di non andare più a casa loro.

 

Decido in seguito di intraprendere vie legali. Nel frattempo arriva l'estate e lui si fa vedere e sentire sempre meno... il motivo? Deve uscire con gli amici, deve andare al mare, vuole fare la bella vita e tutto è più importante di nostra figlia. Passa il tempo e lui non cambia. Arriva capodanno e lui preferisce fare l'alba con gli amici e non viene nemmeno a dare gli auguri alla piccola.

Nel frattempo Vanessa cresce in fretta

 

Adesso io ho 21 anni e la mia bimba ha quasi 16 mesi, con tanti sacrifici la sto crescendo sola e la forza è proprio lei a darmela. Non mi pento di nulla, l'unica cosa di cui mi pento è quella di avergli fatto "dichiarare" la bimba, perché un genitore è per sempre. Questa è la mia storia.

 

di mamma Debora

 

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