Sono una ragazza di 35 anni e sono originaria del Brasile. Arrivai in Italia quando avevo due anni. Fui adottata da una famiglia umbra.
Mi sono sempre sentita italiana al cento per cento, anche se purtroppo, nel corso della mia vita, sono stata più volte additata come straniera. Non ho mai vissuto bene ciò.
Quando iniziai a cercare il mio primo lavoro, effettuai il colloquio e il giorno dopo mi chiamarono per dirmi che non cercavano più personale in panetteria.
Non sicura di quello che mi era stato detto, qualche giorno dopo ripassai in quella panetteria e mi informai. Erano ancora alla ricerca di personale: quindi i miei dubbi furono certezza.
Ci rimasi molto male, ma a testa alta andai avanti. Qualche anno dopo iniziai a lavorare in una fabbrica e durante la pausa, mentre chiacchierava, una signora, mentre parlava con un'altra, mi guardò negli occhi, lamentandosi che sua figlia non era potuta entrare in azienda, invece gli stranieri sì.
Con il tempo ho imparato a lasciare perdere. Non posso stare a raccontare a tutti la mia vita. Non posso sempre ribadire che sono italiana anche se ho un colore di pelle più scuro. Sì, lascio perdere e vado avanti, non ho niente di cui vergognarmi.
A mio parere, la gente dovrebbe soltanto aprire gli occhi e guardare un po più in là del proprio naso.
di Anonima