«Non ci piaceva l'idea di occupare una casa, ma è stata una scelta obbligata, visto che l'alternativa era vivere per strada». Questo l'inizio della suo racconto, molto rappresentativo del mondo angusto in cui vive, o spesso addirittura sopravvive, la schiera sempre più folta di precari nel nostro paese.
Simona, in realtà non è del tutto critica con certe formule di lavoro temporaneo che, a suo dire, «sbloccano la rigidità del mondo del lavoro, offrendo la possibilità a una cerchia maggiore di persone di vivere più esperienze lavorative».
Il problema però - sottolinea la stessa - nasce nel momento in cui la flessibilità richiesta al lavoratore non viene corrisposta dalle leggi che regolano il mercato. Senza contratto a tempo indeterminato non si possono aprire mutui, non si è tutelati in caso di malattia o maternità e i pagamenti in determinate circostanze possono avvenire a mesi di distanza dal termine della prestazione lavorativa.
«Va bene, quindi, il contratto a progetto - dice Simona - ma solo se supportato da un welfare che permetta di sopravvivere anche nella precarietà».
Siete d'accordo care mamme, precarie e non? Ascoltate l'intera testimonianza e diteci cosa ne pensate!
E se qualcuna di voi ha voglia di raccontarci la propria esperienza non ha che da scriverci!