Avevo 18 anni quando giunsi in Italia dalla Romania. Partii il giorno dopo aver compiuto 18 anni e dopo una furibonda litigata con mio padre, che poi non era neanche il mio vero padre.
Arrivai in Italia e iniziai a lavorare in un circolo come barista. Guadagnavo qualcosa e potevo mantenere me, i miei genitori e mia sorella. Ero la figlia che tutti volevano: mandavo soldi a casa e loro poterono anche ristrutturarsi la casa.
Non gli facevo mancare niente, soprattutto alla mia sorellina.
Dopo tre anni però rimasi senza lavoro, ma nel frattempo avevo anche conosciuto un bellissimo ragazzo sardo con un cuore enorme che mi aveva fatto impazzire d'amore. ERo felice.
Tornai in Romania per le feste di Natale. Avevo un po' di risparmi che teneva mia madre: quando arrivai a casa, di 3.000 euro che le avevo dato, lei mi restituì solo 750 euro, dicendomi che aveva speso gli altri soldi.
Non chiesi spiegazioni perché erano inutili. Avevo intenzione di rimanere un po' in Romania e di trovare lavoro, ma visto che i soldi non bastavano, li chiesi al mio ragazzo, perché così avrei potuto trovare un lavoretto.
A gennaio tornai in Italia e iniziai a lavorare, ma nessun lavoro era sicuro. Dopo un po' fui chiamata dai miei, che mi dissero che avevano bisogno di soldi.
Dissi loro che avevo intenzione di andare a convivere con il ragazzo che avevo conosciuto. E trovai, grazie a mio cognato, lavori stagionali.
Presentai il mio ragazzo a miei genitori, che fino a poco prima di conoscerlo, mi dicevano continuamente di lasciarlo. Lui conquistò tutti, facendo amicizia subito con parenti e amici.
Tornammo in Italia e alla fine di febbraio arrivò la più bella notizia: ero incinta di un bel maschietto che sarebbe nato a novembre. Dato che non avevo tutti i documenti, decidemmo di sposarci per non avere dei problemi.
Ci sposammo, ma io non avevo i miei genitori vicino. C'erano solo i parenti di mio marito che piangevano di gioia. Il fatto che non ci fossero mi fece molto soffrire.
A causa dello stress per il matrimonio, dopo una settimana dovetti andare in ospedale al pronto soccorso. Purtroppo perdevo sangue. Mi fecero subito la visita e i dottori mi dissero: "Per fortuna c'è battito". Mi fecero ascoltare il cuoricino che batteva: il battito era chiaro e forte.
Ero alla ventiquattresima settimana di gravidanza. Andò poi tutto bene per fortuna, partorii il 2 novembre. Al momento del parto c'erano accanto a me con mio marito e i suoi parenti.
I miei genitori mi mancavano da morire. Mia mamma era stata a lavorare in Francia per tre mesi e sarebbe potuta venire ma non lo fece. Allora decisi di andare io in Romania a febbraio.
In seguito chiesi ai miei genitori di venire a giugno per il battesimo del piccolo, dicendo loro che volevo che stessero vicino a me. All'inizio mi dissero di sì, ma un mese prima mi dissero che avevano cambiato idea e... eccomi sola un'altra volta ancora.
Dopo il battesimo iniziarono alcuni problemi e feci lo sbaglio di raccontarli a mia mamma. Non lo avessi mai fatto! Un giorno chiamai la mia sorellina per sentire come stava, visto che lei era da sola in Romania mentre i miei genitori si trovavano per lavoro in Francia.
Lei mi disse per telefono che mio marito non mi considerava e che lui avrebbe dovuto mandarmi a quel paese, dicendomi che era quello che mi meritavo.
Ho scritto la mia storia per ricevere un po' di conforto. Non so davvero dove ho sbagliato con i miei parenti e cosa ho fatto di male per ricevere questo trattamento. Ho dato tutto a loro e adesso mi sento più sola che mai.
Per fortuna sono mamma di un bimbo di 9 mesi che è la luce dei miei occhi. Mio marito, nonostante tutti i nostri problemi, posso dire che è il marito perfetto.
di Mary
(storia arrivata all'e-mail di Nostrofiglio.it)
Io marocchina, lui italiano. Abbiamo lottato per la nostra storia
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