Il peggio è lasciare un marito e due figli da soli proprio nelle uniche giornate della settimana in cui si riesce a stare insieme, in cui non c’è scuola né lavoro.
Ma la mamma deve andare, il venerdì mattina la sua valigia rossa è pronta all’ingresso: “avrò preso tutto? Dunque, il brano da leggere in pubblico, le calze marroni e viola – sì proprio così – lo spazzolino e la spazzola, il mascara a effetto potenziato e la crema da notte da usare di giorno…”. Niente giocattolini, merendine e succhetti, libri su topi che fanno i giornalisti? Niente di niente… che strana partenza!
All’inizio sono felice, guido verso la città in cui si tiene il convegno con la radio accesa su canali di musica pop/rock, fumo due sigarette in macchina – incredibilmente trasgressiva – e mi sento una ragazza quando faccio una pausa per il caffè all’autogrill.
Cominciano i lavori del convegno. Leggo il mio intervento e così fanno gli altri, poi si parla si parla si parla, poi si va a pranzo, poi si parla si parla si parla.
Telefonata in una pausa della prima giornata:
“Come state?”
“Noi benissimo. Come stai tu piuttosto”
“Bene. E’ interessante. Faccio nuove conoscenze. Ma i bambini?”
“Tranquilli. Xanthos è impegnato a nascondersi dalla gatta, Sofia studia matematica”
“Come studia matematica (abitualmente non lo fa)… non chiedono di me?”
“Per la verità… non ancora”
“Ah, vuol dire che stanno benone. A dopo”.
Telefonata la prima sera dall’albergo:
“mal di pancia, mal di piedi e mal di schiena”
“mi sembra di intuire che non stai bene”
“stanca… mi passi i piccoli? Anzi no, se no mi mancano ancora di più. Salutameli tu”
“Sarà fatto”
Telefonata in una pausa della seconda giornata:
“Sofia, come stai amore?”
“bene… devo studiare inglese”
“e matematica?”
“l’ho finita”
“sei un genio”
“no, è normale” – non mi sembra normale, ma evito di sottolinearlo. Retrogusto di pensiero – le cose vanno meglio senza di me?
Telefonata la sera del secondo giorno:
“odio quest’albergo, odio le mie scarpe coi tacchi, ho finito il mascara e non ho portato il dentifricio e poi… mi mancate come se non avessi più un braccio o una gamba”
“Anche tu ci manchi”
“Come se non aveste più un braccio o una gamba?”
“Si… la similitudine regge”
E meno male che regge lei, perché io non reggo più.
Telefonata in una pausa del terzo giorno:
“Xanthos?”
Singhiozzi
“Xanthos… sono mamma”
Singhiozzi più forti
“Piccolo torno stasera”
Cade la comunicazione.
Saluti, baci e abbracci, sentiamoci - il convegno si chiude.
M’infilo in macchina e violo qualche limite di velocità, cuocendo nel mio brodo primordiale di sensi di colpa e felicità da rientro.
Finalmente la via di casa.
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