Padova
le educatrici del nido
Preoccupati le comprammo una gattina neonata, per distrarla un po’, ma finito l’entusiasmo dei primi mesi, la povera Liz non contava per lei più di un peluche.
A scuola non riusciva a fare amicizia, mangiava poco e diventava ogni giorno più grigia e magrolina.
Finché una mattina di domenica trovò da sola la soluzione; ci svegliò all’alba urlando: “mi serve una sorellina, così posso giocare con lei e non mi sento più sola”.
Anche noi valutammo positivamente l’idea.
E i farmaci?
Si presentava però il grosso problema di affrontare una gravidanza assumendo contemporaneamente i farmaci per la distonia.
Il neurologo e la ginecologa mi consigliarono di sospenderli per i primi tre mesi, e poi di diminuire le dosi per i restanti sei.
Entrambi erano molto tranquillizzanti, ma io non ero per nulla serena.
Restai incinta in quattro e quattr’otto, ma dovetti passare i primi mesi mesi fra dolori articolari, vomito continuo e zoppia accentuata dalla mancanza di farmaci.
Senza contare l’ansia per quando avrei dovuto ricominciare ad assumerli.
Nella mia testa si formavano immagini neogotiche di orridi gargoil che uscivano dalle mie viscere al momento del parto. Ero così spaventata da temere che, giunto il momento dell’ecografia morfologica, il medico mi consigliasse l’aborto terapeutico.
“Xanthos”
Era perfetto, un nome mitologico che aveva almeno tre significati: indicava il color giallo oro, era uno dei fiumi della Turchia e uno dei cavalli di Achille. E inoltre, requisito per me indispensabile, un nome che non aveva nessuno. Non in Italia, quanto meno. In Grecia è uno dei nomi maschili più diffusi, ma noi non contavamo di trasferirci lì per il momento.
Il resto della gravidanza passò in un soffio: i dolori e il vomito terminarono, la zoppia si attenuò notevolmente e io, preda degli ormoni, andavo in giro con un’espressione così felice da sembrare anche un po’ tonta. Xanthos venne al mondo con parto cesareo, sano e bellissimo, il 28 aprile del 2006.
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