lui ogni volta faceva ricadere la colpa su di me dicendo che io non ero abbastanza e che quindi per il mio comportamento che a volte lo infastidiva andava con altre.
Piano piano scoprii di come faceva uso di droghe e di quanto poteva essere violento: non solo si arrabbiava, ma cominciava anche ad alzarmi le mani.
Ha allontanato tutti i miei amici, e io sapevo che dovevo allontanarmene, ma non riuscivo.
Lui riusciva a arrabbiarsi per nulla, trovava ogni scusa per andarsene.
Come quella volta che un mio amico venne ucciso: andai al suo funerale, e lui mi sgridò per essere tornata tardi e non essere stata lì con lui, rinfacciandomelo per giorni.
In mezzo alla strada mi umiliò più volte. Tanto che una mattina chiamarono la polizia.
Ogni volta mi minacciava di andare con qualcuna o di fare qualcosa di male, e io allora facevo lo zerbino...
Poi sono rimasi incinta a 20 anni a settembre.
E lui non cambiava, mi spingeva, mi picchiava ancora. Ma io non potevo perdere il mio bambino, non volevo!
Lui continuava a spingermi, a dirmi che lo avevo incastrato, che io e il bambino dovevamo morire perché non ci voleva...
Mi ha distrutto non solo fisicamente ma soprattutto psicologicamente. Mi sarebbe piaciuto parlarne con qualcuno, ma gli unici che mi sostenevano erano i miei... Non potevo dargli un dolore così grande..
Allora ho tenuto tutto dentro e gli ho solo detto che litigavamo e non andavamo d'accordo.
Ma non riuscivo a lasciarlo: era così cattivo tanto quanto premuroso...
Sembravano due personalità completamente diverse.
Ora sono di quasi sei mesi, e ho deciso di lasciarmi alle spalle quella "vita" se tale si può considerare. Spero di riuscirci... ma non riesco a voler bene a questo bambino sapendo che è suo. Forse una volta nato le cose cambieranno.
..
di Vero
(storia arrivata per email a redazione@nostrofiglio.it)
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