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Mamma e figlia alleate, amiche, complici: una dedica alle mamme di figlie femmine

di Lucia Carluccio - 12.06.2015 - Scrivici

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Fonte: Alamy.com
Mamma e figlia posso essere alleate, amiche, complici. Ecco una dolcissima dedica alle mamme di figlie femmine . 

Essere mamma è sempre meraviglioso. Io ho la fortuna di esserlo sia di una femminuccia che di un maschietto. Ma stavolta questo scritto è rivolto alle mamme delle “bambine”, piccole creature del nostro stesso sesso che come noi potranno diventar madri e che con noi si confronteranno una volta diventate donne.

 

Ed anche inconsapevolmente noi rivediamo le piccole che eravamo in loro, e facciamo di tutto per far evitare le nostre delusioni o far rivivere le esperienze positive che abbiamo avuto. Uno specchio in cui mamma e figlia si guardano, colpite entrambe da un riflesso di cui saranno sempre profondamente influenzate. Dunque alla nostra bambina noi diremo:

 

“Sii fiera di te,

 

perché in qualsiasi modo sarai,

 

sarai perfetta,

 

e i tuoi difetti non dovrai nasconderli,

 

bensì modellarli,

 

eliminarne gli spigoli,

 

ed anche essi saranno perle da conservare.

 

Non cercare mai di essere diversa da quel che sei,

 

tutela la tua natura qualsiasi essa sia,

 

perché è quella che il cielo ti ha donato,

 

ed è la stessa che io ho scorto per la prima volta

 

alle cinque e quaranta

 

del lontano 21 Maggio

 

nei tuoi occhi, socchiusi, ma già lucenti.

 

Se cadrai, non sentirti fallita,

 

ma rialzati, ricomincerai il cammino con più sicurezza. Se non raggiungerai un obiettivo, non sentirti un’inetta,

 

ma va avanti,

 

vorrà dire che ad aspettarti

 

ci sarà una meta ancor più avvincente.

 

Ciò che non otterrai

 

non era già tuo da prima;

 

ciò che sarà tuo

 

ti aspettava da sempre.

 

Non rimpiangere quello che ti mancherà.

 

Non dare mai per scontato invece quello

 

che stretto tra le tue mani sarà.

 

I tuoi profondi occhi verdi

 

rideranno, piangeranno,

 

osserveranno silenziosi

 

come già spesso fai,

 

diventeranno ancora più brillanti quando t’innamorerai.

 

Quando eri piccola piccola ed inciampavi,

 

io non ti soccorrevo subito,

 

ma aspettavo che cercassi di rialzarti da sola,

 

per insegnarti a saperlo fare da grande

 

senza l’attesa di un sostegno,

 

quando io forse non ci sarei stata,

 

ma forte ti avrei, lieta, saputa.

 

Quando correvi per la spiaggia

 

o giocavi nella terra in giardino,

 

ti lasciavo sporcare, rotolare,

 

urlare, divertire,

 

per regalarti la libertà,

 

per dirti di pretenderla se ti fosse mai stata negata,

 

per cancellare in te ogni blocco,

 

ogni costrizione,

 

per insegnarti a vivere spontaneamente ogni emozione,

 

e per insegnarti ancora a non aver paura,

 

a scoprirti esploratrice.

 

Sapevo che, così come nel gioco,

 

tu saresti stata nella vita una vincitrice.

 

Quando bisticciavi con le tue amichette,

 

aspettavo a correre a difenderti,

 

attendevo che lo facessi da sola,

 

facendomi forza,

 

sapevo che della vita quella era la vera scuola.

 

Ma mia piccola cara bambina,

 

dopo che eri inciampata e poi da sola rialzata,

 

io ero corsa a prenderti la mano;

 

quando avevi finito di giocare, urlare, saltare,

 

io ero venuta a prenderti felice e sporca,

 

e ti ero corsa a lavare;

 

e quando ti eri ormai difesa dalle amiche dispettose

 

ero arrivata io ad abbracciarti.

 

Questo perché dopo ogni tua piccola grande vittoria

 

ottenuta solo con le tue forze

 

e che ti aveva inferto sicurezza e autostima

 

comparivo io, dimostrandoti la mia presenza

 

certa, indiscutibile, amorevole.

 

Volevo unire in te la forza alla sicurezza,

 

volevo crearti l’abito della vita,

 

che tu avresti indossato sempre,

 

orgogliosa e fiera.

 

Orgogliosa e fiera di te stessa

 

ti auguro di essere figlia mia,

 

umile e dignitosa,

 

e quando ti sorprenderai ad essere così meravigliosa

 

ricorda,

 

non è stato merito mio,

 

ciò che io

 

ho fatto è stato solo far venire fuori il meglio

 

che era già custodito in te.

 

Era un tuo diritto

 

che ciò venisse fatto,

 

è il diritto di ogni bambino

 

che non ha chiesto di venire al mondo.

 

Noi genitori serviamo a questo:

 

trattare al meglio le vostre ali

 

per poi farvi spiccare

 

nel modo migliore possibile

 

uno splendido volo.”

 

di Lucia Carluccio

 

Sull’autrice

 

Lucia Carluccio è studiosa dell’universo infantile e mamma di due bambini. Insegna e vive in provincia di Milano.

 

Leggi anche gli altri articoli dell’autrice:

 

Poesia dedicata a mia figlia
Il potenziale del tuo bambino
Lo sciopero del vasino: quando il bambino trattiene la popò

 

Aggiornato il 16.11.2017

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