Caro Babbo,
mio Amico,
mio Complice,
mio supereroe.
Ti scrivo.
Ti scrivo con la consapevolezza che le parole che non pronuncio ancora sono in realtà inutili perché basta quel nostro sorriso complice, occhi negli occhi, al mattino quando mi svegli per salutarmi e alla tarda sera quando rientri ad esprimere tutto più del dicibile.
Eppur ti scrivo, sì ti scrivo affinché un giorno rileggendomi possa rendermi conto che il tempo non ha cambiato la nostra più profonda empatia nata con il pelle a pelle e continuata pelle in pelle.
No, non è non è una questione di somiglianza o affinità, caro Babbo.
È quel che solo un padre ed un figlio sono in grado di comprendere.
Se infatti il legame con la mamma è innato e, talvolta, un po’ scontato, sin dai primi mesi della nuova vita che ha generato, quello con il proprio padre non lo è.
Lo si deve conquistare, giorno dopo giorno. Lo si deve sudare, attimo dopo attimo. Ed è questo sforzo che lo rende così unico e speciale.
Sì perché, Caro Babbo,
Saranno i tuoi sorrisi a darmi sicurezza
Saranno i tuoi No a temprarmi
Saranno i tuoi rimproveri a rendermi più forte,
Sarai tu a tirare fuori l’uomo che è in me, il meglio di quel che sono e potrò dare e ti giuro,
Caro Babbo, che, se lo farai, te ne sarò grato per la mia vita intera.
di Flavia
(storia arrivata all'email)
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