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Leonardo e Cristian, i gemellini prematuri, nati a 29 settimane e durante la pandemia

di Monica De Chirico - 15.03.2021 - Scrivici

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Fonte: photo courtesy Elisa Buffolo
Elisa è la mamma di Leonardo e Cristian, due gemellini prematuri nati a 29 settimane. Sono tornati a casa dopo due mesi di cure al Burlo Garofalo di Trieste

In questo articolo

Intervista ad Elisa, la mamma di Leonardo e Cristian

Abbiamo intervistato Elisa, la mamma di Leonardo e Cristian, due gemellini pordenonesi nati prematuri il 28 ottobre scorso, a 29 settimane, e di circa 1000 grammi di peso ciascuno. Sono tornati a casa il 29 dicembre dopo due mesi di cure e l'impegno dell'intera squadra della Terapia Intensiva Neonatale dell'ospedale materno infantile Burlo Garofalo di Trieste. 

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Scoprire di aspettare due gemellini, deve essere stata una sorpresa per voi? Quali sono state le prime reazioni? 

Aspettare due gemellini è stata una bellissima sorpresa, anche se in famiglia abbiamo familiarità di parti gemellari, ma avendo avuto le prime due gravidanze singole non si pensava che la terza fosse doppia. E' stata una bellissima gravidanza, è andato sempre tutto bene. I parametri erano sempre molto buoni e appena ho saputo di questa cosa, l'ho comunicata subito al mio compagno che aspettava fuori dall'ambulatorio, perché essendo in periodo covid non poteva accedere all'interno degli ambulatori. Solo le mamme in gestazione potevano accedervi, quindi lui non ha mai vissuto il percorso che hanno fatto i nostri gemelli all'interno della pancia, perché non ha mai potuto assistere a nessuna visita che io ho fatto dai ginecologi. Per cui li ha visti solo alla nascita. Quindi devo dire che è stata una bellissima sorpresa e poi alla fine abbiamo condiviso con tutto il resto della famiglia, quindi con i figli, parenti. Tutti molto contenti e entusiasti.

Come è stato affrontare una gravidanza durante la pandemia? Quali sono state le difficoltà maggiori?

Affrontare la gravidanza durante la pandemia non è stato facile. Fortunatamente le prime due gravidanza sono andate molto bene. L'unica differenza è che, essendo in pandemia, il papà è stato escluso da tutto ciò che erano le visite, i controlli, le ecografie. Quindi non ha potuto sentire il battito dei suoi bambini, non ha potuto vederli muovere in pancia, neanche la fisionomia, se non attraverso le due foto che ti rilasciano alle varie visite.

Però appunto una visione completa di come fossero i suoi bambini l'ha avuta solo alla nascita. Per tutto il resto abbiamo vissuto una gravidanza normale a livello di casa, nel nostro nido, dove si sentivano muovere, quindi il papà era presente quando si muovevano i gemellini. Abbiamo vissuto questa situazione, fino alla nascita, all'interno delle nostre mura, come meglio si poteva.

I gemellini sono nati il 28 ottobre 2020 di 29 settimane. Come e quando avete scoperto che si trattava di un parto prematuro? 

I bambini sono nati il 28 ottobre alla ventinovesima settimana. Non si sapeva che sarebbe stato un parto prematuro in quanto le visite fatte precedentemente erano molto buone. Anzi si era previsto un parto a metà gennaio, ma non un parto prematuro. Però la mattina che sono andata a fare le analisi del sangue di routine e stavo aspettando il mio turno negli ambulatori dell'ospedale, ho avuto un'emorragia e lì sono intervenuti subito i medici e paramedici per portarmi su in reparto per fare un taglio cesareo d'urgenza e poi iniziare il percorso dei bambini con un trasporto a Trieste.

Secondo te di cosa ha veramente bisogno un genitore di un bambino prematuro? C'è qualcosa che ti è mancato e che vi avrebbe aiutato di più come genitori?  

Un bambino prematuro ha bisogno di sentirsi sicuro, di sentirsi a casa nell'ambiente dove viene ricoverato. Tutto il personale medico, dai chirurghi agli psicologi, deve riuscire a creare, come abbiamo avuto la fortuna noi, di trovare in ospedale Burlo di Trieste, un ambiente serenissimo. A noi genitori sembrava di essere a casa nostra, con  il profumo del caffè la mattina. Quindi comunque si respirava anche un'area di casa e non un'area solo di ospedale, ma anche con i medici stessi, con infermieri si è creato un bellissimo rapporto di scambio di relazioni, di emozioni.

C'era sempre una parola di conforto o comunque una chiacchiera, anche su ciò che riguardava proprio l'esterno del mondo. Quindi non si parlava esclusivamente dei nostri figli, ma anche di tutto il mondo, e della vita quotidiana che c'è all'esterno del Burlo o di qualsiasi altro ospedale.

C'è un aneddoto emozionante legato al parto o al post parto, che ti è rimasto più impresso? 

Il ricordo più bello di questa esperienza vissuta in terapia intensiva, è il momento in cui i medici hanno deciso di farmi una bellissima sorpresa, dandomi in braccio Leonardo e Cristian in contemporanea. E' stato il momento in cui due fratellini si sono riuniti per la prima volta dopo la nascita, e si sono cercati e presi per manina subito. E' stata una delle scene più emozionanti a cui ogni mamma può assistere. Ma ci sono stati tantissimi altri aneddoti: quando per la prima volta li abbiamo vestiti; quindi non erano semplicemente con il pannolino, ma avevano proprio le sembianze di bambini, la prima volta che gli abbiamo dato la poppata con il biberon, il primo bagnetto, il loro primo pianto fuori dall'incubatore. In effetti quando sono all'interno dell'incubatrice è diverso: le loro vocine rimanevano soffocate. Poi quando sono stati messi sui lettini, e nelle loro culle la voce era più riconoscibile. Abbiamo cominciato a capire le differenze tra le voci di Leonardo di Cristian. Gli aneddoti sono stati veramente tanti e belli, di questo percorso​

Come avete vissuto i due mesi della Tin al Burlo? Cosa e chi vi è stato di maggiore aiuto e supporto? 

I mesi all'interno del Burlo, sono stati mesi difficili, come ogni esperienza di un parto prematuro, ma anche belli e ricchi di emozioni. Emozioni bellissime, che a volte magari si contrastavano con qualche pensiero.

Pensieri che giustamente avevamo quando i medici ci davano qualche notizia riguardante i nostri figli. Quindi un po' le emozioni belle venivano frenate, l'emotività un po' andava a scendere. Ma poi già il giorno successivo ritornava tutto nella normalità. Quindi c'erano un po' di alti e bassi, ma l'esperienza è stata molto molto molto bella, almeno per quanto riguarda me mamma, e anche come papà.

L'ospedale ha un reparto che è splendido, c'è un bellissimo lavoro di squadra i medici con infermieri, con gli OSS, con i chirurghi con gli psicologi. Ho visto tante emozioni anche da parte loro nei nostri confronti, quindi veramente un'equipe bellissima. Un grande lavoro di squadra, dove ci hanno fatto sentire a casa, soprattutto io che ho dovuto vivere per tanti giorni lì a Trieste senza poter rientrare nella mia casa di Prata di Pordenone, dove abitiamo, perché il mio compagno aveva preso il covid. Per cui non potevo rientrare nella mia abitazione, ma ho dovuto fermarmi lì fissa a Trieste. Quindi nonostante io abbia dovuto vivere questi giorni fissi a Trieste, devo dire che ho trovato un' equipe medica che ha sempre avuto una coccola anche per me, sapendo la situazione che avevo qui a casa. Per cui devo dire che l'ospedale e tutto il reparto è stato splendido in questo.

Quali sono state le sensazioni la prima volta che hai visto Cristian e Leonardo e c'è stato il primo contatto con loro?

La prima volta che ho visto Cristian e Leonardo, come mamma mi sono emozionata tantissimo, perché il giorno che ho partorito ho visto di sfuggita i miei bambini. Grazie a delle infermiere e ostetriche dell'ospedale di Pordenone, che mi hanno accompagnato nel corridoio con il mio letto, il corridoio dove sarebbero passati i bambini per andare poi via con l'ambulanza.

Non ho fatto il tempo a vedere Leonardo, perché Leonardo era già partito quando mi sono venute a prendere per portarmi al corridoio. Per cui ho avuto modo di vedere Cristian in lontananza. Avevo visto questa piccola testina, questo piccolo corpicino intravisto nell'incubatore, perché comunque era già tutto avvolto all'interno di coperte e quant'altro.

Quindi quando dopo due giorni sono potuta andare a Trieste a vederli dal vivo. Devo dire che come mamma mi è crollato il mondo addosso, perché non mi aspettavo che fossero così piccolini. Dopo ho avuto la possibilità di aprire l'incubatore, avere un
contatto, e lì ho capito che un bambino prematuro ha bisogno di attenzioni diverse rispetto a un bambino nato a termine. Già il fatto di toccarli, in quelle prime fasi di vita, era doloroso per loro. Toccare la pelle era un urlo di pianto, di dolore quasi.
Dovevo toccarli in un determinato modo, più delicato. Per questo i primi giorni le emozioni del primo contatto con i miei figli sono stati molto forti. Poi piano piano ho avuto modo di prenderli in braccio. E le emozioni sono sempre più aumentate.

Leonardo e Cristian sono tornati a casa con mamma, papà. Come sono passate le prime settimane a casa? Essere genitori di due gemellini così piccoli e avere altri due figli, immagino non sia semplice. Come vi organizzate in famiglia?

Le prime settimane a casa sono andate molto bene. Ovviamente l'impegno non è da poco, perché avendo anche due figli più grandi, Mattia di sei anni e mezzo e Angelica di 3 anni e mezzo, hanno anche loro i loro bisogni, le loro esigenze scolastiche, per cui la mia routine della mattina inizia molto molto presto e la sera finisce molto tardi.

Però devo dire che sono molto molto contenta e molto molto fiera che tutti quanti si stanno comportando molto bene. Devo dire che ho anche un grande aiuto da parte della mia famiglia e dalla famiglia di Steven che ci dà una mano, quando ne ho bisogno per qualsiasi cosa. Quindi ho il supporto un po' di tutti quanti. 

Com'è stato il primo incontro dei gemellini con i loro fratellini 

I fratellini erano qui nella nostra casa dove abitiamo ad attenderli, molto molto molto entusiasti. Anche perché io son dovuta stare via per un lungo periodo e non potevo rientrare a casa neanche per qualche giorno, perché appunto come dicevo prima il papà era stato colpito dal covid. Non potevo rientrare in casa finché il papà non fosse di nuovo negativo, per cui i miei figli hanno provato un insieme di emozioni perché sono tornata a casa io e con me ho portato a casa i fratellini. Quindi loro erano talmente contenti, entusiasti di vedere questi fratellini. Anche perché per loro non è stato facile spiegargli che i fratellini erano piccoli piccoli piccoli poi invece adesso sono dei bambini molto grandi e quindi devo dire che sono molto molto contenti, molto molto entusiasti e si stanno vivendo questa situazione alla grande

Un messaggio che ti piacerebbe dare alle altre mamme e papà di bambini prematuri? 

Un messaggio che voglio lasciare alle altre famiglie è di non perdere mai la speranza. La speranza anche se può essere piccola piccola, ma i nostri piccoli guerrieri possono rendere questa piccola speranza una grande grande grande possibilità di vita e poi loro col passare dei giorni ce la fanno vedere in piccole cose, ma che queste piccole cose sommata una dietro l'altra li porta poi a tornare a casa, andare nella loro casa con la loro famiglia, essere coccolati.

Quindi non perdere mai anche la piccola speranza che questi piccoli guerrieri ce la possono fare.

Revisionato da Monica De Chirico

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