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Le passioni sportive dei papà. L'esperienza di #sharingdaddy

di Francesco Facchini - 03.11.2016 - Scrivici

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Fonte: Pixabay
La passione per il calcio, la condivisione, l’abbraccio, il “goool!” sono ingredienti importanti per costruire un rapporto saldo, forte, importante con un bambino (e magari pure con una bambina). Si tratta di dinamiche proprie, esclusive, con linguaggi specifici, particolari, diversi da quelli che il bimbo stesso avrà con la mamma. E per questo preziosi. 

Eh si, care le mie mamme. Adesso noi papini, specialmente se single, ci becchiamo tutto: dalle cacche ai vomitini, dai vestiti alle abluzioni, dai piantini alle notti insonni, fino ai giochi (anche quelli peggiori). Non siamo più quelli del semplice “arrivo a casa e mentre mamma prepara la cena, papà gioca coi pupi”. Io poi faccio proprio tutto-tutto (cucino pure, male, ma cucino), anche se part time. C’è una cosa, però, nella quale siamo uguali al “Più Grande Uomo Scimmia del Pleistocene” (a proposito, leggetevi il capolavoro di Roy Lewis) e un campo nel quale vale tutto: la squadra del cuore.

Già, parlo proprio del viscerale tifo calcistico, del ritorno all’infanzia che provoca la palla rotolante, specialmente se presa a calci da gente che la sa prendere a calci. Ebbene si , lì in quei momenti, in quei giorni, in quel periodo magico in cui il bimbo comincia a vagheggiare l’idea di tifare per una squadra, il papi single (e secondo me anche il papi non single) prepara strumenti di coercizione che nemmeno Steven Segal in “Trappola vattelapesca dove” utilizzava.

La mia situazione è drammatica: tifo per l’Udinese e farlo tifare per la stessa squadra è stata un’impresa titanica e non sono nemmanco sicuro che sia andata a buon fine. Tra gli strumenti di tortura posso annoverare: collezione di dvd dei gol di Di Natale fatti vedere in looping con il bambino legato con la cintura dell’accappatoio alla sediola della cameretta iKea, telecronaca di Udinese-Ajax, primo big match dell’Udinese in coppa Uefa con la voce di Bruno Pizzul, calzette, mutande, pigiama, peluche della squadra friulana in perfetto merchandising tarocco (scherzo) e uccisione sulla pubblica piazza della cameretta dell’orsetto della Juventus regalato dal collega di lavoro Andrea.

Poi c’è il problematico avvicinamento allo stadio che se vivi a Milano può essere fatto 2 volte l’anno.

Certo la scelta della prima volta è drammatica perché se tifi una squadra del piffero come la mia e la suddetta deve venire a San Siro (e sono finiti i tempi delle vacche grasse) il problema vero è portare il marmocchio evitando di fargli vedere un Milan-Udinese 7-1 o Inter-Udinese 5-0. Per fortuna, per questo c’è l’Inter, già. Fa schifo da un bel po’ e quindi la probabilità di andare a vedere i nerazzurri contro i friulani e non tornare a casa col pupo interista è un po’ più alta.

Ringrazio sentitamente la sconclusionata banda di De Boer. Comunque in questo campo vale tutto, vale anche il lavaggio del cervello a fini sportivo calcistici. Vale la tortura, il solletico, i pizzicotti mentre urlo “recitami la formazione dell’Udinese del 1974! Fallo, marrano”. Perché lì ci sono le viscere, la gioia, l’urlo, il ballo, il canto e il pianto tutti insieme.

La passione, la condivisione, l’abbraccio, il “goool!” e sono ingredienti importanti per costruire un rapporto saldo, forte, importante con un bambino (e magari pure con una bambina). Fa rima con dei rituali che sono uno degli ingredienti determinanti della costruzione della realtà di un rapporto tra il genitore single e il suo bambino. Dinamiche proprie, esclusive, con linguaggi specifici, particolari, diversi da quelli che il bimbo stesso avrà con la mamma. E per questo preziosi. Questo è molto serio. D’altronde lo è anche il tifo (se vero e civile).

di Francesco Facchini

Sull'autore

Francesco Facchini, papà part time di professione, campo di scrittura su qualsiasi mezzo (dai tovaglioli dei ristoranti al web) e di immagini (spesso della mia fantasia). "Sono convinto di tre cose: mi pagassero un euro a errore che commetto sarei milionario, le migliori risate che faccio sono quelle su di me e l'elefante si può mangiare, ma soltanto a pezzettini. Il mio sito personale è www.francescofacchini.it".

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