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La storia di Luca e Alba

di mammenellarete - 17.11.2020 - Scrivici

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Fonte: Shutterstock
La toccante storia di Luca Trapanese, un papà single che ha accolto Alba, sua figlia adottiva, nata con la sindrome di Down. 

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La storia di Luca e Alba

"Vivo nel costante timore di aver preso una decisione sbagliata, una qualsiasi delle cento che avere una figlia ti costringe a prendere quotidianamente. E lei non mi conosce, ma di decisioni nella mia vita ne ho prese, eccome. E sarà da pazzi, ma da quando c'è Alba, ho scoperto una cosa sull'amore per i figli: è la somma di tutta la gioia possibile e di tutta la preoccupazione sopportabile".

Questo testo è tratto dal libro "Nata per te", scritto da Luca Trapanese, un papà single, per raccontare la storia di Alba, sua figlia adottiva, nata con la sindrome di Down. Dedichiamo lo spazio di oggi proprio a loro.

Ciao Luca, Alba è stata rifiutata da più coppie prima di incontrare te. Dicevi che dietro a quei no c’è la paura della disabilità. Come sei riuscito ad andare oltre a queste paure?

Sono riuscito ad andare oltre a queste paure attraverso la consapevolezza. La mia vita è stata sempre vissuta con la presenza della disabilità, da quando ero piccolo, attraverso delle esperienze personali, attraverso amici disabili. A me la disabilità non ha mai fatto paura perché la vita mi ha educato alla disabilità e quindi io credo che le persone che hanno detto di no ad Alba erano delle persone spaventate, ignoranti, cioè ignoravano che cos'è la sindrome di Down e non erano preparate. Non solo, ma si sentivano forse anche spaventate ad affrontare la vita con una persona disabile. Per questo io credo che le persone vadano educate alla disabilità.

In una lettera rivolta alla madre biologica di Alba hai scritto: ogni volta che dovrò tirare fuori l’audacia per essere davvero il padre che lei si merita, sarò consapevole che nella gara del coraggio arriverò non so a che posto, ma certo dopo di te.

In questa frase la mia intenzione è stata quella di salvare la madre di Alba, non solo in quanto madre di Alba, ma anche in quanto donna e madre. Io credo che la scelta di una donna di non portare avanti la sua maternità, ma di scegliere di andare in ospedale, partorire e di lasciare in ospedale il bambino sia una scelta di consapevolezza e di coraggio. Non tutti siamo nati per la maternità, non tutti siamo nati per la paternità, non tutti abbiamo la possibilità di essere genitori.

La madre di Alba in questo senso è stata coraggiosa ed ha avuto un grande senso di maternità e di amore nei confronti di Alba, dandole una possibilità. Cento, mille volte miglio la madre di Alba che quelle donne e quegli uomini che forse costrette o per ignoranza o per paura, compiono gesti terribili nei confronti dei neonati. Invece io sono convinto che la madre di Alba l'ha amata fino infondo, consapevole che non poteva essere sua madre, l'ha partorita e l'ha lasciata in ospedale e ha dato a me la possibilità di diventare suo padre. Quindi la ringrazio anche per questo e le sarò sempre riconoscente. Per questo io credo che lei sia al primo posto dal punto di vista del coraggio, perché la sua scelta è stata più coraggiosa della mia. Non credo che qualunque donna che vada in ospedale, partorisca e poi lasci lì il bambino lo faccia con leggerezza. Sicuramente c'è un momento di sofferenza, c'è un momento di solitudine e il distacco è stato doloroso. Per questo per me la madre di Alba è stata coraggiosa e va considerata come un eroe.

C’è un oggetto che ti ricorda un momento emozionante con Alba o che è simbolo della bellezza di essere il suo papà?

L'oggetto che mi ricorda il momento più emozionante è il biberon che ho portato a casa dall'ospedale, quel biberon piccolo per le poppate. Io sono tornato dall'ospedale con una busta con 6 biberon pieni di latte che mi garantivano il primo ciclo della poppata: dalla mattina in cui l'ho presa alla mattina del giorno dopo. Considera che io sono uomo e non avevo partorito Alba, pertanto non ero preparato ad accoglierla. E quindi questo mi è servito per capire quale latte comprare e dove comprarlo. E mi sono conservato il primo biberon, che ho in una foto mentre la allatto per la prima volta, per me ha significato essere diventato padre quel momento e avere intrapreso questo nuovo cammino di paternità ed è il ricordo più bello.

Come vorresti che fosse il tuo rapporto con Alba in futuro? Che papà vorresti essere per lei?

Io vorrei che il mio rapporto con Alba sia incentrato sulla verità, sulla libertà. Nel senso che io mi auguro di essere per Alba un punto di riferimento e di saper ascoltare le sue esigenze e le sue aspettative e desideri. Io penso che noi genitori dobbiamo puntare a che i nostri figli siano felici, non che siano i primi. Quindi io cercherò di essere per Alba un complice nella scelta delle sue potenzialità, le sarò vicino in tutte le sue scelte. Spero che sarò per lei un punto di riferimento, un amico, una persona con la quale ridere, giocare, confidarsi.

Cosa ti ha meravigliato di più dell’impatto che ha avuto la tua storia a livello mediatico?

Della nostra storia mi ha meravigliato molto l'interesse mediatico non solo a livello nazionale ma a livello mondiale. Io e Alba siamo presenti in tutti gli stati, dal Canada, all'Australia, alla Cina, al Giappone, all'India, Russia, Europa, ne hanno parlato molto. Questa è una cosa che mi ha sorpreso tantissimo. Io credo che dipenda dal fatto non solo che io sia single e omosessuale, ma che Alba abbia la sindrome di Down e sia stata lasciata in ospedale e che nessuno la voleva. Io credo che questo sia un problema a livello mondiale, cioè la disabilità ancora oggi in tutti i paesi è vista come un problema e fa scalpore quando un bambino con sindrome di Down viene rifiutato e poi c'è qualcuno che lo accoglie. Io credo che questa sia la cosa che più mi ha sorpreso. All'inizio io pensavo che sarei uscito un giorno sui giornali e poi si sarebbe dimenticato, invece ancora io ricevo sui social articoli che provengono da ogni parte del mondo. In America Latina siamo pieni di articoli che ancora escono e che parlano di noi.

Come hai vissuto la quarantena con Alba e come cerchi di proteggerla in questa fase così delicata della pandemia?

La quarantena è stata molto bella per me, perché io ho abbandonato completamente il lavoro e mi sono dedicato a vivere con Alba.

Ho assaporato la bellezza di svegliarmi e non correre per andare a lavorare, di vivere la casa con Alba che mi gironzolava intorno e soprattutto godermi la bellezza di assaporare quei momenti senza fretta. Per me è stato un bel momento quello della quarantena, che mi ha portato a fare alcune scelte di cambiamento di vita lavorativa. In questa fase io sto cercando di proteggerla non mandandola a scuola, vedendo pochissime persone, non invitando nessuno a casa. E' una fase molto triste perché Alba ha 3 anni, era il momento perfetto per iniziare la scuola, intraprendere le relazione, per fare un'attività sportiva. Lei non è malata perché la sindrome di Down non è una malattia, ma è fragile, quindi il pediatra consiglia di preservarla. E allora in questo momento ho preferito preservare la saluto di Alba mettendola un po' in disparte dal resto delle cose. Poi mi auguro che avremo il tempo di recuperare.

Chi ti aiuta nella gestione quotidiana di Alba?

Nella gestione della vita quotidiana di Alba mi aiuta Luisa che è la tata, una persona allegra e dinamica e ad Alba lei è molto simpatica. Mi aiuta nella gestione della vita di Alba quando io vado al lavoro. La mia giornata tipo è una giornata molto normale. Prima del covid uscivo per andare a lavorare e mi dedicavo a tutti progetti che abbiamo nel sociale e tornavo a casa nel primo pomeriggio. Da quando è arrivata Alba ho cercato di lavorare anche molto da casa, e poi il pomeriggio mi dedico ad Alba, una passeggiata, vedere gli amichetti, fare passeggiate, andare dagli zii. E' una vita normalissima.

Che messaggio ti piacerebbe dare a chi ascolta la tua storia?

Io mi auguro che chi ascolti la mia storia sui social, interviste, radio e televisione capisca che la disabilità non è un'invalidità della vita. Avere un figlio disabile non significa essere infelici. Io sono felicissimo, non cambierei Alba per nulla al mondo e se avessi la bacchetta magica non la guarirei dalla sua sindrome, altrimenti sarebbe un'altra Alba.

Noi dobbiamo accettare le cose così come sono, cercando di trovare la nostra serenità e il nostro equilibrio.
Un altro messaggio che vorrei dare è che non esiste la normalità, cioè nessuno si può arrogare il diritto di stabilire chi e che cosa è normale. Siamo tutti diversi, forse siamo tutti disabili e questi nostri difetti sono proprio quello che ci caratterizza e che ci rende unici. Quindi per me Alba è unica ed è irripetibile.

Ascolta di il podcast della storia di Luca ed Alba:

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