La mia storia per dare voce alle donne che hanno perso i figli
La mia intenzione era quella di scrivere il romanzo della mia vita.
Ma ho deciso di focalizzarmi sulla parte della mia vita che più di tutte è racchiusa in questo romanzo … una vita che si fonda su due dimensioni … quella divina e quella umana.
Cercando di affrontare senza fumosità uno degli argomenti più difficili e dolorosi.
Una storia raccontata in prima persona, fatta di dolore ma anche di rinascita e resilienza. Una dichiarazione scritta per dare voce alle donne che hanno perso i propri figli.
Il nostro grande amore
Iniziamo dal 11 settembre 1999: io e Luca, seppur giovanissimi (21 anni io, 25 anni lui) coroniamo il nostro grande amore. Che ha avuto inizio ben 6 anni prima. (un colpo di fulmine, due mesi prima del mio 15mo compleanno).
Marzo 2001: test di gravidanza positivo …. Potete immaginare la nostra felicità.
Ma è durata poco … al mio 5° mese di gravidanza il dolore entrò prepotentemente a scombussolare la nostra esistenza.
Con la morfologica viene diagnosticato che il nostro piccolo è affetto da aneurisma alla vena di Galeno.
Caso rarissimo. In Italia solo un professore ha eseguito un intervento così complesso e pericoloso su un neonato. E' così che sono finita a partorire a Milano.
Ho pregato, pregato molto. Soprattutto chiedendo a Dio di non farmi impazzire, di farmi trovare un briciolo di serenità ogni giorno.
E' stato un percorso tutto in salita e per di più ripidissima, ma io e mio marito volevamo farcela e volevamo fare nascere il nostro piccolo grande amore, Davide.
Davide …lo aspettavamo da un annetto, ed è arrivato da solo senza far "rumore".
Il "rumore" lo hanno fatto alla nascita.
Davide viene al mondo... e lotta per vivere
Era il 11 dicembre 2001, quando Davide è venuto al mondo. Un mondo che da subito lo ha messo di fronte alla prova più dura … Un intervento di oltre 10 ore su una piccola creatura di 2 kg e mezzo.
Che con forza ha lottato per vivere. Al punto di subire danni cerebrali non quantificabili. Ma nonostante questo ha continuato la Sua lotta per ben 8 giorni. In quella sala intensiva dove lui era "il gigante".
E io, la Sua mamma, ho trascorso 8 giorni tremante nel corridoio, silenziosa, in attesa … i miei occhi esprimevano la paura e il dolore che avevo dentro. Sapevo la verità già prima che i medici me la comunicassero mettendo fine al sogno più grande che avessi mai fatto.
I pensieri volavano rapidi, si confondevano, mentre nel cuore si apriva una voragine che inghiottiva tutto quello che c'era di bello e di brutto.
Restavo in silenzio, non facevo domande, tenevo gli occhi ben aperti e stavo attenta, magari il mio Davide iniziava a reagire. E invece niente. Il 20 dicembre 2001 il nostro Davide è volato in cielo.
Il tempo di firmare una carta per il consenso a qualcosa che non sapevo e che non avrei voluto e mi sono trovata fuori, fuori dal reparto maternità, fuori dal mondo, in mezzo alla gente, con una voglia pazza di gridare: sono mamma anche io!!!
Ma certo. Lo sono stata, lo sono ancora. Lo sarò per sempre!
ERA IL MIO BAMBINO, seppur per una brevissima vita, era il mio amore più grande.
Sono riuscita a partorire, a diventare Mamma, a tenere in braccio la mia gioia più grande e nello stesso tempo il mio dolore immenso.
Sono riuscita a guardarlo e a accarezzarlo. Ho quindi, in parte, esaudito il mio sogno. Non posso rimpiangere nulla, ho fatto tutto quello che potevo fare.
Trascorrono 6 mesi e scopro di essere di nuovo in cinta. Mi convinco che questo è un regalo di Davide. E da subito inizio ad amare quel piccolo fagiolino che cresceva nella mia pancia.
All'inizio del 3° mese la mia ginecologa e il cardiologo scoprono un problema cardiaco al cuoricino del mio piccolo Andrea (è così che si sarebbe chiamato)!
Purtroppo, visite ed esami specifici hanno solo confermato quello che loro aveva intuito...
Inizia una lunga serie di controlli settimanali, nei quali vengo costantemente sensibilizzata a interrompere la gravidanza entro il 5° mese.
Mai e poi mai risposi io …
Nasce Andrea, bello come il sole
Al nono mese programmano il parto cesareo e il mio piccolo Andrea viene alla luce. Era il 7 aprile 2003.
E' bello, molto bello.
Me lo lasciano giusto il tempo di pulirlo e poi lo portano via.
Devono operarlo immediatamente.
Durante la solitudine della notte mi piombano in camera mio marito e mio fratello. Quest'ultimo in lacrime si getta a terra e mi comunica che il nostro Andrea non ha superato l'intervento.
Ancora una volta il dolore entra con prepotenza nella mia vita!
Non ci potevo credere! Ho sperato fino all'ultimo in un miracolo!
Voglio essere vicina a tutte le mamme speciali come me
Questa è la mia storia.
L'ho voluta raccontare soprattutto per essere vicina, in questo mondo virtuale, A TUTTE LE MAMME SPECIALI COME ME.
Noi ci potremmo stringere tutte in un abbraccio unico, senza dire nulla, parlerebbero i nostri cuori all'unisono. Ricordiamo a noi stesse, quando ce ne dimentichiamo, che i nostri angioletti sono sempre dentro noi. Hanno occupato la parte migliore del nostro cuore.
Il segreto per affrontare il lutto di un'altra madre che ha perso un figlio si trova nel legame più semplice e significativo: la maternità. Perché, anche se non tutti vivono in prima persona la sofferenza causata dalla perdita di un figlio, ogni mamma condivide la gioia di averlo avuto.
La maternità è un filo che ci unisce tutte. Madri in grado di fare tutto, ricche o povere; con bambini sani o malati. Quelle che allattano o che danno latte artificiale.
Tutte unite da un unico sentimento: un amore folle, che paralizza il cuore.
Ho pianto molto durante la stesura.
Ricordare significa riportare a galla emozioni. Ma sentivo di doverlo fare.
Forse soprattutto per condividere con il resto del mondo il mio dolore più grande.
Queste tragedie si vivono da sole, con il conforto della famiglia ma non della società. Non c'è tempo, né voglia di fermarsi a piangere su un bambino mai vissuto. La storia dei miei due figli mi scoppiava dentro.
Dalla mia esperienza sono nati tanti piccoli fiori. Ho imparato molto su me stessa, sul senso della perdita, ho dovuto fare i conti sull'impossibilità di avere altri figli, sulla frustrazione e la sofferenza.
Ma, in definitiva, ho fatto anche un incredibile percorso di resilienza. E oggi so che si può essere madri in tanti modi.
Ognuno di noi reagisce in modo diverso al dolore, ma prima o poi tocca a tutti elaborarlo.
La cicatrice resta sempre, anche a distanza di anni.
Ricordare va bene, anche denunciarne il dolore, ma poi bisogna guardare avanti. Non c'è altra soluzione.
Per anni ho aspettato che la vita cambiasse, invece ora so che era lei ad aspettare che cambiassi io!
Io e Luca quest'anno festeggeremo il nostro 22mo anniversario di matrimonio.
Insieme siamo usciti dai mari più burrascosi senza annegare.
E insieme ci sforziamo ogni giorno per vivere e apprezzare tutto ciò che di buono la vita ci ha dato e continua a donarci.
Indubbiamente le nostre famiglie hanno contribuito e continuano a contribuire affinché ad ogni nostra caduta ci sia subito una ripresa, asciugando le lacrime e donandoci sorrisi.
Abbiamo la fortuna di avere cinque splendidi nipoti. Che ci ricordano che il dono della vita non è cosa scontata. Ci è stata data la possibilità di vivere.
E anche se a volte ci stravolge i piani e non ci da la possibilità di scegliere, va vissuta ed apprezzata.
E anche se è vero che di mamma ce n'è una sola, anche una zia sincera e affettuosa può essere un faro che illumina la vita!
Spero che questa mia dichiarazione possa essere di aiuto a tutte le mamme speciali come me. Che i tanti Davide e Andrea continuino a vivere nel cuore di tutti!
Daniela