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La mia storia di resilienza, perdita e speranza

di mammenellarete - 06.03.2024 - Scrivici

donna
Fonte: Shutterstock
Questa è la storia di Rossella, che dopo anni di dolore è alla ricerca della felicità. Ma nella sua vita ancora tristezza. Una donna forte, resiliente, piena di speranza.

In questo articolo

La mia storia di resilienza, perdita e speranza

La mia storia inizia con la fine di un incubo; finalmente stavo divorziando da colui che ha reso per 9 anni la mia vita un inferno. 9 anni di violenza fisica e psicologica. 9 anni di, vorrei scappare ma nessuno mi appoggia. 9 anni a proteggere i miei 2 bambini dalle sue parole crudeli. E alla fine anche un tradimento.

Cosi ho cambiato casa, città e vita, insieme ai miei 2 figli che lui con il tempo ha deciso di abbandonare visto che si era creato una nuova vita e ho incontrato il mio attuale compagno che da subito ha accettato i miei bimbi ed è andato contro la sua famiglia che non accettava la mia situazione.

La felicità

Passano gli anni e decidiamo di iniziare una convivenza. Ma la vita ci ha riservato una bella sorpresa: aspettavo un bambino!
Erano passati molti anni dall'ultima gravidanza, conclusa poi con una trombosi abbastanza seria, quindi fui presa all'inizio da paura e incredulità ma, nonostante tutto, ho sentito fin da subito un amore incondizionato verso di lui e contattai subito il ginecologo che mi mandò da un'ematologa.

Per fortuna dopo tante analisi l'ematologa disse che i rischi di recidiva erano quasi nulli ma che dovevo farmi delle punture per tutta la gravidanza.
Arriva il momento della prima visita: quanta emozione! Un cuoricino che batteva fortissimo! Ed è stato ancora più emozionante per il mio compagno sentire per la prima volta un cuoricino battere e vederlo li, in un schermo piccolo piccolo.

C'era un piccolo distacco di placenta ma ero abituata (era successo anche nell'ultima gravidanza ma poi si era risolto nel giro di 15/20 giorni) e infatti così fu.
Passò un altro mese e feci la translucenza: quanta ansia! Ma per fortuna tutto perfetto. Il bimbo stava benissimo e dall'eco si vedeva quanto era vivace: puntava i piedini e saltellava.


Passò un altro mese e arrivammo a 17 settimane… in quella settimana dovevo scoprire finalmente se era maschio o femmina e non vedevo l'ora di vedere quanto fosse cresciuto .

Nel frattempo avevo a casa uno strumento chiamato angel sound con cui dalla 10 settimana riuscivo ad ascoltare il battito del bimbo  un po' complicato da usare all'inizio perché bisogna imparare a sentire la differenza di battiti tra il cuore della mamma e quello del bambino che non vanno alla stessa velocità) ed era bellissimo una volta a settimana rilassarsi ed ascoltare insieme al mio compagno quel dolce suono.

La perdita

Così arrivò un sabato di fine novembre e dopo una lunga settimana arrivò il momento di risentire il mio piccolino.
Mi stesi e posizionai lo strumento ma qualcosa mi turbó: la settimana precedente appena posizionavo lo strumento lo sentivo subito chiaro e forte.
Spostai lo strumento da una parte all'altra sotto e sopra e nel frattempo si fecero le 3 di notte… non chiusi occhio sapendo in cuor mio che qualcosa non andava e avvisai al mio compagno.
La mattina mi svegliai dopo 2 orette di sonno, mangiai qualcosa di dolce e riprovai: nulla …

Andai in ospedale e li mi presero in giro: neanche noi ostetriche riusciamo a sentire il battito a quelle settimane! - Ti sarai sicuramente sbagliata e quello che hai sentito fino a adesso non era lui!-  Mi stesi su quel lettino e posizionarono l'ecografo … appena l'ho visto ho capito subito…non c'era più lo sfarfallio e lui era lì immobile. - Signora mi dispiace non c'è più battito - In quel momento il mondo mi crollò addosso.

Mi freddai, non riuscivo a pensare che fosse vero, che tutto fosse finito da un momento all'altro senza un perché!
Mi rivestii e uscì fuori dove mi aspettava il mio compagno; non sapevo come dirglielo e feci solo un no con la testa.


Neanche lui poteva crederci e a differenza mia lui pianse tantissimo. Tornai a casa per preparare la valigia per il ricovero … non riuscivo a parlare, non riuscivo a esternare quello che avevo dentro: mi sentivo vuota , priva di ogni emozione.

Mi ricoverarono: dovevo fare una seconda eco nel reparto maternità per poi essere ricoverata in ginecologia: mi dissero di sedermi in sala d'aspetto ma proprio di fronte stava la sala tracciati… sentivo tanti cuoricini battere e successivamente cullette.. passeggini .. volevo solo scappare.

Mi fecero aspettare un'ora in quel luogo che mi lacerava nel profondo, quel luogo in cui riaffioravano solo bei ricordi (la nascita dei miei bimbi) ma che in quel momento non potevano che aumentare il dolore.
Finalmente scesi e trovai nella stanza una ragazza che aveva anche lei 2 bambini e aveva perso anche lei un bambino nella mia stessa settimana.. nel dolore fu un gran sollievo avere qualcuno che capiva esattamente cosa stavi provando in quel momento.

Il giorno dopo si iniziò a indurre il parto con 3 pillole ; partirono le contrazioni ma nulla .. non voleva nascere e nel frattempo mi si alzò la febbre.
Dopo una notte insonne per le 9 mi visitarono , in quanto si erano fermate le contrazioni e il medico, per poter velocizzare il tutto lo prese di forza con tutta la mano inserita e lo incanalò: credo di non aver mai provato un dolore fisico cosi forte in vita mia .
Mi portarono in sala parto , mi fecero aspettare nell'atrio in quanto stava per nascere un bambino; sentii le grida della mamma e poi il pianto e da lì iniziò a scendermi qualche lacrima; stavo realizzando che io quel pianto non lo avrei sentito. Successivamente lo misero nella culletta termica e lo parcheggiarono per un attimo davanti a me.

Per pochi minuti in quella stanza c'ero solo io e quel bellissimo bimbo tranquillo con gli occhi spalancati che mi guardava e nel frattempo sentivo un dolore fortissimo che cresceva dentro me.
Mi fecero entrare in sala parto e dopo poche spinte (anche difficili non avendo contrazioni) il mio piccolino uscì con 3 giri di cordone al collo. In quel momento tutto il mio dolore finalmente riuscì a uscire e piansi, piansi come se non ci fosse un domani e niente riusciva a calmarmi.

Lo misero in una vaschetta e lo posarono su di me e in quel momento il tempo si fermò…eravamo solo io e lui; un bel maschietto completamente formato nei minimi dettagli: orecchie, unghie, gengive, piedini … un bimbo in miniatura.
Continuando a piangere lo accarezzai e gli presi la mano; immaginavo quante volte quelle manine mi avrebbero cercato e come, mano nella mano lo avrei portato a scoprire il mondo e tutto quello che di bello avrebbe potuto offrirgli.
Ho provato dolore si, ma anche un immenso amore…un amore di quelli che in un certo senso ti danno una piccola scintilla dentro a un vortice di oscurità.
Lo presero e nel frattempo mi portarono a fare il raschiamento (e dopo 2 giorni un altro in quanto non si era ripulito tutto e si era alzata la febbre oltre i 39) e io lo seguii con lo sguardo finché non mi addormentarono.

La speranza

Mi risvegliai in un angolo di una stanza da sola, di nuovo con il vuoto dentro e una strana tranquillità, dopo aver pianto con tutta la forza che avevo sperando che fosse stato solo un brutto sogno, ma purtroppo era realtà.
Dopo 3 giorni tornai a casa e fu un altro momento terribile; per giorni non riuscivo a parlare e passavo le notti a piangere…avevo nell'armadio i suoi vestitini, le sue ecografie…
Quel piccolino, il mio piccolo Manuel in quei pochi mesi ha vissuto dentro me e ringrazio Dio di avermi dato in privilegio di essere la sua mamma anche se per poco.

Ho dovuto aspettare mesi in quanto ha dovuto fare un esame istologico (dicono che il cordone al collo in genere è una con-causa e mai la causa effettiva, ma non sempre) e organizzare il funerale; sarà difficile riaprire questa ferita (anche se qualche volta fa ancora male) ma sapere che posso andare a trovarlo quando voglio al cimitero e seppellirlo vicino ai miei nonni mi da una certa serenità, nella speranza che ritorni presto e finalmente potrò riavere il mio piccolo arcobaleno.

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