Quando ero bambina, il mio sogno più grande era quello di sposarmi e di fare dei figli. Me lo meritavo, dopo un infanzia difficile sotto tanti punti di vista, soprattutto per i brutti rapporti con mia madre.
Incontrai il mio "lui" a 20 anni. Era il migliore amico del mio ex. Contro tutto e contro tutti ci mettemmo insieme, affrontando le malelingue e la distanza, visto che lui lavorava a centinaia di chilometri da me e veniva a casa solo per il weekend.
Affrontammo le sue missioni all'estero in Kosovo e in Afghanistan. Dopo 5 anni tornò a casa e decidemmo di andare a vivere insieme e poi di avere un bimbo, che giunse subito. Da quel momento la mia gravidanza divenne una tortura. Iniziò con delle perdite e continuò ad andare avanti sempre peggio.
Feci addirittura un incidente frontale con un ricovero e una minaccia d'aborto. Al terzo mese iniziò ad alterarsi la pressione e iniziai a prendere una compressa per tenerla a bada fino ad arrivare a 3 al giorno.
Ero spaventatissima e leggere su internet i rischi che correvo non mi aiutava. Inoltre mi sembrava di non essere seguita bene e con attenzione, perché fui io a ricordare alla ginecologa che tra gli esami prescritti per il secondo trimestre non c'era la curva glicemica.
Così scoprii di avere il diabete! Iniziai a sentirmi malissimo ed ero convinta di perdere la bimba e di dover fare un cesareo, viste le due gravi patologie. Intanto andavo avanti con i mesi e per fortuna la cucciola stava bene, mentre io invece ero quasi ossessionata dalla negatività e i controlli ravvicinati mi davano molto stress.
Ogni due settimane facevo analisi, ecografie e andavo dal diabetologo. Dato lo stress e il periodo estivo, concordammo che mi avrebbe fatto bene partire per le vacanze.
Ero al sesto mese.
Arrivai in Calabria, regione che dista circa quattro ore dal luogo in cui vivo. Pochi giorni dopo iniziai a sentirmi strana. Avevo le contrazioni! Fui ricoverata d'urgenza e i medici scoprirono che avevo il "parto aperto" e che la piccola spingeva per uscire!
Ero di 30 settimane e la bimba pesava solo 1,5 kg. A causa del diabete non potevo prendere il cortisone per farle maturare i polmoni in caso di nascita. Così si profilò davanti ai miei occhi lo scenario più assurdo.
I medici non sapevano come agire, non erano attrezzati e mi dissero che dovevo spostarmi a centinaia di chilometri per partorire. Così chiamai la mia dottoressa privata e mi feci dare una doppia dose di farmaci contro le contrazioni e mi misi in viaggio verso casa.
Fu un viaggio pieno di ansia e paura. Mi ricoverarono e "fermarono il parto". Una volta a casa, avrei dovuto passare gli ultimi mesi a letto. Sembra assurdo, ma ad un controllo successivo, mi ricoverarono anche per un sospetto arresto di crescita.
Fatti i dovuti controlli, lo imputarono alla pressione alta, ma era solo un rallentamento, quindi potevo stare quasi serena. Quasi... insomma dopo tutta questa storia "travagliata", giunse finalmente il travaglio vero e proprio. Fu qualcosa di stupendo e liberatorio.
A ogni spinta avevo sempre più voglia di vedere la mia cucciola e di sapere che nonostante la nostra gravidanza piena di paure lei stava bene. Fu un parto stupendo e bello come lei. Adesso devo solo farmi coraggio per affrontare una nuova gravidanza.
di Veronica
(messaggio arrivato all'indirizzo email redazione@nostrofiglio.it)
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Aggiornato il 20.07.2018