Buongiorno a tutti, sono un papà separato e vorrei anche io raccontarvi la mia storia.
Nell'estate del 2014 anche io fui vittima di violenza. Ricordo in particolare quel giorno perché mi ha lasciato il segno.
La mia compagna mi disse che "dovevo frullare il sugo". Io non avevo capito. La parola "frullare il sugo" non l'avevo mai sentito prima. Da me si dice "passare il pomodoro", ma in pentola c'era una passata di pomodoro, quindi intuisco il messaggio e accendo il gas per riscaldarlo.
Mi sento dire che non capisco niente e che non sento quando mi parla.
Io mi rigiro di spalle dicendole che non intendevo sentire le sue provocazioni. Aveva una voce arrogante, diciamo mostruosa, e la bambina in braccio.
Aggiunge che le faccio schifo e che sono uno senza palle, sputandomi in faccia!
Io d'istinto le allungo in faccia una mano, lei mi aveva infilzato un'unghia sul braccio destro... un segno che è visibile ancora oggi. Quel giorno ho capito che non era possibile vivere con quella persona, voleva provocarmi per farmi alzare poi le mani. Era questo il mio presentimento.
Ci siamo separati semplicemente perché faceva violenza psicologica e a me non andava bene vivere in quel modo specie perché a rimetterci poi sono i bimbi.
Abbiamo convissuto un anno e mezzo dalla nascita della bambina.
Un papà
(il papà che ha scritto questa storia ha chiesto di rimanere anonimo)
Aggiornato il 14.12.2018