Storia di Greta e Simone, famiglia nomade
Certi genitori sono di ispirazione perché nel loro nomadeggiare, ti insegneranno che tutto è possibile, anche affrontare un viaggio con un neonato.
Dietro le loro foto, i loro racconti, i sorrisi, ma anche i pianti e le arrabbiature, puoi leggerci questo messaggio:
"Sì ok è difficile, ma è possibile. Vai, fai, viaggia, vivi, azzarda, non ti limitare, perché la vita è una, e va vissuta in ogni singolo momento"
E a volte ci saranno decisioni difficili da prendere, a volte è come saltare nel vuoto. E allora che si fa?
Si fa un passetto alla volta, con tanta paura, ma anche con tanto coraggio.
Le storie di questi genitori sono quell'imput che a volte serve per dirsi" ok se ce la fanno loro, ce la possiamo fare anche noi"
Perché in fondo essere dei buoni genitori non è per forza inseguire la perfezione o dei modelli imposti dalla società. Si possono crescere figli felici e responsabili, anche sbagliando, improvvisando e giocando.
Ed è proprio questo modo di affrontare la vita, coscienti dei propri limiti, ma anche delle proprie capacità, ciò che caratterizza Simone e Greta, conosciuti sui social come "famiglia nomade."
Intervista a Greta e Simone, Famiglia Nomade
Greta, domanda semplice per iniziare: perché "famiglia nomade", come è nato questo nome e quanto vi caratterizza?
In realtà è nato un po' più per gioco, perché a noi piaceva viaggiare e quindi ci siamo denominati "Famiglia Nomade", che poi è diventato un vero e proprio stile di vita, perché ci sembrava proprio di limitarci all'interno dell'appartamento in cui vivevamo e quindi abbiamo detto "Andiamo alla scoperta del mondo!". E questo nomadeggiare con il pranzo nomade ha proprio definito quelli che eravamo poi noi. Da qua è nato il nome Famiglia Nomade.
Nel tuo profilo su Instagram vi definite una famiglia perfettamente imperfetta. Cosa intendi Greta? Qual è il tratto distintivo della tua famiglia?
Guarda questa cosa qua del "perfettamente imperfetto" mi caratterizza particolarmente. Io credo che ognuno di noi sia perfetto nelle sue imperfezioni. E poi soprattutto mi sono definita io così sui social, proprio perché quando sono entrata in questo mondo, avevo appena avuto Leonardo e sono entrata in un mondo apparentemente perfetto. Dicevo:"Ma è possibile che solamente io riesco ad essere così imperfetta?" E da qui la denominazione che noi siamo magari perfetti, ma nelle nostre imperfezioni.
Simone, in cosa invece vi sentite di ispirazione per altre famiglie?
Il punto principale sicuramente è quello di poter dare alle famiglie un'ispirazione per poter affrontare viaggi ed esperienze anche coi figli. All'inizio di questa avventura, offline tante persone ci dicevano "ma voi siete pazzi, voi partite, voi fate, siete sempre fuori, siete sempre in giro, ma come fate? Io devo avere la pappetta pronta, la merendina pronta, il latte caldo", noi rispondevamo: "Parti, fai, vivi le esperienze! Anche perché poi i figli crescono e certe cose non le puoi più fare". E a quel punto abbiamo deciso di iniziare questa esperienza sui social, e ci siamo detti "perchè quello che facciamo, non lo raccontiamo, non lo facciamo vedere?". Quindi direi che sulla parte ispirazionale, forse questa è quella più importante, dare alle altre famiglie quegli input a dire "vai, viaggia, vivi perché la vita è una. Vai!"
Perdere l'equilibrio, smarrirsi come coppia, e avere difficoltà a ritrovarsi capita spesso in molte coppie, soprattutto quando si diventa genitori. Qual è stato il momento più difficile con Simone e cosa vi ha aiutato per ritrovarvi o per costruire un nuovo equilibrio?
In realtà, secondo me non c'è un solo momento, ma più di uno, perché noi stiamo insieme da quasi tredici anni, quindi è difficile che una coppia sia stabile per tredici anni di fila.
Però credo che i tre momenti più faticosi, siano statiper noi, proprio dopo l'arrivo dei bambini. Quindi il momento subito post-parto, dove la coppia si allontana perché c'è un nuovo individuo all'interno della coppia e questo allontana il rapporto. Non si ha più il tempo di fare certe esperienze in coppia. Ci sono priorità differenti e secondo me, la cosa che può salvare il rapporto è proprio mantenere sempre dei piccoli spazi, ritagliarsi dei momenti per poter stare insieme, approfittando ad esempio del bambino che dorme, per un abbraccio sul divano, perché inizialmente il tempo è limitato, quindi bisogna accontentarsi di quello. Quindi, ritagliarsi proprio dei piccoli momenti solo per la coppia... e non è facile, non è sempre facile.

Simone, cosa non cambieresti mai del rapporto che hai creato con i tuoi figli? E cosa invece vorresti migliorare?
Beh, direi che per quanto riguarda la parte da migliorare, c'è sempre da migliorare. I figli sono una cosa particolare perché li conosci e li vedi piccolini, e mano a mano loro crescono e tu devi essere capace di cambiare il modo che hai di rapportarti con loro, in modo molto veloce. Capita che magari stanno per un periodo molto lungo in uno stadio molto infantile e dal giorno alla notte i discorsi diventano più profondi, diventano più emozionali, più da adulti, come abbiamo visto, noi con nostro figlio. Siamo passati da parlare di costruzioni Lego a rapporti interpersonali con amici, ragazze, etc.. Io quello che dico sempre è che quando tuo figlio ha sette anni, tu diventi in quel momento il miglior padre per tuo figlio per i sei anni e devi imparare a essere il miglior padre per i sette anni e ci arrivi quando lui ne fa otto.
Sei sempre un passo indietro.
Quello che amo del rapporto che invece ho con i miei figli è il fatto di aver scelto di non essere un loro amico, ma di essere un loro mentore e quindi di avere sempre un livello di rispetto, ma anche quello di essere una persona con cui si possono confidare, una persona che può dare loro magari delle giuste indicazioni su come affrontare la vita.
Simone, qual è l'insegnamento o il valore per te più importante che cerchi di trasmettere loro?
Sicuramente il più importante in assoluto è che loro siano padroni della loro vita e che quindi l'unica cosa che devono rispettare sono le loro scelte, le loro emozioni e quello che loro vogliono fare, perché una direzione c'è sempre, anche se la società magari non lo stereotipizza. Quindi se la la società arriva a dirti no, guarda, questo non è lo standard di vita che bisogna applicare quando hai quindici anni, quando ne hai venti, quando dai venticinque, etc.. (noi siamo maestri in questo) no, non stare a vedere la società, non stare a vedere gli altri. Vivi e fai quello che ti piace fare sempre rispettando ovviamente gli altri, quello sì, direi che è forse il più grande insegnamento.
Greta, qual è la persona (famiglia, amici o personaggi famosi) a cui ti senti più vicina, a cui ti sei maggiormente ispirata come donna e come mamma?
Guarda, questa è una domanda difficilissima e ci ho pensato tanto perché in realtà io non mi sono riuscita ad ispirare a nessuno. Però mi ricollego un pochino, forse a quello che ho detto prima. Sto cercando ad oggi di essere quella persona che io avrei voluto vicina, quando sono stata abbandonata alla maternità.
Quindi cerco veramente di essere la persona che volevo essere una volta diventata mamma. Quindi prendo un po' spunto da da diverse persone, ma non c'è nessuno da cui riesco a prendere ispirazione.
Quando pensi ai tuoi figli, qual è la frase che ti ha emozionato di più?
Ce n'è una che Simone molto spesso mi dice di Maria Teresa di Calcutta, è una di quelle frasi che per noi fa un po' da cornice a tutto quello che noi pensiamo sul crescere
"I figli sono come aquiloni, gli insegnerai a volare ma non voleranno il tuo volo, gli insegnerei a sognare ma non sogneranno il tuo sogno, gli insegnerai a vivere ma non vivranno la tua vita. Ma in ogni volo, in ogni sogno, in ogni vita rimarrà per loro sempre l'impronta dell'insegnamento ricevuto"
E questo per noi è un po' il senso perché non abbiamo dei fili, non li possiamo comandare, non possiamo decidere per loro le scelte che faranno. Però sappiamo che ogni parola che diciamo, ogni cosa che vedranno fare da noi, li condizionerà nella loro vita.
E quella più divertente?
Ce ne sarebbero tantissime. Però è proprio vero, e mi fa sorridere tantissimo, quando ti dicono che i figli ti tolgono tutto per darti tutto. Effettivamente ti levano energie, vita, tempo, soldi, tutto. Però poi ti danno tutto, basta un loro sorriso e ti hanno ridato, ripagato di tutto quanto. E questa cosa mi fa tanto sorridere. Uno dice " Ma come ti tolgono tutto e tu sei felice?" " Sì, perché ti ridanno veramente indietro tantissimo"
Greta, hai avuto il primo figlio a 20 anni, è corretto? In cosa ti senti cambiata come mamma e come donna da allora?
Guarda, io credo proprio di essere cambiata, come tutti quanti.
Si cresce e credo di avere, rispetto ad allora, più consapevolezza della mamma che sono e quindi la capacità di ascoltare meno le critiche degli altri. Perché comunque quando sei così giovane sei vulnerabile alla società che ti sta intorno, figuriamoci quando da ragazzina vieni catapultata nel mondo delle donne e delle mamme. E quindi credo che da allora sono un pochino più cosciente del potere che ho: tra cui il non accettare le critiche e andare avanti per la mia strada.
Per te Simone, invece? In cosa ti senti cambiato?
Sicuramente nella parte delle responsabilità. Nel senso che io sono sempre stato un po' un'anima libera; non ho mai pensato che quello che faccio oggi avrà ripercussioni sul mio domani. Oggi invece mi sento di avere molto più responsabilità. E spesso, parlando con Greta, siamo d'accordo in questo: dover fare delle scelte o comunque percorrere un sentiero insieme, per poter avere in futuro un qualcosa e potersi guardare indietro e dire ok, abbiamo costruito tutto questo insieme, mano per mano, passo passo.
Da mamma qual è la tua paura più grande?
Per me è non avere il controllo. Quindi quando loro stanno male e non poter fare niente, avere dei limiti su quello che è il loro futuro. Perché per quanto tu possa instradarli o comunque cercare di dargli una mano, ci sono cose che non puoi prevedere come nella vita in generale. Questa credo una paura di tutti i genitori: non avere il pieno controllo, non poterli aiutare al cento per cento a 360 gradi.
Essere mamma vuol dire anche avere la consapevolezza di poter soffrire per i figli, la certezza di non poter controllare tutto, di non poterli proteggere sempre, per quanto ogni mamma cerchi di fare il suo meglio, l'errore è sempre dietro l'angolo. Qual è quindi il segreto per non lasciarsi sopraffare da queste paure e questo senso di fragilità che è insito in ogni mamma?
Questa è una cosa che invece è il mio stile di vita, che Simone mi critica tanto, perché lui è una persona invece molto organizzata che ha bisogno di sapere passo per passo cosa farà almeno cinque passi dopo. Io invece per sopperire a questa paura folle, faccio un passetto alla volta, quindi tasto, metto il piedino, vivo quel momento, affronto quel passo e poi ci penso. Il prossimo passo lo faccio dopo ed è l'unica cosa che che mi salva dal non cadere in attacchi di panico e paure, che a volte poi ci sopraffanno lo stesso, perché può capitare. Quindi un passo alla volta. Prima affronto una cosa e poi affronto quella dopo, senza sapere che cosa c'è dopo, è un po' un salto nel vuoto. I genitori devono fare così, è un po' un essere coraggiosi; chiudere gli occhi e dire "per i figli lo posso fare".

Il ricordo più bello che hai da quando sei diventata mamma?
Per me sicuramente quando sono nati. Quindi quando li ho visti per la prima volta, perché la gravidanza è lunga e quando li vedi invece wow, è un'emozione gigante.
E quello più doloroso?
Quello più più doloroso per me è tutti i giorni, perché so che sto vivendo una cosa che nei prossimi giorni non vivrò più. Ogni momento, ogni passo avanti che fa Carola non lo rivivrò più e quindi è un po' questo.
Vederli crescere, sapere che tutto quello che stiamo vivendo è lì. Spesso diciamo: "Vabbè, lo sto vivendo, me lo ricorderò!". In realtà poi guardo indietro e di Leonardo e Camilla magari abbiamo dei piccolissimi frammenti di memoria.
Simone qual è il soprannome che dai ai tuoi figli?
Io sono famoso per i soprannomi perché ho proprio un problema mio. Nel senso che io non riesco a chiamare le cose con i loro nomi. Io ho la mia macchina che ha un nome, la vespa ha un nome, ma anche la televisione, l'aspirapolvere. Ognuno ha il suo nome e non sono pensati, escono spontaneamente. Greta l'ho sempre chiamata Gretuzza e non è un vero e proprio soprannome. In intimità ci chiamiamo topo e topa, però questa è una cosa poco mascolina, però lo facciamo. Mentre invece per quanto riguarda i nostri figli, Leonardo è un broccolo, non saprei perché ma è uscito broccolo, Camilla una nocciolina, perché era la mia prima figlia femmina. E Carola non so perché, ma è una cipolla per adesso. La cipolla, la cipollina... poi magari cambierà perché nocciolina è diventata tre anni fa Camilla, poi cambiano nel tempo. A parte Leo che è broccolo da quando è nato.
Una canzone che ti rappresenta o rappresenta la tua famiglia?
Di canzoni ce ne sono tante, ma in ambito social forse la nostra community ci riconosce un pochino di più in Shake it off di Taylor Swift. Ho sempre messo questa canzone, perché in realtà il significato è molto bello. La traduzione italiana è un po' quello che è il mio stile di vita, che tanto la gente parla e chi vorrà "giocare" con te, giocherà. E chi vorrà vivere con te vivrà. Quindi chi mi ama mi segue. E poi non si può piacere a tutti quanti. La canzone ripete sempre questo "Shake it", quindi muoviti, muoviti, che poi è un po' il mio status quo. Io non riesco a stare ferma, gesticolo in continuazione. Anche quando sono ferma, in realtà sono in movimento.
Essere una mamma influencer, o semplicemente una mamma che condivide la sua vita su Instagram, cosa significa per te. Qual è il tuo rapporto con chi ti segue su Instagram e con i social?
Influencer forse no, perché non lo siamo. Siamo più i vicini della porta accanto. Mettiamola così. E' proprio un dare ispirazione. Noi speriamo sempre che attraverso le nostre storie, le persone possano prendere ispirazione per poter fare attività con i propri figli, attività con la propria famiglia, con il proprio partner. Quindi è proprio un voler essere di ispirazione, un non limitarsi, come diceva prima Simone, un cercare sempre quella chicca in più, come possono essere per noi i nostri pancake della domenica mattina. Noi siamo quelli delle tradizioni. Abbiamo la tradizione del sabato, la tradizione della domenica. La domenica per noi ovunque siamo, anche in campeggio, è pancake e tantissime famiglie si sono ispirate a noi, oppure il sabato sera è la serata cinema, quindi poter stare tutti insieme davanti alla tv e guardare un film selezionato tutti insieme.
Una cosa che piace tantissimo è la colacena che noi abbiamo rubato da un telefilm Scrubs, che andava tanti anni fa e lo guardavamo da ragazzi, eravamo innamorati e noi abbiamo ripreso quell'idea appunto di fare colazione durante la cena, che non è una cosa pazzesca, però quando lo facciamo quella volta al mese poi ci taggano, ci mandano il messaggio, etc.
Direi questo. Tornando alla prima domanda qual è l'obiettivo e qual è il risultato, forse è proprio sapere che siamo arrivati a quello che volevamo. Quindi stiamo ispirando dei genitori ad azzardare a non avere quegli ideali che essere buoni genitori vuol dire mettere antipasto, primo, secondo contorno e frutta in tavola.
Chi se ne frega! Dai, vai avanti, la vita va.

Video Intervista a Famiglia Nomade